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Noi obiettori a quale italia apparteniamo?
Per il ritardo nella chiamata alservizio civile,protesta di alcuni obiettori di coscenza del gruppo Abele
di Redazione
Caro Direttore, siamo un gruppo di obiettori di coscienza in servizio presso il Gruppo Abele e abbiamo deciso di rendere pubblica una protesta rispetto al ritardo nella chiamata al servizio civile sostitutivo della leva militare. Diciotto mesi di attesa sono troppi e finiscono per compromettere le scelte che una persona deve compiere per potersi inserire nella società. Il termine massimo fissato in diciotto mesi è inaccettabile e a pagare le conseguenze sono gli obiettori di coscienza “in attesa” e le loro famiglie.
Non è possibile vivere nella totale incertezza! Mancano chiarezza e trasparenza. Non è possibile che per spiegare una legge siano in circolazione una infinità di interpretazioni tutte attendibili! Premettiamo che non c’intendiamo di giurisprudenza, ma è possibile che non esista un’interpretazione definitiva e chiara della legge che ci permetta di conoscere i tempi esatti per poter fare progetti per lo studio e il lavoro?
Sappiamo tutti che fino a oggi chi presentava domanda per svolgere il servizio civile poteva essere chiamato a svolgerlo entro 18 mesi dalla presentazione della domanda stessa. Diciotto mesi, dei quali 6 sarebbero stati sufficienti per l’accettazione e 12 per l’assegnazione al centro operativo. La presentazione della domanda di servizio civile introduce il potenziale obiettore di coscienza in un periodo di grande incertezza e precarietà, soprattutto se egli ha deciso di non proseguire gli studi e si è messo alla ricerca di un lavoro. Nella stragrande maggioranza dei casi un datore di lavoro assume persone che hanno già assolto il servizio di leva e non è disposto a sborsare denaro per un ragazzo sul cui capo pende la minaccia del “servizio alla Patria”!
Tale situazione di precarietà costringe gli obiettori “in attesa” a farsi mantenere dalle famiglie: questo è scandaloso e non risolve ma, al contrario, aggrava la situazione dell’occupazione e del precariato giovanile, non solo dal punto di vista economico, ma anche sul piano psicologico. Poiché il servizio, civile o militare che sia, è costituzionalmente obbligatorio, visto che qualcuno pensa svolgerlo con mansioni socialmente utili, facciamo in modo che sia più efficiente o in ogni modo meno lesivo sotto il profilo motivazionale. A volte si ha l’impressione che alcuni ostacoli siano creati ad hoc per scoraggiare una pratica di cittadinanza solidale e alternativa al servizio militare.
Questo è un servizio civile utile alla comunità nazionale che non trova i fondi per essere finanziato, e che è costretto a ricorrere alla periodica benevolenza del Parlamento e del governo per non morire. Colpisce l’imparzialità dello Stato verso i suoi cittadini. Spiace aver sprecato un’occasione di trovare simboli nuovi per l’Italia casa comune di tutti e non poter dire a migliaia di giovani “questa Repubblica siete ANCHE voi”.
Gli obiettori in servizio presso il Gruppo Abele
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