Welfare

Per chi cerca lavoro nascono i gruppi di mutuo aiuto

Sostenuto nell’ambito del progetto Archimedes, AmaLav organizza gruppi di mutuo aiuto per chi ha perso il lavoro e ne sta cercando uno nuovo

di Redazione

Si chiama AmaLav ed è un’iniziativa che punta a fare sentire meno soli chi ha perso il lavoro e ne sta cercando uno nuovo, perché, ci spiega Paola Fontana, responsabile del progetto, “la perdita di un’occupazione è un momento delicatissimo e spesso ciò che serve è condividere la propria storia e le proprie paure con altre persone nella stessa situazione”. Per questo AmaLav, lanciato nell’ambito del progetto Archimedes, vincitore del bando di Fondazione Cariplo sul welfare di comunità, organizza gruppi di mutuo aiuto per permettere a chi è in cerca di un lavoro di sostenersi a vicenda in questa fase della vita.

Com’è nata l’idea di AmaLav?

L’idea parte dal principio che perdere il lavoro non significa solo perdere una fonte principale di sostentamento economico, ma anche la fiducia in noi stessi. È un meccanismo che spesso provoca senso di colpa e rabbia e va a mettere in discussione la vita stessa delle persone, rendendo ancora più difficile il ricollocamento, perché se arrivo a un colloquio pensando che non sono capace, che sono troppo vecchio, allora sarà più difficile trasmettere fiducia nell’altro e convincerlo del fatto che sono adatto per quella posizione. Rimanere senza occupazione inoltre ci priva di una serie di relazioni sociali, ci si sente inevitabilmente più soli, più isolati, per questo un progetto di mutuo aiuto come quello messo in campo da AmaLav diventa così importante.

Come funzionano esattamente gli incontri?

Nella prima edizione abbiamo strutturato un ciclo di 15 incontri in gruppi non troppo vasti, così che tutti avessero l’occasione di parlare. Si tratta di momenti di ascolto e confronto, in cui le persone condividono le proprie storie, il proprio stato d’animo e anche le proprie preoccupazioni e paure. Spesso in gioco ci sono cose molto personali e non tutti riescono subito ad aprirsi agli altri, per qualcuno è più difficile, per questo ci vuole tempo e, mano a mano che il percorso procede, si creano legami profondi, d’altronde tutti partono da un vissuto comune: sono tutte persone che hanno perso il lavoro ma che stanno cercando una nuova occupazione. La maggior parte sono persone sopra i 50, spesso con un buon livello di istruzione e che magari hanno sempre lavorato, per loro è ancora più difficile affrontare la ricerca di un lavoro. L’idea degli incontri è basata sulla relazione tra pari, vi è un facilitatore che aiuta a fare emergere un argomento su cui confrontarsi, ma si tratta di un contesto amicale, in cui i partecipanti vengono incoraggiati a condividere la propria esperienza. Si tratta di uno scambio importante, che permette a chi partecipa di sentirsi meno soli. I partecipanti attivi sono stati 16, tra questi 7 persone hanno trovato lavoro durante il percorso e qualcuno per un po’ ha smesso di venire agli incontri, ma la maggior parte ha continuato a frequentare il gruppo perché, al giorno d’oggi, trovare una nuova occupazione non significa necessariamente trovare stabilità. Molti contratti purtroppo durano solo qualche mese e un gruppo come questo può essere un grosso sostegno.

Perché la condivisione delle proprie esperienze è così importante quando si cerca lavoro?

Il progetto parte da un’esperienza personale. Fino a qualche anno fa lavoravo in una multinazionale che, per via della crisi e di problemi di gestione è stata commissariata. Tutti gli impiegati erano persone vicino ai 50 anni e più, moltissimi avevano trascorso lì la maggior parte della propria vita lavorativa. Quando ci siamo ritrovati in cassa integrazione, le persone hanno sofferto molto. In azienda avevamo un sindacato molto attivo e quando ci si è accorti che le persone facevano così fatica ad accettare la nuova situazione, si è deciso di creare un gruppo di mutuo-aiuto. Ho vissuto sulla mia pelle quanto sia importante il confronto con gli altri perché è facile essere sopraffatti da una situazione del genere e la condivisione aiuta a ritrovare la giusta prospettiva sulla propria condizione e sul futuro. A seguito di questa esperienza abbiamo anche scritto un libro (insieme allo psicologo e conduttore radiofonico, Massimo Cirri: Il tempo senza lavoro pubblicato da Feltrinelli, nd.r). Trovare lavoro oggi è difficilissimo ed è ancora più difficile se si ha più di 50 anni, ma parlare aiuta a vedere altre opportunità che magari non si erano mai considerate. Io, ad esempio, dopo un corso di specializzazione all’Università Bicocca sono stata assunta, a tempo indeterminato dalla cooperativa sociale Aeris (partner del progetto n.d.r.) La vita insomma non finisce quando si perde il lavoro.

Foto: Providence Doucet

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