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S. Paolo farà il miracolo?

Dovevano occuparsi di cultura e sociale dandosi statuti appropriati. Ma solo 14 fondazioni bancarie su 88 sono in regola.

di Francesco Maggio

Procede a rilento, a passo di lumaca e non di rado, purtroppo, come un gambero, il processo di stesura dei nuovi statuti delle fondazioni di origine bancaria. Avrebbe dovuto concludersi una volta per tutte il 6 aprile con l’approvazione definitiva degli stessi da parte del ministero del Tesoro, così come previsto dall’atto di indirizzo governativo del 5 agosto scorso. E invece a oggi, solo 14 fondazioni su 88 risultano in regola. In una recente audizione alla Commissione finanze della Camera il ministro del Tesoro, Vincenzo Visco, non ha escluso l’ipotesi di un commissariamento di quelle inadempienti. Pendono come una spada di Damocle i ricorsi al Tar di alcune fondazioni di origine associativa che contestano la legittimità dell’atto di indirizzo. E, come se non bastasse, si è messa di mezzo (opportunamente) anche la Commissione europea che ha sollecitato la sospensione delle agevolazioni fiscali per le operazioni di ristrutturazione bancaria previste dalla legge di riforma delle fondazioni, per accertarne la compatibilità con la disciplina comunitaria della concorrenza in materia di aiuti di Stato. Insomma, sembra proprio che a molte fondazioni non interessi affatto procedere speditamente verso la conclusione di questa riforma. Che, peraltro, proprio in queste settimane celebra (si fa per dire) i dieci anni dall’avvio e dai cui esiti dipendono non poco le sorti del nostro privato sociale. Naturalmente non per tutte vale lo stesso discorso. Ci sono anche significative eccezioni. Una è rappresentata proprio dalla Compagnia di San Paolo di Torino, la seconda fondazione bancaria italiana per dimensioni patrimoniali: 8.206 miliardi di lire, con un redditività nel ’99 di ben il 10%. Già da anni “in regola” con la dismissione della maggioranza delle azioni della banca posseduta e, sin da marzo, con il nuovo statuto, la Compagnia si appresta in questi giorni a rinnovare l’organo di indirizzo e a diventare così pienamente operativa nel settore non profit. Come? In che ambiti? Attivando quali collaborazioni? Mirando a quali obiettivi? Lo spiega in questa intervista a “Vita” il presidente Onorato Castellino, il quale, ricevendoci nel suo studio torinese, esordisce senza lasciar adito a dubbi: «È nel non profit la nostra missione e noi siamo intenzionati a svolgerla nel miglior modo possibile. Non a caso abbiamo previsto che nell’organo di indirizzo, composto da 21 membri, siedano dieci personalità di indicussa autorevolezza che provengono proprio dalla società civile». Vita: Si profilano ampi spazi di intervento nel Terzo settore per la Compagnia? Onorato Castellino: Direi proprio di sì visto che abbiamo scelto di operare in tutti e sei i settori di pubblica utilità previsti dalla legge di riforma delle fondazioni, ponendo un’attenzione particolare ai temi del sociale e dell’istruzione. A questo proposito, la Compagnia è particolarmente fiera di due iniziative. La prima, in piedi già da tre anni, si chiama “Cento città” e consiste in un concorso cui partecipano, appunto, 100 città italiane con una lunga storia alle spalle. Essa prevede che queste presentino un progetto di ristrutturazione di un edificio con particolari finalità sociali. Il vincitore viene premiato dalla Compagnia con la partecipazione alla metà delle spese di ristrutturazione. L’altra iniziativa si chiama invece “Cento scuole”, è appena partita con un meccanismo analogo a quello di “Cento città” e si rivolge alle scuole medie e superiori affinché i provveditorati le stimolino a presentare progetti di attuazione dell’autonomia scolastica. Vita: Sempre a proposito di scuola, è recente la notizia di un vostro progetto che coinvolge anche l’Ente Cassa di risparmio di Roma e la Fondazione Piaggio? Di che si tratta? Castellino: Abbiamo ritenuto opportuno unire tre esperienze per dar vita a una fondazione che si impegni a diffondere tecnologie didattiche innovative. Vita: La collaborazione con altre fondazioni sembra essere una costante nelle strategie della Compagnia. Al recente convegno Acri, lei ha lanciato la proposta che le grandi fondazioni prestino attenzione non solo al loro territorio di riferimento ma anche al Sud e su questo tema ha raccolto il consenso entusiasta della Fondazione Cariplo. Sono previste, anche in questo caso, collaborazioni? Castellino: Sì. Abbiamo intenzione di promuovere insieme la nascita di un centro di eccellenza per il capitale umano in Campania. Ma ci tengo a precisare che questa è solo una delle nostre iniziative a favore del Sud. Abbiamo, per esempio, effettuato interventi importanti a Pompei e Siracusa. Basti ricordare che lo stesso primo vincitore di “Cento città” è stato il Comune di Lecce. Per non parlare poi del fatto che molte delle risorse che destiniamo ai centri di servizi di volontariato, nel solo 1999 complessivamente quasi 40 miliardi, le indirizziamo verso il Mezzogiorno. Vita: Centri di servizio e fondazioni: una questione quantomai aperta, visto che continua a suscitare perplessità la norma della legge quadro sul volontariato che impone di destinare un quindicesimo dei proventi netti delle fondazioni ai centri. Qual è la sua opinione? Castellino: Questo è un caso, piuttosto raro in verità, nel quale il legislatore, che di solito commette l’errore di definire progetti grandiosi senza però prevedere un’adeguata copertura finanziaria, ha commesso l’errore opposto. Non immaginando che i fondi disponibili, con il meccanismo del quindicesimo, sarebbero risultati decisamente superiori a quelli previsti. Bisognerebbe allora intervenire con qualche correzione, oppure ampliando le possibilità di spesa delle fondazioni. Vita: Che, soprattutto nel caso delle grandi, sono davvero enormi e implicano quindi ben precisi obblighi di rendicontazione. La Compagnia cosa fa al riguardo? Redige, per esempio, il bilancio sociale? Castellino: La nostra non solo è stata tra le primissime fondazioni italiane a rendere pubblico il proprio bilancio, ma anche tra le poche a pubblicare un rapporto annuale che illustra, settore per settore, come sono stati spesi i soldi fino all’ultima lira. E tutto questo, poi, va interamente su Internet, al sito www.compagnia.torino.it, dove chiunque può conoscere l’attività della fondazione. Vita: Se un cittadino, di qualsiasi città italiana, volesse sottoporvi un progetto da finanziare, cosa dovrebbe fare? Castellino: Sempre su Internet trova i moduli da compilare e le istruzioni da seguire per farlo. La Rete può davvero contribuire a rendere le fondazioni quella casa di vetro che tutti i cittadini desiderano e rivelarsi un ottimo “propulsore” per la crescita del non profit. riforma infinita Iniziato nel luglio del 1990, il lunghissimo processo di riforma delle Fondazioni bancarie non è ancora terminato. Ecco le tappe principali di un tortuoso e faticoso cammino: 30 luglio 1990 Viene emanata la legge n. 218 (cosiddetta legge Amato): prevede la trasformazione delle Casse di risparmio, dei monti di credito e di altri enti creditizi pubblici in società per azioni e delega il Governo ad emanare norme dirette a disciplinare il conferimento delle azioni degli istituti di credito in apposite fondazioni. Il 20 novembre 1990, è poi la volta del decreto legislativo n. 356: contiene disposizioni per l’attuazione della legge delega 218/90. 18 novembre 1994 Viene emanata la Direttiva del ministro del Tesoro (cosiddetta Direttiva Dini): fissa criteri e procedure per le dismissioni delle banche detenute dalle fondazioni e stabilisce che queste sviluppino la loro attività “in settori di interesse generale e di utilità sociale”. Il 28 giugno 1995 tocca alla Circolare del ministro del Tesoro: contiene indicazioni applicative della “Direttiva Dini”. 23 dicembre 1998 È così datata la legge n. 461 che delega il Governo ad emanare norme per il riordino civilistico e fiscale delle fondazioni. 17 maggio 1999 Viene pubblicato il Decreto legislativo n. 153 che attua la legge 461/98. Definisce i sei “settori rilevanti” nei quali le fondazioni di origine bancaria devono svolgere la loro attività di pubblica utilità: ricerca scientifica, istruzione, arte, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, sanità, assistenza alle categorie deboli. 5 agosto 1999 In questa data viene emanato l’Atto di indirizzo governativo. In esso il ministero del Tesoro dispone che entro il 6 febbraio 2000 le fondazioni adeguino gli statuti in modo conforme “ai criteri generali ai quali il Tesoro si atterrà nell’approvazione degli stessi” al massimo entro 60 giorni dal loro ricevimento. Ma a oggi solo 14 fondazioni lo hanno fatto.


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