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Viva le ong! Ecco perché

È questo il titolo scelto per il numero di VITA di giugno. Perché? Non è solo una reazione agli oltre due anni di campagna diffamatoria. Significa ribadire la necessità che sia salvaguardato lo statuto dello spazio umanitario indipendente, rilanciare la necessità di un pensiero su cosa sia oggi il mettersi in mezzo ai conflitti e accendere un faro su oltre 20mila persone impegnate in progetti di cooperazione internazionale

di Riccardo Bonacina

Evviva le ong. Perché la scelta di questo titolo? Che senso ha sbandierare oggi questo acronimo che nomina le Organizzazioni non governative, definizione che dal 1 gennaio 2016 persino la legge che ha ridefinito il sistema della cooperazione allo sviluppo, ha archiviato con l’istituzione dell’elenco delle Organizzazioni della Società Civile (Osc)?

Gridare in copertina: “Viva le ong”, non è solo una reazione agli oltre due anni di campagna diffamatoria accesa in perfetta sintonia e sincronia dal duo Salvini-Di Maio ai tempi non legati da nessun contratto. Si deve a loro la definizione di ong taxi del mare (il riferimento alle 7 ong impegnate negli scorsi anni in operazioni di salvataggio dei naufraghi nel Mediterraneo), si deve a loro l’accostamento delle ong ai trafficanti di uomini. Una campagna del resto smentita da tutte le indagini messe in campo in questi anni da diverse procure.

Gridare Viva le ong oggi, significa anche ribadire la necessità che sia salvaguardato, nell’epoca dell’espansione delle democrature e delle democrazie illiberali, lo statuto dello spazio umanitario indipendente e non soggetto a condizionalità imposte dagli Stati e dalla politica. Significa rilanciare la necessità di un pensiero su cosa sia oggi il mettersi in mezzo ai conflitti e alle diseguaglianze per promuovere solidarietà e sviluppo, su quale sia lo statuto dello spazio che rende possibile portare un aiuto e relazionarsi con l’altro nella reciprocità e nel rispetto. Un pensiero e una riflessione che deve veder protagoniste innanzitutto le organizzazioni della società civile che non possono restare ad aspettare gli ingaggi embedded dei diversi governi e che devono presto trovare nuovi pensieri e nuove parole per raccontarsi nella pubblica piazza.

Gridare in cover Viva le ong significa però anche accendere un faro su oltre 20mila persone, uomini, donne, in gran parte giovani impegnati in progetti di cooperazione internazionale, 2.880 in Italia e 17.492 all’estero, per il 46% donne. Un esercito di pace capace di mobilitare 83.462 volontari attivi e 1.160.924 cittadini donatori che ogni anno sostengono le iniziative delle ong e i progetti di cooperazione e di partnership per la promozione di sviluppo e di lavoro nelle regioni più povere nel mondo ed anche in Italia. Tanti giovani, ma anche medici, ingegneri, religiosi, persino pensionati. Un avamposto di umanità espressione di centinaia di migliaia di italiani che li sostengono con l’amicizia e le donazioni. Un’Italia che dice “Prima la dignità dell’uomo”, “Prima la giustizia”, “Prima la relazione con gli altri”. Gli uomini e le donne della cooperazione internazionale sono l’avamposto di tutti coloro che hanno capito che proprio nella relazione con gli altri sta l’originalità dell’essere umano, sta l’inizio dell’autocoscienza personale che non appare e non sboccia se non nella relazione. Che migliaia e migliaia di italiani abbiano questa coscienza e una rete di relazioni capace di abbracciare il mondo e le sue differenze è un bene per tutti. Un grande patrimonio per il nostro Paese che nel numero in distribuzione vogliamo farvi scoprire.



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