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I volontari del presidente. In Bush we trust

Il trend dell’era del terrore è aiutare gli altri. Come piace alla Casa Bianca, che spinge il volontariato. 6 giovani su 10 già lo fanno, un record.

di Carlotta Jesi

Per i più cinici, è tutto merito di Osama Bin Laden. Per milioni di genitori americani, invece, del presidente George Bush e del discorso sullo stato dell?Unione con cui, il 29 gennaio, ha invitato i cittadini a dedicare due anni della loro vita al volontariato. Sta di fatto che, dall?11 settembre, i loro figli sono la generazione più socialmente impegnata nella storia degli Stati Uniti.
Lo prova il rapporto Giving and Volunteering in the United States del Centro studi sul non profit indipendent sector: all?11 febbraio di quest?anno, faceva volontariato il 59% dei teenager con una media di 3,5 ore settimanali contro il 44% degli adulti. Lo conferma la notizia che, per la prima volta in 14 anni, il National youth service day, celebrazione dedicata ai giovani volontari, durerà tre giorni invece di uno. Dal 26 al 28 aprile, con patron d?eccezione George Bush e signora.

Un esercito a sei zeri
Il significato di tutto questo? Per il sociologo Robert Putnam, che nel libro Bowling Alone lamentava un crescente disinteresse per l?impegno sociale, la spiegazione è semplice: «Dopo l?11 settembre, per la società civile si è aperta una straordinaria opportunità di cambiamento». Colta al volo dalla Casa Bianca che, a fine gennaio, ha annunciato la creazione degli Usa Freedom Corps. Una sorta di servizio civile volontario che riunisca e rafforzi tre grandi programmi di volontariato esistenti (AmeriCorps, Peace Corps e Senior Corps) alle dipendenze della Casa Bianca. Budget 2003: 560 milioni di dollari, di cui 2,6 per le spese di gestione. Campi di attività: dall?assistenza agli invalidi all?impegno nelle unità locali di prevenzione del terrorismo. Obiettivo, «promuovere la cultura del servizio e della responsabilità fra i cittadini», come ha dichiarato Bush il 29 gennaio. Ma la società civile la pensa diversamente: il presidente vuole crearsi un esercito anti terrorismo a basso costo che, volontario più volontario meno, dovrebbe avere a disposizione 1 milione di persone l?anno: 75mila AmeriCorps (i 50mila di oggi più 25mila nuovi), 600mila Senior Corps (oggi 500mila), 10mila Peace Corps e il maggior numero possibile di Citizen Corps, un nuovo nucleo di volontari che si impegneranno in servizi alla comunità.

Quella volta che Powell…
«Poca roba rispetto ai quasi 10 milioni di volontari che non aderiscono ai programmi governativi», commenta l?Economist del 23 febbraio. Secondo cui al presidente Bush va riconosciuto il merito di aver trovato buoni incentivi. Qualche esempio? Borse di studio per i nipoti dei volontari dai 55 anni in su che, militando nei Senior Corps, daranno una mano ai ragazzi difficili per almeno 500 ore. E poi pagamento di parte delle spese universitarie agli AmeriCorps fino a 24 anni che per 10 mesi si impegnino full time.
Per incentivare gli americani a dedicare due anni agli altri (4mila ore di vita), il presidente ha addirittura costruito un sito Internet su cui tenere la contabilità delle ore di volontariato. Cliccate, per credere, sul sito www.freedomcorps.gov in cui chiunque può costruire un archivio personale del suo impegno sociale o trovare le opportunità di servizio civile più vicine a casa e alla sua personalità. Chi non ha un computer, può comunicare le ore svolte al numero verde 1-877 Usa Corps.
L?indice di gradimento per i volontari di Bush? I numeri, per il momento, sembrano dar ragione al presidente: in tre mesi il suo sito è stato cliccato 6,5 milioni di volte e più di 18mila persone hanno fatto domanda agli Usa Freedom Corps. Tuttavia le critiche non mancano. Da parte della società civile, che tiene a rimanere indipendente dalla poltica. E da parte della politica stessa. Secondo Steve Dasbcah, per esempio, direttore del Libertyan Party, «il programma Usa Freedom Corps è puro clintonismo con una mano di vernice fresca rossa, bianca e blu. Se davvero i repubblicani volessero promuovere lo spirito di solidarietà, questo sarebbe il programma da abolire». Più pacato l?Economist, convinto che, se davvero vuole prendere quota, «il servizio nazionale di Bush dovrà convincere milioni di organizzazioni di volontariato locali a collaborare con la burocrazia». E cioè proprio con l?ostacolo che oggi le charity, associazioni e cooperative americane (in tutto, più di un milione) cercano di aggirare. Non è tutto. La Casa Bianca potrebbe trovarsi a dover vincere la resistenza anche di qualche università cui non va giù la proposta presidenziale di modificare l?Higher Education Act in modo che ogni ateneo imponga al 5% dei suoi studenti che partecipano al programma Serve Study di lavorare nella comunità invece che nelle sue mense o nelle sue librerie.
Se Bush riuscirà nel suo intento, è presto per dirlo. Di certo c?è che non è il primo uomo della Casa Bianca ad aver messo gli occhi sui volontari: nel ?97 Bill Clinton, fondatore degli AmeriCorps, durante il Summit per il futuro dell?America ricordò il potere del volontariato; Colin Powell, due anni fa, dichiarò il reclutamento di 100mila nuovi volontari una priorità nazionale, ma nessuno rispose alla chiamata. Ma allora Bin Laden non aveva ancora dato uno scossone ai volontari d?Occidente.

Info:
www.freedomcorps.gov
www.americorps.org/

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