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Ministero della Salute: sondaggio sul “testamento biologico”

La maggior parte dei votanti ritiene che sia giusto che il malato lasci indicazioni sulle sue preferenze di cure. E Sirchia studia la fattibilità del "living will"

di Benedetta Verrini

Nel caso di una malattia terminale, è giusto che piuttosto che i familiari o il medico, sia il malato stesso, lasciando qualcosa di scritto, a dare indicazioni sulle sue preferenze di cure? E’ il quesito proposto sulla homepage del sito del ministero della Salute, cui hanno risposto “sì” il 91,7% dei votanti (“no” il 6,4% e “non so” l’1,9%). Dopo la sentenza di assoluzione dell’ingegnere di Monza che quattro anni fa staccò il respiratore alla moglie, il ministro Girolamo Sirchia ha ribadito espressamente il no all’eutanasia, chiarendo che bisogna distinguere fra lo stato di coma e la morte cerebrale. “Un’attività cerebrale anche minima non autorizza nè all’eutanasia, nè ad alcuna forma di suicidio assistito” spiega dalle pagine del sito del ministero della Salute. “Solo in caso di morte cerebrale si può giustificare la scelta di sottrarre il malato all’accanimento terapeutico”. Per questo motivo, Sirchia ha anche annunciato che si trova allo studio del ministero un disegno di legge dedicato al “testamento biologico” (living will): una scheda formale sulla quale registrare, come per la donazione di organi, in una fase antecedente a quella terminale o di incoscienza, la propria volontà di continuare o meno ad essere curati. Il documento dotato di valore giuridico permetterebbe ad ognuno di esprimere la propria volontà circa le terapie da accettare o rifiutare in caso di incoscienza. Il testamento biologico, il cui modello è importato dagli Stati Uniti, servirebbe nel nostro paese a regolamentare le forme di accanimento terapeutico, già condannate nel Codice deontologico dei medici. Fra queste Sirchia non ritiene che debba rientrare la rianimazione, che considera piuttosto un “obbligo terapeutico”. Queste le modalità con le quali l’Italia è pronta a mettere in atto le indicazioni del Consiglio d’Europa espresse dalla Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina di Oviedo (art. 9) già sottoscritta il 4 aprile 1997 e ratificata dal nostro Paese con la Legge 145 del 28 marzo 2001. Info: www.ministerosalute.it


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