Volontariato

L’effetto francese su casa nostra. Le Pen val bene un giro di vite

Immigrazione, giustizia minorile, porto d’armi facile, assedio al sindacato: lo spauracchio dell’estrema destra oltralpe accelera i provvedimenti restrittivi a Roma.

di Ettore Colombo

Uno dei primi film di Ken Loach s?intitolava The Hidden Agenda. Che vuol dire l?agenda nascosta. Esiste anche una hidden agenda del governo italiano? Una sorta di ?agenda Le Pen?? Agenda futura, s?intende. Quella che dice: accettate le nostre proposte, se non volete che anche in Italia succeda «come in Francia». E sorgano tanti pericolosi Le Pen. Cosa chiede, l?elettorato? Sicurezza. Sociale, economica, etnica. Accontentiamolo. Mica chiedono sacrifici economici, i leader del centrodestra. Male che vada, tutti pagheranno uguale, senza più odiose distinzioni tra poveri e ricchi. Dei veri ?levellers? all?incontrario, i nostri. Come il vicepresidente all?Economia, Mario Baldassarri: «Le agevolazioni sociali delle bollette per luce, gas e treni devono essere superate: le tariffe devono essere uguali per tutti». Altrimenti, spiegano gli estensori della nostra ipotetica agenda ai moderati del Polo che cercano la via della mediazione con i sindacati e i magistrati, «finirete in balia dei nuovi Le Pen». Sprint Bossi-Fini La legge sull?immigrazione, in questi giorni in discussione alla Camera, ad esempio, è a un passo dall?approvazione finale. La vuole fortemente Bossi, la vuole fortemente Fini (e infatti viene detta ?legge Bossi-Fini?), anche se il primo la vuole più decisamente del secondo. Non la vogliono,almeno così com?è, le associazioni che di immigrati si occupano, i sindacati, il Terzo settore, la Chiesa. Vieta i ricongiungimenti familiari, cancella la norma che prevedeva uno sponsor per l?immigrato in cerca di lavoro e introduce il principio della espulsione immediata dell?immigrato che tenta, se colto in flagranza di reato e per la terza volta, di introdursi clandestinamente in Italia, tentativo che diventa reato. Senza dire del mancato recepimento di alcune, semplici norme sul diritto d?asilo, assenza criticata severamente anche dall?Alto commissariato rifugiati dell?Onu. «La legge», scrive la Cei, «indebolisce l?Italia sul piano della cultura sociale e dell?accettazione dell?immigrato come persona». A casa loro Si può fare di più, in peggio? Certo che si può. Si può dare ascolto a quel simpaticone di Mario Borghezio, secondo cui gli immigrati sono «letame puzzolente» o a Piergianni Prosperini, che ha sentenziato, pochi istanti dopo la tragedia del Pirellone: «L?attentato l?hanno fatto gli arabi». O sviluppare ragionamenti ben più sottili, come fa l?Umberto (Bossi): «Per mettersi al riparo dal rischio Le Pen bisogna pensare locale e agire locale, rovesciando lo slogan dei no global. Aiutare questa gente a capire che l?immigrazione non aiuta. Aiutarli a stare a casa loro». Già, e se insistono? Beh, qualcuno li fermerà. Magari le ronde padane, chissà. O i cittadini dell?ordine. Ordine, ordine. Armato, nel caso immigrati, delinquenti e farabutti di ogni razza e specie si facessero pericolosi: il ministro alla Difesa (della persona?), Antonio Martino propone che «ogni cittadino si possa armare, come negli Usa». Martino non s?accontenta di armare gli eserciti, no: lui a(r)merebbe le persone. Ordine, ordine ci vuole. E ?sicurezza?. Il trito slogan agitato per un?intera campagna elettorale, quella del centrodestra di appena un anno fa, forse finito nel cestino dei media, ma non del governo. Ed ecco, allora, nel silenzio generale, il via libera del Consiglio dei ministri a due disegni di legge presentati dal ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che riscrivono le regole della giustizia minorile, sia nel campo del diritto penale che del diritto civile. Da un lato, infatti, il governo introduce sanzioni più severe e più aspre per i minorenni che compiono reati, dall?altro il ddl punta a svuotare di competenze la giurisdizione dei Tribunali minorili fino all?articolo più discusso, secondo cui, non appena maggiorenni, i minori finiscono dritti nella galera degli adulti. Già, il carcere. Provvedimenti come indulto e amnistia generalizzati vengono ritenuti bestemmie, da parte della maggioranza, ma anche la depenalizzazione dei reati minori è uscita dall?agenda: non resta che lo scontro al calor bianco, tra ministro e associazione magistrati, sulla riforma degli interna corporis. Di condono, amnistia e prescrizione si parla sì, ma per i condannati per bancarotta fraudolenta. Dentro le carceri, piene all?inverosimile, restano immigrati e piccoli malfattori. E tossicodipendenti, vale a dire 4mila malati oggi privati dei loro medici. Anche per questi il futuro non si presenta certo roseo: la politica della ?riduzione del danno?, figlia dei governi di centrosinistra, è al macero, i Sert pubblici vengono di fatto smantellati e, nel prossimo futuro, ci potrebbe essere anche un ritorno al concetto di punibilità del consumatore. Il terreno sociale Non mancano fosche nubi che s?addensano sulle scelte ambientali di questo governo (dall?attivismo ?grandi opere? di Lunardi al decreto sblocca centrali nucleari di Marzano, all?inerzia di Matteoli), ma la partita vera, l?asse di ferro Bossi-Tremonti-Berlusconi (e, ora, sembra, anche Maroni?) la gioca sul terreno sociale. Il ministro del Welfare ha attaccato i sindacati nella loro stessa carne viva, altro che articolo 18: abolire la normativa sui patronati e i ?privilegi? sindacali. Linfa vitale Senza dire del meccanismo delle trattenute sindacali. Linfa vitale per le tre grandi confederazioni. La Cgil parla di «intimidazione», Pezzotta si dice «indignato». Il messaggio, del resto, è chiaro: non volete sedervi al tavolo della trattativa con le buone? Vi obblighiamo a farlo con le cattive. D?altronde, sembra dire la maggioranza di governo, noi rispondiamo ai cittadini. Categoria dalla quale, evidentemente, devono essere esclusi ope legis immigrati, carcerati, minori e drogati. Nell?interesse del Paese, s?intende. Seguiteci, capiteci, aiutateci. O arriverà anche qui un Le Pen.


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