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Raccolte fondi, il punto

L'sms solidale è già a quota 10,5 milioni. La solidarietà come sempre è generosa e variegata. Ma, come sottolinea Stefano Zamagni, c’è un forte rischio di confusione e truffe: «In Italia manca completamente la cultura del dare conto e siamo sprovvisti di un ente di controllo»

di Lorenzo Maria Alvaro

Quasi 10,5 milioni di euro. È questa la cifra, non definitiva e in continua crescita (come si vede sul sito della Protezione Civile), raccolta a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto grazie al numero solidale 45500.


Il servizio è stato attivato alle 15 dello scorso 24 agosto, a poche ore dal sisma che ha devastato interi paesi del Centro Italia. Con un sms o una telefonata da rete fissa, si possono donare 2 euro grazie alla convenzione con Tim, Vodafone, Wind, 3, Postemobile, Coopvoce, Infostrada, Fastweb, Tiscali, Twt, Cloud Italia e Uno Communication. I fondi raccolti saranno trasferiti dagli operatori, senza alcun ricarico, al Dipartimento della Protezione civile. Quest’ultimo, poi, provvederà a destinarli alle regioni colpite dal sisma. Il numero solidale era già stato usato in passato per altri disastri, come il terremoto in Emilia nel 2012 e l’alluvione in Sardegna nel 2013.

Ma come vengono gestiti i soldi donati attraverso il 45500? Il sistema è lo stesso che era stato usato per L’Aquila. La Protezione civile lo spiega in una nota. Quando si chiuderà la raccolta fondi verrà istituito un Comitato dei Garanti: sarà composto da persone “di riconosciuta e indiscussa moralità e indipendenza”, nominate dal capo Dipartimento d’accordo con i governatori delle zone coinvolte. Il compito del Comitato sarà quello “di valutare le proposte delle Regioni per l’utilizzo dei fondi” e di garantire la trasparenza nella gestione dei soldi.

La cifra raccolta dagli operatori telefonici sarà versata su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato in favore della Presidenza del consiglio dei ministri. I trasferimenti dei soldi alle Regioni avverranno dopo l’approvazione dei progetti da parte del Comitato dei Garanti. La nota della Protezione civile spiega anche che i soldi donati attraverso la rete fissa saranno versati solo quando sarà saldata la relativa bolletta e che le donazioni da schede prepagate possono essere sotto i 2 euro nel caso in cui il credito sia insufficiente.

«La grande mobilitazione della società civile attraverso il numero solidale a seguito di eventi calamitosi ha reso possibile negli anni realizzare importanti interventi di assistenza e ristoro per le popolazioni colpite. Anche in questa occasione, la sua attivazione garantirà, con la massima efficacia e trasparenza, di mettere a frutto la generosità che sempre i cittadini hanno dimostrato», conclude la nota della Protezione civile.

Bisogna fare però un nota bene. I soldi raccolti con l’sms solidale potranno essere usati eslcusivamente per progetti che riguardino opere pubbliche. Quel denaro cioè non riguarda e non riguarderà l’intervento sule case private dei cittadini.

Ecco una spiegazione del perché si stia assistendo ad un gran proliferare di raccolte fondi alternative. L’elenco delle iniziative di solidarietà è lunghissima e coinvolge istituzioni, istituti di credito, aziende, ordini professionali, organizzazioni sindacali e tanto altro. La Croce Rossa, ad esempio, ha aperto un suo servizio per la raccolta fondi, con numero telefonico e iban. Donazioni sono state fatte dalla Caritas, dalla Cei, dall’Anci, da Poste italiane, dall'Unione delle Comunità ebraiche italiane. Ma pure da alcuni partiti, dalla Coldiretti, dal Club alpino italiano, dall’Associazione dei dentisti, dall’ordine dei medici, dai giudici amministrativi, dall’Alitalia, dalla confederazione degli armatori, dalla Lega B e dalle coop.

Questo elenco numeroso però ha, per l’ennesima volta, sollevato un grosso problema. A sottolinearo è stato in particolare Stefano Zamagni, presidente della Fondazione italiana per il dono ed ex numero uno della defunta Agenzia per il terzo settore.

«La trasparenza, cioè dire come si usano i soldi raccolti, è il minimo. Il vero problema riguarda la accountability: dare conto dei risultati che si ottengono con quel denaro», spiega, «La cultura del dare conto in Italia non esiste, invece è cruciale: se spendi per comprare palloncini puoi allietare per un po’ i bambini nelle tende ma non hai risolto nessuno dei problemi di lungo periodo dei terremotati. Serve un ente super partes che supervisioni la raccolta dei fondi e monitori i risultati concreti garantendo efficienza, trasparenza e rendicontabilità, come la Uk Charity Commission inglese e i suoi omologhi tedeschi e francesi. Un ruolo che non può espletare la Protezione Civile che ha il compito di gestire le emergenze e non deve occuparsi di ricostruzione. La candidata naturale per svolgere questo ruolo sarebbe stata l’Agenzia per il terzo settore. Peccato che il governo Monti nel 2012 l’abbia abolita e che l’esecutivo Renzi, che ha appena varato la riforma del comparto, non l’abbia ripristinata».

Una piattaforma sarebbe fondamentale anche alla luce dei recenti casi di sciacallaggio scoperti dalla polizia che usavano proprio le raccolte fondi come strumento delle truffe.

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