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Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione smentisce Le Iene

Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico, ha presentato un'interrogazione parlamentare alla Commissione Affari Esteri per chiedere, anche alla luce del lavoro fatto da Vita.it per dare voce alle ong coinvolte, delucidazioni rispetto all'inchiesta de Le Iene sulle condizioni dei migranti nei centri di detenzione in Libia. Il Ministero ha risposto sottolineando come «la Cooperazione italiana non opera in Libia da sola, ma in sinergia e coordinamento con le principali agenzie ONU», e che «tutte le iniziative sono state oggetto di monitoraggio da parte della sede AICS di Tunisi»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Il programma televisivo «Le Iene» ha recentemente proposto un servizio nelle condizioni dei migranti nei centri di detenzione in Libia che mette in dubbio che gli aiuti della cooperazione italiana arrivino realmente ai migranti rinchiusi nei campi». Inizia così l'interrogazione parlamentare a prima firma Lia Quartapelle, insieme tra gli altri a Piero Fassino, Ivan Scalfarotto e Marco Minniti, sottoposta alla III Commissione Affari Esteri e Comunitari.


«Le organizzazioni umanitarie citate nel servizio hanno replicato che le notizie date sono state – volutamente – lacunose e frammentate e che sono state basate sulla testimonianza di soli 9 ragazzi che non si trovavano nelle sezioni dei campi interessate dai progetti delle ONG. Al contrario tali organi possono dimostrare di aver svolto le attività previste dai bandi dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) che hanno vinto e per i quali hanno ricevuto finanziamenti. Il lavoro delle ONG è monitorato dall'AICS e dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione italiana, attraverso numerose rendicontazioni che consentono agli organi di controllo di verificare l'effettiva messa in pratica delle azioni pianificate. Difatti, la rendicontazione delle ONG va presentata all'AICS che la deve verificare per erogare i finanziamenti. Per questi stessi progetti oggetto dell'inchieste de «Le Iene», alcune Ong hanno presentato le opportune rendicontazioni che sono state approvate dall'AICS, altre stanno ancora svolgendo la propria attività e sono dunque in attesa di presentare rendicontazione definitiva», scrive la Quartapelle riferendosi a quanto pubblicato da Vita.it che aveva dato voce alle organizzaioni coinvolte nell'inchiesta televisiva.

La deputata ha poi continuato sottolineando che «da anni le condizioni dei centri in Libia sono di grande degrado; le persone sono detenute in condizioni inumane, a cui spesso purtroppo si uniscono la tortura e le deprivazioni di beni essenziali; i progetti realizzati dalle ONG sono pensati proprio per fare fronte a questa situazione. Ma, esse non possono esercitare controllo sulla gestione dei campi che spetta comunque alle autorità libiche e che a volte, in caso di corruzione, possono rendere impossibile far sì che i beni e i materiali forniti dalle ONG nell'ambito dei propri progetti, raggiungano i beneficiari. Negli ultimi mesi, le ONG che operano in Libia si sono trovate ad operare in condizioni ancora più difficili, – data la prolungata assenza di un capo missione nella ambasciata italiana di Tripoli dall'agosto 2018 al febbraio 2019 e la vacanza di un direttore dell'Agenzia durata più di un anno – e con l'ultima complicanza della guerra scoppiata nel Paese».

E dunque il quesito: «se quanto affermato dalla trasmissione «Le Iene» corrisponda al vero e, in tal caso, quali iniziative il Governo intenda adottare per monitorare al meglio le attività delle ONG impegnate in Libia».

Il Ministero nella risposta scritta ha ribadito che: «Alla fine dell'estate 2017 il Governo italiano ha assunto l'iniziativa di finanziare la realizzazione di attività di assistenza a favore della popolazione dei centri per migranti gestiti dal Ministero dell'interno libico. L'iniziativa è stata disposta, con il consenso del Governo di Accordo Nazionale libico, con due delibere ministeriali dell'ottobre e del novembre dello stesso anno, e ha riguardato i centri di Tarek al Sika, Tarek al Matar, Tajoura, Khoms, Janzour, Al Seba (chiamato anche Aljudeida), Qasr Bin Ghashir, Bouslim, El Nasr, Al Jabal e le rispettive comunità ospitanti. Alle stesse delibere è stata data attuazione tramite bandi di gara dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) per ONG italiane, in partenariato con organizzazioni locali, per un importo complessivo di sei milioni e duecentomila euro per la realizzazione di progetti da destinare ad una popolazione di beneficiari stimata in circa 27.000 persone. Tali interventi si inquadrano in un approccio a beneficio dei migranti e delle comunità libiche che li ospitano e, in un'ottica ancora più ampia, si collocano nel complesso delle iniziative di sviluppo a favore dei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori», fanno sapere.

Ma, in relazione al servizio de Le Iene, dalla Commissione precisano: «La Cooperazione italiana non opera in Libia da sola, ma in sinergia e coordinamento con le principali agenzie ONU e organizzazioni internazionali presenti nel Paese – tra cui UNHCR, OIM, PAM, Croce Rossa Internazionale – e finanzia progetti che vengono realizzati da ONG italiane in partenariato con organizzazioni della società civile libica. È soprattutto grazie al forte impulso e alla continua azione di sensibilizzazione e di mediazione del Governo italiano, con il supporto concreto della nostra Ambasciata sul terreno, infatti, che le Nazioni Unite hanno ripreso ad operare in Libia, con particolare riferimento all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che forniscono un'indispensabile assistenza ai migranti più vulnerabili. L'Italia continua ad insistere con il Governo libico, con i Paesi partner e con le Nazioni Unite affinché tutte le rilevanti Agenzie specializzate ONU tornino ad operare in Libia, inclusi UNICEF, Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Programma Alimentare Mondiale».

Impensabile dunque ritenere le ong organi indipendenti che lavorano e si muovono in totale autonomia e isolate.

Per quanto riguarda invece gli interventi nei centri per migranti «erano finalizzati ad andare incontro ai bisogni primari degli individui e a migliorarne le condizioni o sanitarie, nutrizionali ed igieniche, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili e in raccordo con gli altri attori umanitari (Agenzie onusiane e Organizzazioni della Società Civile internazionali). Al contempo, con tali interventi si intendeva rafforzare la protezione di coloro maggiormente colpiti dalle conseguenze del conflitto disincentivando, con la presenza di operatori umanitari, gli abusi. Più nel dettaglio, le attività nei centri sono consistite nella distribuzione di kit per l'igiene, materassi, coperte, cibo e indumenti; in limitati interventi di riabilitazione di latrine, docce, cucine; nella fornitura di servizi sanitari, sistemi d'acqua potabile e generatori, nonché nel supporto psicologico ai migranti. Gli operatori umanitari sono, inoltre, intervenuti per facilitare la registrazione anagrafica, l'eventuale ricollocazione e il rimpatrio volontario dei migranti in collaborazione con UNHCR e OIM. Gli interventi finanziati dalla Cooperazione italiana hanno riguardato anche la popolazione delle Municipalità libiche, ospitanti i centri per migranti, al fine di rafforzare soprattutto i loro servizi di base, le infrastrutture sociali, la sanità ed igiene, la distribuzione di acqua, le scuole primarie e la viabilità».

Non solo. Per il Ministero merita sottolineare come «il mancato intervento degli operatori umanitari nei centri per migranti avrebbe comportato il netto peggioramento delle condizioni di vita dei migranti.
Le iniziative sopra elencate sono state oggetto di monitoraggio da parte della sede AICS di Tunisi, conformemente a quanto previsto dalla legge, sia con la verifica delle risultanze documentali presentate dalle organizzazioni della società civile esecutrici in relazione agli stati di avanzamento del progetto, sia con incontri coi responsabili dei progetti, sia anche con visite sul terreno realizzate congiuntamente con l'Ambasciata di Tripoli, nel rispetto delle condizioni di sicurezza previste per gli spostamenti in Libia. Inoltre AICS, attraverso la partecipazione ai principali tavoli di coordinamento istituiti in loco dalle Nazioni Unite e dall'Unione europea, assicura un'ulteriore verifica sulla coerenza e complementarietà delle attività svolte dalle organizzazioni della società civile italiane con l'operato delle organizzazioni internazionali presenti in Libia.

In conclusione quanto affermano Le Iene semplicemente non sussiste perché tutta l'attività delle Ong è stata fatta rispettando scrupolosamente tutte le leggi, gli accordi e le prassi del caso.

Qui il link all'Atto della Camera dei deputati

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