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Francesco bastona Italia ed Europa sull’accoglienza

Il Papa nei giorni del caso di Casal Bruciato abbraccia la comunità rom in udienza a San Pietro e commenta: «il cittadino di seconda classe è chi scarta gli altri». Nelle stesse ore, facendo seguito alla promessa del 16 aprile del 2016 fatta ai profughi e ai rifugiati delle isole greche che guardano alla Turchia, ha mosso i primi passi la missione apostolica a Lesbo guidata dal'elemosiniere apostolico cardinale Konrad Krajewski

di Lorenzo Maria Alvaro

Papa Francesco ha rimesso al centro della propria agenda il tema dei migranti e degli stranieri. Da sempre molto attanto agli ultimi in questi gironi il Pontefice ha dato una decisa accelerata.

La comunità Rom
Oggi in Piazza San Pietro ha accolto una delegazione della comunità rom proprio nei gironi del caso di Casal Bruciato. Da due giorni sono in corso proteste nel quartiere della periferia est di Roma, contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di etnia rom. La famiglia Omerovic – composta da un uomo bosniaco di 40 anni, da sua moglie e dai 12 figli, tutti nati in Italia – è arrivata nell’abitazione il 6 maggio ed è stata accolta da un gruppo di circa trenta persone, tra cui alcuni militanti del partito neofascista CasaPound, che hanno manifestato contro il loro arrivo anche con violenza. Francesco ha commentato la vicenda dicendo «è vero, ci sono cittadini di seconda classe, ma i veri cittadini di seconda classe sono quelli che scartano la gente, perché non sanno abbracciare, sempre con gli aggettivi in bocca, e scartano, vivono scartando, con la scopa in mano buttano fuori gli altri». Per il Papa «invece la vera strada è quella della fratellanza con la porta aperta». L'intervento di Francesco è sembrato anche attaccare frontalmente un certo ambito politico e sociale italiano: «Lasciarsi dietro il rancore. Il rancore ammala tutto, ammala la famiglia. Ti porta alla vendetta, ma la vendetta io credo che non l'abbiate inventata voi. In Italia ci sono organizzazioni che sono maestre di vendetta, voi mi capite bene. Un gruppo di gente che è capace di creare la vendetta, di vivere l'omertà: questo è un gruppo di gente delinquente, non gente che vuole lavorare».

La missione a Lesbo
Nella stesse ore però il Papa ha anche dato un segno concreto della sua predicazione. Spesso infatti la risposta ai suoi richiami all'accoglienza sono rispediti al mittente con slogan come “allora li accolga la Chiesa”. Così, facendo seguito alla promessa fatta ai profughi e ai rifugiati delle isole greche che guardano alla Turchia durante una sua visita, ha mosso i primi passi la missione apostolica a Lesbo guidata dal'elemosiniere apostolico cardinale Konrad Krajewski. «Il Papa non può essere qui di persona, ma è qui attraverso di noi. Ha voluto lui questa missione e noi siamo qui per portare la sua benedizione e il suo appello per queste persone», ha spiegato Krajewski. Dopo i primi sopralluoghi nei campi dell’isola, dove continuano ad arrivare migranti che la Turchia, come dicono le autorità greche, «lascia partire facendo politica ricattando l’Europa usando queste povere persone», verranno annunciati progetti attraverso la Chiesa cattolica greca, la Caritas di Atene, la comunità di Sant’Egidio e altri organismi per i quali l’Elemosiniere ha consegnato 100mila euro messi a disposizone dal Vaticano. Resta la delusione per l’atteggiamento dell’Europa. «Siamo stati mandati qui dal Papa», ha ribadito Krajewski, «perché l’Europa sembra essersi un po’ dimenticata dei tanti campi in Grecia».

La crudeltà cinica dell'Unione Europea
«La Grecia è diventata una sorta di discarica dove lasciare gli uomini, le donne e i bambini che l’Unione Europea non è riuscita a proteggere» dice Emmanuel Gouè, capo missione Medici Senza Frontiere nell’arcipelago. «Ciò che un tempo veniva definito come "emergenza rifugiati" ha aperto la strada a livelli ingiustificabili di sofferenza umana sulle isole e la terraferma greche», ha aggiunto. Ciò che apparso chiaro fin dalla primo ingresso nei campi da parte della delegazione è che «le autorità europee e greche continuano a privare persone vulnerabili della loro dignità e salute, apparentemente nel tentativo di scoraggiare altri dal venire in Europa. È una politica crudele, inumana e cinica, e deve finire» sottolinea Krajewski. Un esponente dell’Ufficio immigrazione greco ieri ha chiaramente spiegato che «se da una parte sono necessari i ricollocamenti nell’Ue per dare una risposta a migranti e rifugiati, dall’altra temiamo che la Turchia, una volta appreso che nelle nostre isole ci sono posti liberi, possa lasciare che i trafficanti aumentino la frequenza dei viaggi in mare».

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