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Stop alle unità cinofile e riduzione dei volontari, incomincia il post emergenza
Le Misericordie annunciano l'avvio della fase due. «Cambieranno le strutture mobili e i profili dei volontari». Intervista al responsabile Protezione civile della Confederazione delle Misericordie Alberto Corsinovi
di Redazione
Il bilancio delle vittime del terremoto, che è salito a 268 morti, di cui 208 ad Amatrice, 49 ad Arquata e 11 ad Accumoli (dati della Protezione Civile) potrebbe essere sostanzialmente vicino quello definitivo. Da questa mattina infatti «le unità cinofile di concerto coi vigili del fuoco hanno interrotto le ricerca, comprese le cinque squadre della Misericordie». Lo annuncia a vita.it Alberto Corsinovi, che dal centro operativo di Firenze sta dirigendo le attività di protezione civile delle Misericordie (che hanno sul campo circa 200 volontari e gestiscono 250 posti letto nella frazione di Sant’Angelo di Amatrice).
La fase di ricerca della vittime si può dire quindi conclusa?
Da qualche ora abbiamo deciso di fermare le unità cinofile. Crediamo che la fase di ricerca delle vittime si possa dire sostanzialmente chiusa. Nei prossimi giorni ridurremo anche il nostro contingente di volontari.
«Nelle zone del centro Italia colpite dal terremoto non c”e” in questo momento necessita” di altre derrate alimentari e di altri indumenti, e non servono nemmeno altri volontari per attivita” di ricerca e supporto», ha detto Immacolata Postiglione, capo dipartimento emergenze Protezione civile…Attualmente sono oltre 6mila gli uomini e le donne del servizio nazionale della Protezione civile dispiegati sul territorio colpito. Troppi?
Per ora dal dipartimento non ci è arrivato alcun input. La nostra decisione deriva dall’analisi delle bisogni che stiamo concludendo proprio in queste ore. Chiusa la fase di primissima emergenza in cui oltre a scavare è stato necessario rifornire la popolazione di cibo e vestiti, ora dobbiamo prepararci alla fase due.
Con la nostra raccolta fondi vogliamo lasciare sul territorio un segno tangibile e dare risposte concrete: pensiamo a un centro sanitario o socio assistenziale. Ci confronteremo anche con la chiesa locale
In che senso?
Oltre al campo di Sant’Angelo noi abbiamo provveduto a dotare i paesi che ne avevano bisogno di strutture di assistenza sanitaria mobili laddove sono risultati lesionati e inagibile le strutture fisse in muratura. Ora dovremo attrezzarci per affiancare ai cossidetti Pma (posti medici avanzati) punti di medicalizzazione delle vittime per la prima emergenza, strutture di assistenza socio-sanitarie. Questo comporterà anche una modifica dei profili dei volontari e una loro riduzione numerica.
In queste ore si stanno moltiplicando le raccolte fondi (qui i nostri consigli e la riflessione del prof. Zamagni). Anche le Misericordie hanno attivato un conto corrente ad hoc. Con quale obiettivo?
È stata una risposta alle tantissime sollecitazione che sono arrivate e stanno arrivando dalla nostra rete. Fra un paio di settimane quando si spegneranno le luci dei media, più che cibo e indumenti ci sarà bisogno di fondi per la ricostruzione e la riattivazione sociale di questi borghi. Con i fondi raccolti noi vorremmo lasciare un segno tangibile.
Ovvero?
Ci confronteremo con le istituzioni e la Chiesa locale. Penso però a una struttura fissa che dia una risposta concreta a un bisogno. Per esempio un centro sanitario o socio-assistenziale permanente.
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