Cultura

l mestiere di Olmi che sbanca i David: arte pura

Recensione del film "Il mestiere delle armi"

di Aurelio Picca

Il mestiere delle armi possiede il talento ingegneristico dei vecchi artigiani italiani senza, tuttavia, avere nel cassetto una laurea. è un capolavoro anticonformista e in controtendenza che non si vedeva da non so da quanti anni. Ermanno Olmi sceglie la lentezza, alla velocità digitale; la passività della contemplazione, all?atteggiamento critico; la storia, all?attualità; la lingua, al parlato medio; la regia, alla televisione; il silenzio, alla caciara; i volti (bellissimi come i tratti somatici lontani dall?Europa o rinchiusi nei paeselli-fortezza di chissà quali province del nostro continente), alle facce anonime che ci assediano. Olmi tiene desto il genio e monta una guerra estetica d?alto conio su una ribalta nera quanto le tele dei Carracci che annunciano il Pistoletto e il Caravaggio. La Padania è immersa nel fango delle discordie intestine del nostro Rinascimento. Le Casate degli Estensi, dei Gonzaga, dei Federico da Montefeltro pullulano di tradimenti e d?alleanze con mercenari nobili e traditi a loro volta. Ma non è questo il punto. Non interessa a Olmi la storia in se stessa. Essa è un pretesto. è il fondale sul quale picchia l?umanità tragica. Dove, per prìncipi e volgo, canta il rospo con una lingua storta e altissima di suoni e morbidezze, dentro stanze altrettanto armoniche di sete e dipinti ma fuori da ogni manierismo viscontiano, però all?interno di una forma che riconquista l?equilibrio del suo nome. Anzi, di due nomi uguali: cinema e arte.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA