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Onu: gli Usa rientrano nella Commissione diritti umani

Gli Stati Uniti sono rientrati oggi nella Commissione Onu per i diritti umani, ad un anno dalla perdita del seggio

di Redazione

Gli Stati Uniti sono rientrati oggi nella Commissione Onu per i diritti umani, ad un anno dalla perdita del seggio dopo che lo aveva tenuto ininterrottamente dalla fondazione della commissione nel 1947. ”Ora che siano tornati nella Commissione, cercheremo di guardare avanti e di lavorare per continuare a promuovere l’importante questione dei diritti umani: pietra miliare della politica estera americana”, ha detto l’inviato Usa a Ginevra, Sichan Siv. Perso nel maggio dello scorso anno con una votazione che era stata un vero schiaffo all’esordiente amministrazione Bush che in pochi mesi di vita aveva sconfessato diversi trattati internazionali, da Kyoto all’Abm, il seggio e’ stato riconquistato dagli Stati Uniti grazie ad una retromarcia di Italia e Spagna. Roma e Madrid, con un accordo mediato dall’ambasciatore islandese Thorstein Ingolfsson, hanno infatti ritirato le loro candidature ai quattro posti disponibili per i paesi del gruppo occidentale per ”evitare -scriveva il mese scorso il Washington Post- il rischio di una nuova umiliante sconfitta dell’amministrazione Bush”. Sin dall’inizio dell’anno -ricostruiva il Post- gli Stati Uniti, avevano detto agli altri 20 paesi del blocco occidentale che non si sarebbero candidati alle votazioni di aprile se ci fosse stata competizione, e quindi il rischio di una nuova bocciatura. Ed avevano chiesto che si arrivasse al voto già con un accordo che garantisse a Washington il seggio. Ma l’ambasciatore islandese si era trovato bloccato in un impasse provocato dal rifiuto da parte di alcuni paesi del gruppo, fra i quali Portogallo e Canada, di accettare il suo piano -sostenuto dagli Stati Uniti- di adottare la pratica della rotazione, come fanno i 46 paesi del gruppo africano o i 26 di quello asiatico, per l’accesso ad uno dei 54 seggi della Commissione. Una procedura che è stata ampiamente criticata, nell’applicazione in questi altri gruppi geografici, perché rischia di dare accesso alla commissione a paesi con curriculum disastrosi in materia di diritti umani, come per esempio Sudan e Siria, in commissione in questo momento. Ma alla fine si è riusciti a ”convincere Italia e Spagna ad uscire dalla competizione”, scriveva sempre il Post, permettendo all’amministrazione Bush di annunciare ufficialmente la candidatura ad uno dei quattro seggi e quindi di conquistarlo. Gli altri tre seggi sono andati a Germania, Australia e Irlanda. Diversi diplomatici avevano detto al Post che è importante ”non isolare gli Stati Uniti quest’anno in cui l’amministrazione Bush sta guidando la guerra globale contro il terrorismo”. L’Italia siede nella commissione -dove è entrata la prima volta nel 1957 ottenendo poi altri quattro mandati di diversa lunghezza- ininterrottamente dal 1994, ed in questi anni ha guidato le campagne per l’abolizione della pena di morte in seno all’organismo internazionale che ha il compito di controllare e sanzionare le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo.


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