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Duccio Canestrini: parto,vedo e cresco

E' il vero guru del nuovo turismo.ha scritto un libro che è un best seller,utilissimo e divertente.

di Redazione

Il buon turista non è un nuovo colono né un missionario. Non viaggia per penitenza ma nemmeno per trasgredire e delirare come nel leggendario Paese di cuccagna. Il buon turista viaggia perché ama il mondo”. Duccio Canestrini, antropologo e scrittore, il “nuovo turista” lo descrive così. Il suo libro, spassosissimo, si intitola “Andare a quel Paese” ed è un vero e proprio vademecum del turista responsabile. Nei magazzini della Feltrinelli, che l’ha pubblicato all’inizio di ottobre, di copie non ce ne sono già più. Vita: Un buon segno, cosa ne dici? Duccio Canestrini: Sono in tantissimi a essere interessanti genericamente a modi diversi di viaggiare, anche se magari non hanno ancora focalizzato una scelta o uno stile di viaggio. Vita: Ma cos’è il turismo responsabile? Canestrini: Non è un prodotto, ma un atteggiamento. Si potrebbe anche parlare di turismo ?permeabile?. Ci si lascia permeare dalle situazioni che si incontrano, evitando di venire intruppati verso una meta in cui tutto è gia scelto da qualcun altro. è un atteggiamento di apertura, in cui anche gli sbagli e gli imprevisti diventano un?occasione per incontrare qualcosa di nuovo e sorprendente. Un modo di viaggiare che lascia spazio allo spirito di crescita, di autoformazione, di avventura. E che rispetta ciò che incontra. Vita:Perché il turismo di oggi non è responsabile? Canestrini:Perché consuma le risorse ambientali e culturali del pianeta e non arricchisce chi lo pratica. I turisti partono verso il ?già noto?, con negli occhi le attrazioni pubblicizzate dai cataloghi. Il loro tempo-vacanza è già tutto programmato. Sono trasportati come pacchetti da una parte all’altra del pianeta. Il problema è che sono in tanti. E su alcune mete – sempre le stesse – le conseguenze ambientali e culturali non sono più sostenibili. Vita: Nel tuo libro scrivi che cambiare si può, e conviene. A chi? Canestrini: A tutti. A chi viaggia, a chi ospita e anche a un?industria che sta praticando un turismo-boomerang, che distrugge le ricchezze su cui si basa. L?impatto ambientale è quello più evidente. A Sharm El Sheik la barriera corallina per il 30 per cento è già distrutta dalla massa di turisti, eppure i tour operator dicono che, alla fine, basterà spostarsi da un’altra parte. Un altro impatto del turismo ?usa e getta? è quello culturale. Ne ha parlato anche il Papa, la scorsa estate, quando ha denunciato la strumentalizzazione delle culture locali e la logica dei villaggi, creando un putiferio fra gli operatori turistici. Alterare gli equilibri di una cultura e la genuinità che cerchiamo va a scapito anche del tour operator: la meta perde di fascino. Vita:Da dove può cominciare chi vuole viaggiare in modo diverso? Canestrini:Cercando libri, poesie, romanzi del Paese che ha scelto. Un luogo non è un’insieme di monumenti, parchi, discoteche, ma ricchezza di rapporti, di tradizioni e saperi condivisi. Dalla curiosità si aprono le occasioni di confronto. Si può cominciare anche in piccolo, riscoprendo il fascino del proprio territorio, informandosi e parlando con le persone. Canestrini: Il momento ?prima della partenza? è essenziale per costruire il proprio stile di viaggio. Per questo le associazioni di turismo responsabile dedicano molto tempo alle riunioni preparatorie fra tutti i viaggiatori. Vita: Dopo l?11 settembre, cambia il senso del viaggiare? Canestrini: Il cambiamento era già cominciato. Il mondo – è banale ricordarlo – non è giusto. C?è la fame, il divario economico, la negazione dei diritti umani. C?è chi viaggia e chi non può viaggiare. La visione di un turismo che passa come un surf su tutto questo è sempre più inadeguata. L?11 settembre ci ha fatto capire che siamo tutti sulla stessa barca. è stato un campanello d’allarme che ha richiamato all?unità del genere umano. Ma forse già prima erano in molti ad accorgersi che non ha senso passare le vacanze in un villaggio protetto dai militari mentre fuori la gente si ammazza a colpi di macete. Vita: Una curiosità: come mai lei, che è antropologo, ha iniziato a interessarsi di turismo? Canestrini: Negli anni Ottanta facevo l’inviato del mensile Airone, per il quale curavo l?etnologia. Un giorno a Canaima, in Venezuela, stavo conversando con un indio quando all’improvviso fummo raggiunti da un gruppo di turisti. Il ragazzo corse in capanna, si sfilò i jeans e uscì con il solo perizoma. I turisti lo fotografarono e se ne andarono. Lui si rivestì, tranquillo, e mi chiese: «Cosa stavamo dicendo?». Capii subito che la tribù da studiare era quella dei turisti e dei loro curiosi rituali. Input Il pioniere dell?altro turismo «In pochi anni tutti sono dappertutto»: la frase di Francesco Birardi, che apre il best seller di Duccio Canestrini, è la fotografia esilarante di un fenomeno epocale: il turimo di massa. Ma il turismo di massa non è il solo turismo ad esistere. E per conoscere gli infiniti rivoli attraverso cui si sviluppa l?altro turismo il best seller di Duccio Canestrini, 45 anni, è uno strumento insostituibile. Canestrini da 10 anni scrive di turismo responsabile: Turistario, 1993, era stato il suo esordio. Di lui si può sapere tutto al sito www.homoturisticus.com


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