Welfare

Europa dice no a Diane Pretty

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto oggi il ricorso di Diane Pretty

di Redazione

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto oggi il ricorso di Diane Pretty, una donna britannica di 43 anni affetta da un male incurabile, che aveva chiesto la ‘non perseguibilità legale’ per il marito Brian se questi l’assisterà nel togliersi la vita. Pretty si era rivolta alla Corte europea dei diritti umani dopo che l’Alta Corte britannica aveva bocciato una analoga richiesta di non perseguibilità per il marito. La donna, paralizzata dal collo in giù, non è in grado di suicidarsi senza l’aiuto di un’altra persona. Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo (che si occupava per prima volta del delicato tema dell’eutanasia), affronta punto per punto le cinque presunte violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che Diane Pretty ha ipotizzato nel suo ricorso contro il governo del Regno Unito. In particolare, rispetto all’articolo 2 della Convenzione – ispirato alla salvaguardia del diritto alla vita – la Corte conclude che esso ”non può essere interpretato come tale da conferire il diritto diametralmente opposto”, cioé quello a morire. Anche nelle altre quattro questioni sollevate da Diane Pretty per presunte violazioni degli articoli 3, 8, 9 e 14 della Convenzione, i magistrati hanno deciso che il Regno Unito non è da ritenere ‘colpevole’.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA