Cultura
Papa Francesco nel cuore cattolico della Polonia
Bergoglio ha celebrato messa al convento di Jasna Gora, dove sorge il santuario della Madonna di Czestochowa. L’omelia del Pontefice
Il santuario di Czestochowa si trova nel voivodato della Slesia, a Jasna Góra (Monte Chiaro). Qui dal 1382 è conservata l’icona della Madonna di Czestochowa. Un’immagine che secondo la tradizione sarebbe stata dipinta da san Luca avendo come modello la Madonna stessa.
Fin dal medioevo da tutta la Polonia si svolge il pellegrinaggio a piedi verso il santuario di Czestochowa. In tutti i momenti di difficoltà della Polonia il popolo si è stretto attorno alla Madonna Nera del Santuario di Jasna Gora. È il cuore cattolico della Polonia. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l’icona venne profanata a colpi d’ascia, e ancora oggi sono visibili tre profondi sfregi sulla guancia sinistra, che rendono particolare e inconfondibile l’immagine.
È qui che oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù Papa Francesco ha celebrato la sua prima messa “polacca” che per l'occasione celebra anche il 1050° anniversario del battesimo della Polonia.
«Nato da donna»: è così che «si realizza la venuta di Dio nella storia». Questo l'incipit dell’omelia. «Nessun ingresso trionfale, nessuna manifestazione imponente dell’Onnipotente», ha commentato Francesco: «Egli non si mostra come un sole abbagliante, ma entra nel mondo nel modo più semplice, come un bimbo dalla mamma, con quello stile di cui ci parla la Scrittura: come la pioggia sulla terra, come il più piccolo dei semi che germoglia e cresce. Così, contrariamente a quanto ci aspetteremmo e magari vorremmo, il Regno di Dio, ora come allora, non viene in modo da attirare l’attenzione, ma viene nella piccolezza, nell’umiltà».
L’umiltà e la potenza
«Essere attratti dalla potenza, dalla grandezza e dalla visibilità è tragicamente umano, ed è una grande tentazione che cerca di insinuarsi ovunque». È l’ammonimento del Papa, che ha esortato, «a donarsi agli altri, azzerando le distanze, dimorando nella piccolezza e abitando concretamente la quotidianità». «Il Signore non mantiene le distanze, ma è vicino e concreto, sta in mezzo a noi e si prende cura di noi, senza decidere al posto nostro e senza occuparsi di questioni di potere», ha ricordato il Papa a proposito del primo miracolo di Gesù, alle nozze di Cana: «Predilige infatti farsi contenere in ciò che è piccolo, al contrario dell’uomo, che tende a voler possedere qualcosa di sempre più grande». All’inizio della vita pubblica di Gesù, ha ricordato Francesco, «non c’è un gesto eclatante compiuto davanti alla folla, nemmeno un intervento che risolve una questione politica scottante, come la sottomissione del popolo al dominio romano». «In un piccolo villaggio», invece, Gesù compie «un miracolo semplice, che rallegra lo sposalizio di una giovane famiglia, del tutto anonima». Eppure, «l’acqua cambiata in vino alla festa di nozze è un grande segno, perché ci rivela il volto sponsale di Dio, di un Dio che si mette a tavola con noi, che sogna e compie la comunione con noi. Abitare concretamente la quotidianità, questo è squisitamente divino», ha sottolineato il Papa.
I doni di Dio
«Tramite questi canali del suo amore, il Signore ha fatto giungere doni inestimabili a tutta la Chiesa e all’intera umanità. Ed è significativo che questo anniversario del battesimo del vostro popolo venga a coincidere proprio con il Giubileo della Misericordia». È il tributo di Francesco ai due santi polacchi le cui orme sono disseminate ovunque nel Paese. Dio, ha ricordato Francesco nell’omelia, «ci salva facendosi piccolo, vicino e concreto. Anzitutto, Dio si fa piccolo, preferisce i piccoli, ai quali è rivelato il Regno di Dio: essi sono grandi ai suoi occhi e su di loro volge lo sguardo. Li predilige, perché si oppongono alla superbia della vita, che viene dal mondo. I piccoli parlano la sua stessa lingua: l’amore umile che rende liberi. Perciò chiama persone semplici e disponibili a essere suoi portavoce, e a loro affida la rivelazione del suo nome e i segreti del suo cuore». «Pensiamo a tanti figli e figlie del vostro popolo», l’invito del Papa: «ai martiri, che hanno fatto risplendere la forza inerme del Vangelo; alle persone semplici eppure straordinarie che hanno saputo testimoniare l’amore del Signore in mezzo a grandi prove; agli annunciatori miti e forti della Misericordia, come san Giovanni Paolo II e santa Faustina».
Farsi prossimi
«Ascoltare, coinvolgerci e farci prossimi, condividendo le gioie e le fatiche della gente, così che il Vangelo passi nel modo più coerente e che porta maggior frutto: per positiva irradiazione, attraverso la trasparenza della vita». Una triplice consegna del Papa che aggiunge «Dio è vicino, il suo Regno è vicino. Il Signore non desidera essere temuto come un sovrano potente e distante, non vuole restare su un trono in cielo o nei libri di storia, ma ama calarsi nelle nostre vicende di ogni giorno, per camminare con noi. Pensando al dono di un millennio abbondante di fede, è bello anzitutto ringraziare Dio, che ha camminato con il vostro popolo, prendendolo per mano e accompagnandolo in tante situazioni», il riferimento alla travagliata storia della Polonia: «È quello che, anche come Chiesa, siamo chiamati sempre a fare».
Le mamme e le nonne
«Dio è concreto», ha sottolineato Francesco: «Il Verbo si fa carne, nasce da una madre, nasce sotto la legge, ha degli amici e partecipa a una festa: l’eterno si comunica trascorrendo il tempo con persone e in situazioni concrete». «Anche la vostra storia, impastata di Vangelo, Croce e fedeltà alla Chiesa – ha proseguito il Papa – ha visto il positivo contagio di una fede genuina, trasmessa di famiglia in famiglia, di padre in figlio, e soprattutto dalle mamme e dalle nonne, che bisogna tanto ringraziare».
La Madonna Nera
«In particolare, avete potuto toccare con mano la tenerezza concreta e provvidente della Madre di tutti, che sono venuto qui a venerare come pellegrino e che abbiamo salutato nel Salmo come onore della nostra gente», il tributo alla Madonna Nera. «In Maria troviamo la piena corrispondenza al Signore: al filo divino si intreccia così nella storia un filo mariano». Così il Papa ha concluso l’omelia a Jasna Gora soffermandosi sulla figura di Maria: «Se c’è qualche gloria umana, qualche nostro merito nella pienezza del tempo, è lei: è lei quello spazio, preservato libero dal male, in cui Dio si è rispecchiato; è lei la scala che Dio ha percorso per scendere fino a noi e farsi vicino e concreto; è lei il segno più chiaro della pienezza dei tempi». «Nella vita di Maria – ha proseguito – ammiriamo quella piccolezza amata da Dio, che ha guardato l’umiltà della sua serva e ha innalzato gli umili. Egli tanto se ne è compiaciuto, che da lei si è lasciato tessere la carne, così che la Vergine è diventata Genitrice di Dio, come proclama un antichissimo inno, che da secoli cantate. A voi, che ininterrottamente vi recate da lei, accorrendo in questa capitale spirituale del Paese, ella continui a indicare la via, e vi aiuti a tessere, nella vita, la trama umile e semplice del Vangelo».
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