Sostenibilità

Ma non basta la parola

Parliamo di ecoturismo in questo terzo numero di Tierra: un fenomeno vincente, che conquista un pubblico sempre più largo, giovani in particolare.

di Emanuela Citterio

Parliamo di ecoturismo in questo terzo numero di Tierra: un fenomeno vincente, che conquista un pubblico sempre più largo, giovani in particolare. Ma attenzione: quante proposte turistiche oggi si danno una pennellata di verde per conquistare nuovi clienti? I tour operator hanno fiutato l?affare. E tanti governi hanno dato il via al ?rilocamento? delle popolazioni indigene, praticamente cacciandole dai loro paradisi naturali. Un esempio: i boscimani del deserto del Kalahari hanno recentemente citato in giudizio il governo del Botswana che li perseguita per sfruttare le loro terre in nome dell?ecoturismo. Duccio Canestrini, uno dei guru del turismo sostenibile, da anni mette in guardia da questo pericolo. «Dieci anni fa», racconta a Tierra, «pubblicai un dizionarietto ironicosui modi di fare dei turisti: s?intitolava Turistario. La voce ?parchi? recitava così: ?Luoghi ameni da dove i governi nazionali cacciano gli indigeni perché non disturbino i turisti che fotografano gli animali?. Sembrava una carognata, ma io queste cose le ho avevo viste». E allora il lettore si chiederà: come si fa a distinguere il vero ecoturismo dal falso? Canestrini propone questo criterio: «Un po? schematicamente, ci sono due ecologie e di conseguenza due livelli nell?ecoturismo, deep e shallow, profondo e basso, nel senso di superficiale. Chi pratica il vero ecoturismo si interessa anche alle culture maturate sul territorio che visita e alla dignità dei nativi. Gli altri si accontentano di fotografare ciuffolotti o licaoni, con il teleobiettivo». Altro dubbio: così concepito l?ecoturismo non diventa una scelta per élite? «No, l?obiettivo, a mio avviso, è un turismo educato. Educare le persone rende a lungo termine, non a breve. Ma sapete che cosa mi ha risposto una volta un tour operator quando gli ricordavo i danni alle barriere coralline di Sharm el Sheik? ?Vorrà dire che ci sposteremo?». Un buon esempio, invece, viene dal Wwf inglese che ha proposto di andare oltre ?l?orizzonte verde?, verso un turismo d?incontro, attento alla dimensione antropologica, di concerto con Tourism Concern. Un?organizzazione impegnata nella campagna per un turismo community based: espressione (e quindi rispettoso) delle istanze della comunità d?accoglienza.


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