Non profit
Azzardo: se al ministero non pensano alla cura
Un'offerta terapeutica, una risposta seria, un piano d'azione fondato che sappia dare risposte alle migliaia di persone che si sono ammalate a causa dell'azzardo. Di questo ci sarebbe bisogno. Ma al Ministero della Salute preparano una bozza di decreto che finanzierà tutt'altro. Una risposta sconcertante alle reali esigenze del Paese, delle Asl, delle Regioni
di Marco Dotti
Se partisse un'adeguata, seria, scientificamente validata offerta di cura per le patologie dell'azzardo che cosa accadrebbe? Semplice: cambierebbe tutto. In primo luogo per le famiglie dei malati e per i malati stessi. Ma questi sembrano non contare granché per certi decisori e certi consulenti. Così, dopo che ieri avevamo lanciato l'allarme sulla possibile non destinazione alle regioni dei 50 milioni di euro stanziati nel 2016 per il fondo che servirebbe a finanziare le terapie nel servizio pubblico e in quello del privato accreditato, oggi il Sole 24 Ore pubblica una bozza di decreto (vd allegato) – senza timbro né data – in cui apparentemente questi fondi vengono ripartiti, in attesa dell'effettivo stanziamento. Tutto bene? Tutto a posto? Non proprio. Il diavolo è nel dettaglio. Eccolo, il dettaglio.
All'art. 2, ultima parte, è contenuta una formulazione fuorviante: quel «finanziati con il fondo di cui all'articolo 1» lascia infatti intendere che le somme relative devono essere impiegate solo per «il programma degli interventi di prevennzione, con il coinvolgimento degli enti locali e dei setting (sic!) scolastico, famigliare e lavorativo». E la cura? E la dotazione minima dei servizi delle ASL? No, il fondo dei 50 milioni deve confluire negli interventi (come dice la norma della legge di Stabilità 2016) per la «prevenzione, la cura e la riabilitazione». Punto. Il doppio messaggio del Ministero è sconcertante: non si indica la priorità di attivare un'offerta di cura e di presa in carico, perché hanno la precedenza non ben chiari "settings". Qualcuno deve al Paese molte spiegazioni.
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