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La strage di Nizza: i fatti
Lo stato di emergenza, che conferisce a polizia e autorità poteri speciali, doveva essere tolto. Lo dichiarava ieri pomeriggio il presidente francese Hollande durante le celebrazioni della presa della Bastiglia. Poi la strage di Nizza e Hollande ha fatto marcia indietro.
Un camion guidato da un cittadino probabilmente francese di origini tunisine – altre fonti parlano di un cittadino tunisino: gli unici documenti ritrovati riguardano l'assicurazione del veicolo, peraltro preso a noleggio – si è lanciato tra la folla, andando a zig zag con in chiaro intento di uccidere quante più persone possibile.
Il conducente è morto in seguito a un conflitto a fuoco con la polizia. L'inchiesta è stata immediatamente affidata alla Procura antiterrorismo di Parigi e il presidente Hollande ha prolungato lo stato di emergenza in vigore sa novembre scorso e che doveva terminare nei prossimi giorni. «Dobbiamo tornare alla normalità», aveva detto Hollande nel corso delle celebrazioni per la festa nazionale del 14 luglio.
Nel frattempo, i morti sarebbero 85. E rimontano le polemiche che, nei giorni scorsi, avevano visto il presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sull'attentato del Bataclan accusare i servizi di sicurezza francesi. «Durante i nostri viaggi all’estero – spiega il presidente della Commissione Georges Fenech – abbiamo visto come nessun servizio israeliano, greco, turco o americano, sia stato in grado di identificare chiaramente la loro controparte responsabile del controterrorismo in Francia».
Se verrà confermata l'ipotesi di un attentato pianificato o comunque imputabile alle reti del terrore pienamente operative in Europa – e non al gesto isolato di un folle – queste parole andrebbero lette unitamente all'allarme – «ancora due o tre attentati e sarà guerra civile» – del direttore dei servizi di sicurezza che aveva parlato del passaggio alla strategia dei veicoli bomba. Nel frattempo vengono monitorate dagli esperiti le rivendicazioni via web. Fin qui i fatti allo stato attuale delle cose, in una Francia ferita e disorientata come non mail.
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