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Sud Sudan, violenze nella capitale. Si prepara l’evacuazione del personale AVSI
Da un paio di giorni, governativi e ribelli sono tornati a combattere nelle strade della capitale Juba. Oltre 300 persone tra cui circa 50 civili e un militare cinese della missione Onu hanno perso la vita nel corso delle violenze. Il personale della ong però per il momento non riesce a lasciare il Paese
Da un paio di giorni governativi e ribelli sono tornati a combattere nelle strade della capitale Juba con ogni mezzo e arma disponibile, in una lotta per il potere che vede contrapposti il presidente Salva Kiir ed il suo vice Machar.
Il quadro generale è complesso: il Sudan, dal quale il Sud si era distaccato nel 2011 dopo anni di lotta, appoggia Machar. Il vicino Uganda, al contrario, sostiene il presidente Kiir. Se a ciò si aggiungono le lotte tribali che continuano a caratterizzare la regione, i conti sono presto fatti: decine di migliaia di morti, 3 milioni di sfollati e 4 milioni di denutriti in un Paese che conta poco più di 11 milioni di abitanti.
Ben undici volte sono stati firmati armistizi tra le parti belligeranti e puntualmente, nonostante le mediazioni tentate, si è ritornati alle armi proprio nei giorni in cui ricorreva il quinto anniversario della nascita del Paese.
Le notizie diffuse dalle Ong presenti nel Paese parlano di scontri in varie zone della capitale che complessivamente hanno causato circa trecento vittime, tra le quali una cinquantina di feriti.
AVSI in particolare sottolinea che «tutto lo staff di AVSI sta bene e non è stato esposto a pericolo. Si sta preparando l’evacuazione del personale espatriato nel caso in cui la situazione peggiori ulteriormente».
Martina Zavagli, responsabile per la ong nel Paese spiega come «gli scontri hanno visto l’uso anche di armi pesanti e artiglieria. I colpi di mortaio e il volo degli elicotteri continuano a sentirsi. Stiamo cerando di coordinare l’evaquazione dello staff italiano ma la situazione è molto problematica perché l’aeroporto è chiuso ed è uno dei target degli scontri. L’evacuazione via terra è, in queste condizioni, impossibile. Gli scontri infatti stanno dilagando anche nelle province».
«Attualmente in Sud Sudan ci sono 566 bambini sostenuti a distanza», sottolinea invece il volontario Simone Manfredi, «Non si trovano a Juba, epicentro degli scontri, ma nello stato dell’Eastern Equatoria, a sud-est della capitale e in particolare a Isohe, un’area che al momento non è stata coinvolta nell’escalation. Episodi di violenza sono stati segnalati anche nella contea di Torit, dove vivono 16 bambini sostenuti a distanza. Stiamo lavorando per raccogliere informazioni su tutti i bambini e al momento non ci sono notizie negative. Segnaleremo ogni eventuale aggiornamento».
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