Politica
La nuova politica estera dell’UE riassunta in parole chiave
La Commissione europea e il servizio diplomatico di Federica Mogherini pubblicano una serie di proposte per rendere più efficaci le azioni dell’UE a favore della sicurezza e dello sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. Il documento segue di pochi giorni la presentazione della nuova Strategia dell’UE per rafforzare la sua politica estera. Un rapporto di 60 pagine le cui parole chiave ci dicono molto del modo con cui l’Unione Europea vede il mondo
Ecco due documenti passati un po’ inosservati in Italia ma che riassumono bene l’aria che tira a Bruxelles e in certe capitali europee. Chi si occupa di politiche di sviluppo non può non essersi accorto che ormai la lotta globale contro la povertà non riposa più sulla sola cooperazione allo sviluppo. Oggi, più che mai, si lavora su un binario che porta dritto lo sviluppo alla sicurezza. Del resto, è da un pò di anni che le istituzioni Ue ripetono fino allo sfinimento che “non c’è sviluppo senza sicurezza e non c’è sicurezza senza sviluppo”. Ma quale tra i due approcci ha la meglio sull’altro?
Negli ultimi mesi si respira un’aria di pessimismo tra le ONG, che le nuove proposte presentate tre giorni fa a Bruxelles dalla Commissione europea e da Federica Mogherini non aiuteranno ad alleggerire. Le proposte mirano a rendere più efficaci le azioni dell’UE a favore della stabilità, della sicurezza e dello sviluppo nei paesi Terzi, ovvero i paesi del Sud del mondo. Da un lato si annuncia una riforma della sicurezza nei paesi partner dell’UE, dall’altro una proposta legislativa per rafforzare lo Strumento per la stabilità e la sicurezza adottato nel 2014 per prevenire e gestire le crisi internazionali. Concretamente, significa tra l’altro “fornire un’assistenza più completa agli attori della sicurezza nei paesi partner, ivi compreso gli attori militari in cicrcostanze eccezionali, nell’ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile” fissati lo scorso anno dalle Nazioni Unite.
E' da un pò di anni che le istituzioni Ue ripetono fino allo sfinimento che “non c’è sviluppo senza sicurezza e non c’è sicurezza senza sviluppo”. Ma quale tra i due approcci ha la meglio sull’altro?
Del resto, sia la Commissione Juncker che il servizio diplomatico (EEAS) della Mogherini tengono a precisare che “le proposte si iscrivono nel quadro degli SGDs che i leader internazionali e dell’UE hanno adottato a New York nel settembre 2015. L’obiettivo n°15”, sottolinea il comunicato stampo, “mira a promuovore l’avvento di società pacifiche e chiede di ‘appoggiare, nell’ambito di una cooperazione internazionale, le istituzioni nazionali incaricate di rafforzare, a tutti i livelli, i mezzi per prevenire la violenza e lottare contro il terrorismo e la criminalità, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo’”.
Riassumendo l’approccio, Commissione UE ed EEAS sono convinti che questa strategia “dovrebbe consentire di rafforzare il legame tra sicurezza e sviluppo sostenibile e di contribuire ad assicurare il rispetto dello stato di diritto, la good governance, nonché il rafforzamento della sorveglianza e del controllo civile sul settore militare nei paesi Terzi”.
Nella sua dichiarazione, la Mogherini mette le cose in chiaro: “invesire nella sicurezza dei nostri paesi partner è nell’interesse dell’UE. Siamo tutti confrontati a sfide comuni quali il terrorismo, i conflitti e l’estremismo. Dobbiamo dare ai nostri partner i mezzi per prendere in mano la loro sicurezza, la loro governance e la loro stabilità”.
Sulla stessa scia, il commissario per lo Sviluppo, Neven Mimica, assicura che “la pace e la sicurezza sono indispensabili allo sviluppo sostenibile e lo sradicamento della povertà, e nessuna pace è possibile in assenza dello sviluppo sostenibile”.
Leggendo il comunicato stampa, sembra tuttavia che la sicurezza prevalga largamente rispetto alla lotta contro la povertà.
La commissione Juncker che il servizio diplomatico (EEAS) della Mogherini tengono a precisare che “le proposte si iscrivono nel quadro degli SGDs che i leader internazionali e dell’UE hanno adottato a New York nel settembre 2015.
Non è un'impressione campata per aria. E' una tendenza che sembra confermare il Rapporto sulla Strategia globale per la politica estera e di sicurezza elaborato dal servizio diplomatico dell’UE e presentato dalla Mogherini il 29 giugno. “Questo documento ha un valore importante sul piano simbolico e dottrinale”, scrive il sito d’informazione Bruxelles2.eu. Frutto di un anno di lavoro e di consultazioni, “non è contestabile dai vari Stati membri che sono stati associati durante tutta la sua fase di elaborazione, sia a livello dei parlamenti nazionali che dei governi o dei gruppi di lavoro in seno all’Unione Europea”.
Sebbene il rapporto sia passato totalmente inosservato sui media italiani ed internazionali per via del Brexit, è utile prenderlo in seria considerazione: basta cliccare qui per leggere una sintesi e qui per accedere alla sua versione integrale. In questo articolo abbiamo deciso di proporvi una lettura meno articolata della strategia targata Mogherini, probabilmente più superficiale, ma non da meno utile. Vi invitiamo ad aprire il pdf del documento e intuire gli orientamenti strategici del rapporto digitando parole chiave. Ne abbiamo selezionate otto, che secondo noi corrispondono alle sfide globali cruciali che attendono l’Unione Europea nei prossimi anni, ma anche ai valori che l'UE sostiene di voler difendere e rafforzare nel mondo.
Ecco la lista di queste parole, da quella più menzionata nel rapporto a quello meno utilizzata. Lasciamo naturalmente a voi il compito di giudicare, consigliandovi tuttavia una lettura più approfondita della nuova politica estera europea.
Security 149
Development 67
Peace 60
Terrorism/Extremism 38
Rights 35
Migration/migrants 28
Democracy 14
Refugee 3
Foto di copertina: un soldato estone della forza europea EUFOR CAR in Repubblica centrafricana nel 2014. Getty Images/Issouf Sanoufo
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