Formazione

Bambini in mezzo al mare: storie di cinque minori rifugiati

Esce in Italia un piccolo libro-gioiello, pieno di disperazione e di speranza. Mary Beth Leatherdale ha raccolto le storie vere di cinque rifugiati che da bambini sono saliti su una barca, per cercare la salvezza. Fra loro anche Mohamed, sbarcato in Sicilia dalla Costa d'Avorio. La traduzione in italiano è curata dai ragazzi e dai volontari della biblioteca Ibby di Lampedusa

di Sara De Carli

Mohamed aveva 13 anni quando lasciò il suo villaggio, in Costa d’Avorio: Maple. I suoi genitori erano morti da pochi mesi, uccisi da una bomba, durante la guerra civile. Era il 2006. «Camminò fino a un campo di rifugiati in Guinea, un paese confinante. Lì, mentre lavorava alla stazione degli autobus, incontrò alcuni trafficanti di uomini». Pagandoli con i soldi che aveva risparmiato, i trafficanti lo avrebbero fatto arrivare in Libia, dove i disordini della guerra civile facilitavano il traffico di persone». È il 2009 quando Mohamed «diede al trafficante tutti i suoi soldi. Sapeva che attraversare il Mediterraneo sarebbe stato pericoloso. Tante persone che conosceva erano morte provandoci. Ma Mohamed non aveva timore; voleva arrivare in Italia. Non era rimasto nulla in Libia per un giovane di diciassette anni come lui». Quella di Mohamed è una storia simile a tante altre e insieme eccezionale. A raccontarla, nel libro “In mezzo al mare. Storie di giovani rifugiati” (ed. Il Castoro, uscito in Italia ieri) è Mary Beth Leatherdale. Cinque storie vere, di altrettanti giovani rifugiati uniti dall’essere emigrati attraverso i mari da bambini. Quella di Ruth, in fuga dalla Germania nazista; quella di Phu, via dal Vietnam in guerra; quella di José e Najeeba, e infine quella di Mohamed che approda in Italia, dove oggi vive e lavora. Un libro dedidato a «Madzia e Shia, che mi hanno insegnato cosa significhi essere nel mirino della storia», esordisce l’autrice.

«Quello dei migranti che rischiano la vita in mare non è un fenomeno nuovo», scrive Mary Beth Leatherdale: «A un primo sguardo, i profughi che vediamo nei telegiornali e le avversità che affrontano sembrano non riguardarci da vicino. Non si tratta di un nostro problema. In realtà, la nostra decisione di agire, o di stare a guardare, ha un impatto sulle tragiche circostanze che essi devono fronteggiare. Ruth, Phu, José, Najeeba e Mohamed non avevano il potere di cambiare la situazione dei loro paesi: i conflitti, le discriminazioni e le sfide ambientali li hanno costretti ad abbandonare le loro case, senza avere la minima colpa. Il coraggio che hanno dimostrato lasciandosi alle spalle tutto ciò che amavano per cercare pace e sicurezza, e la resilienza con cui hanno affrontato viaggi terrificanti, riporta la speranza in ciò che la vita rappresenta. Non solo per loro, ma per tutti noi». Noi che – ricorda l’autrice nella primissima riga – se stiamo leggendo questo libro, abbiamo «vinto alla lotteria», «quella che conta davvero, quel colpo di fortuna casuale che ti ha fatto nascere, o immigrare, in una parte del mondo relativamente benestante e pacifica. Questo fa di te una persona privilegiata».

Dalla Libia «Mohamed si imbarcò per raggiungere l’Europa. L’unica cosa che aveva erano gli abiti che indossava, ma a lui non importava. Mohamed era disperato, voleva lasciare la Libia a tutti i costi. Lui e gli altri rifugiati venivano trattati in modo disumano: imprigionati, vessati dai trafficanti, attaccati e derubati da bande criminali. Forse vivere in Italia sarebbe stato meglio. Il barcone, stretto e senza nessun riparo, è troppo piccolo per poter trasportare trentadue persone, ma i trafficanti ci spingono dentro ugualmente. Uno di loro ci conduce lontano dalla costa ma, una volta arrivati al largo, salta su un’altra barca e ritorna in Libia. In cambio del viaggio gratis, due dei passeggeri vengono lasciati a pilotare la barca. Gridano, litigano e discutono su quale direzione prendere».

Il Mediterraneo, Malta, poi l’Italia. «Mohamed non aveva idea di dove si trovasse o dove sarebbe dovuto andare. Fortunatamente un tunisino gli chiese se avesse bisogno di aiuto. L’uomo e alcuni suoi amici comprarono a Mohamed un biglietto per Roma, dove dormì alla stazione Termini con altri senzatetto. Tutto ciò che aveva era una busta di plastica con i propri effetti personali e un pezzo di cartone su cui dormire. Dopo pochi mesi, Mohamed fu portato in un centro di accoglienza per migranti minorenni non accompagnati chiamato Civico Zero». Studia l’italiano, fa un corso di formazione per diventare receptionist negli hotel e si appassiona alla fotografia. Mohamed oggi «lavora come portiere in un albergo e trascorre il suo tempo libero scattando foto. Le sue fotografie hanno fatto il giro dell’Italia, dove sono state esposte anche nella biblioteca parlamentare, e sono arrivate a Londra e a New York. Mohamed e suo fratello, Momadi, che vive in Mali, si sono ritrovati. Un lieto fine.

“In mezzo al mare” è un libro semplice ma potente, impreziosito dalle bellissime illustrazioni di Eleanor Shakespeare, che davvero sono molto molto più di illustrazioni al testo. La traduzione in italiano è stata curata dai ragazzi volontari della Biblioteca IBBY di Lampedusa, un’altra esperienza poco conosciuta ma assolutamente straordinaria. Per ogni copia venuta, un euro andrà a sostegno della biblioteca IBBY di Lampedusa. Il libro verrà presentato martedì 2 aprile alla fiera del libro di Bologna, con l’intervento di Mohamed, il 6 aprile a Roma alla libreria Ottimomassimo con l’autrice, Mariella Bertelli, Deborah Soria e Mohamed e il 9 aprile a Lampedusa insieme ai ragazzi dell’Istituto omnicomprensivo L. Pirandello che lo hanno tradotto, sempre con l’autrice.

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