Volontariato

Giornata Mondiale Sindrome di Down: non c’è niente da festeggiare

La campagna in occasione del World Down Syndrome Day 2019 vuole denunciare quanto ancora siano lontani gli obiettivi di pieno rispetto dei diritti e uguale accesso alle opportunità per tutte le persone con sindrome di Down e chiedere di non lasciare nessuno indietro

di Redazione

Il 21 marzo? È la giornata mondiale della poesia: celebriamo l’arte che trasforma i sogni in parole e le parole in sogni. Il 21 marzo? È la giornata mondiale delle foreste: celebriamo tutti i tipi di alberi e boschi, che ospitano meravigliose forme di vita. Il 21 è Nowruz, la festa della primavera, il capodanno persiano, che celebra la pace e la solidarietà. Il 21 marzo è anche la Giornata Mondiale sulla sindrome di Down ma – dice un ragazzo con sindrome di Down – abbiamo ben poco da celebrare. Per il World Down Syndrome Day 2019, CoorDown presenta “Reasons to celebrate”, la campagna di comunicazione internazionale realizzata in collaborazione con le agenzie FCB México e SMALL New York.


Andare a scuola, praticare uno sport, uscire con gli amici, trovare un lavoro, vivere in autonomia una volta diventati adulti… una vita che la maggior parte delle persone considera “ordinaria”, possibile anche per le persone con sindrome di Down, resta per troppe di loro ancora un traguardo irraggiunto. Ci sono ancora troppi bambini e ragazzi che non hanno la possibilità di ricevere a scuola giusti supporti e sostegni inclusivi e troppe situazioni in cui dopo la scuola sparisce qualsiasi opportunità. L’accesso al lavoro con inquadramenti e contratti adeguati resta un’opportunità per pochi, con enormi differenze tra Nord e Sud del Paese e tra grandi città e piccoli centri. Anche vivere una relazione sentimentale, costruire una vita indipendente e avere una propria casa – che pure sono diritti fondamentali – restano ancora troppo spesso diritti negati a causa di supporti inadeguati, di pregiudizi sociali e di basse aspettative. La campagna ha per protagonisti quattro ragazzi e ragazze con sindrome di Down provenienti da Gran Bretagna, Albania, Svizzera e Italia. Il suo obiettivo è denunciare quanto ancora siano lontani gli obiettivi di pieno rispetto dei diritti e uguale accesso alle opportunità per tutte le persone con sindrome di Down e chiedere di non lasciare nessuno indietro.

«Non abbiamo molti motivi per festeggiare» perché fino a quando anche una sola persona non avrà le stesse opportunità di studiare, lavorare e partecipare attivamente alla vita sociale, non ce ne sarà ragione. È questa la provocazione della campagna. Senza questa consapevolezza, la Giornata mondiale sulla sindrome di Down rimane una giornata fra le tante: non a caso spesso denunciamo il fatto che ci siano più Giornate che giorni dell’anno, di cui è lecito anche domandarsi se abbiano significato e non a caso l'avvio dello spot in maniera ironica e leggera sembra far riferimento anche a questo. Significato lo ha, questa Giornata, se invece di limitarci a postare un #hashtag e una foto ne facciamo l’occasione per affermare che l’inclusione di ogni persona con sindrome di Down è una questione di diritti e che riguarda ciascuno di noi, cominciando da cosa facciamo noi per una maggiore inclusione del ragazzino che frequenta la scuola dei nostri figli. Molti passi in avanti sono stati fatti in questi anni, le conquiste realizzate e la spinta al cambiamento culturale promossi dalle persone con sindrome di Down dimostrano che siamo nella giusta direzione, ma molto è ancora da fare.

«Con la campagna “Reasons To Celebrate” vogliamo scuotere le coscienze di tutti per denunciare quanto sia ancora lontano l’obiettivo di piena parità di diritti e opportunità per tutte le persone con sindrome di Down. Fintanto che nel mondo ci sarà l'esigenza di questa Giornata, vuol dire che dobbiamo ancora lavorare per il riconoscimento e la valorizzazione della diversità e per un cambiamento culturale profondo nei confronti della disabilità, solo allora nessuno sarà lasciato indietro», afferma Antonella Falugiani, Presidente di CoorDown Onlus. Mentre Javier Campopiano, Chief Creative Officer, FCB México ricorda come «nel corso della mia carriera ho potuto constatare come la diversità aiuti a trovare idee migliori, a creare ambienti di lavoro migliori, e quindi una società migliore. E mi piace pensare alle persone con sindrome di Down non come a persone che hanno una certa condizione, ma come parte di una diversità che accoglie in sè tutte le possibilità presenti nel significato stesso di umanità. Da questo punto di vista, la campagna creata insieme alle meravigliose persone di CoorDown e SMALL rappresenta tutte queste possibilità e tutte le cose che ancora impediscono alle persone con sindrome di Down di esprimere appieno le proprie potenzialità: le limitazioni che la società ancora impone loro più che i loro stessi limiti».

La campagna “Reasons To Celebrate” è nata dalla collaborazione delle agenzie FCB Mexico e SMALL New York. È diretta dal regista ungherese Rudolf Péter Kiss e prodotta da Switzerland’s GOSH a Budapest, con la partecipazione di attori provenienti da quattro paesi diversi, Gran Bretagna, Albania, Svizzera e Italia. Anche quest’anno la campagna internazionale è stata realizzata insieme a DSi – Down Syndrome International e con il contributo di Down Syndrome Australia, Down’s Syndrome Association (UK), Down Syndrome Albania Foundation e le associazioni svizzere Art21 Association Romande Trisomie 21 e Progetto Avventuno. Il 21 marzo CoorDown sarà rappresentato al quartier generale delle Nazioni Unite di New York da Marta Sodano, giovane donna di 25 anni con sindrome di Down, che insieme a numerosi speaker da tutto il mondo porterà la sua storia e la sua esperienza educativa, che ben rappresenta quella di molti studenti italiani, condividendo le difficoltà e le conquiste della sua carriera scolastica, percorso fondamentale per la sua attuale inclusione sociale e lavorativa. Sarà proprio il tema della scuola al centro dell’evento con l’obiettivo di favorire approcci innovativi che offrano opportunità a tutte le persone, comprese quelle con sindrome di Down.

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