Cultura

Filosofia della montagna, filosofia di vita

La montagna svela i limiti costitutivi dell'uomo e indica la possibilità di organizzare culturalmente una vita segnata dai ritmi naturali, grazie alla capacità di ascoltare in esso qualcosa di più grande, trascendente il volere umano. Ne parliamo con il professor Francesco Tomatis

di Marco Dotti

Tutte le esperienze in montagna sono, al tempo stesso,esperienze fìsiche e spirituali. Ne è convinto Francesco Tomatis, professore all'università di Salerno, alpinista e autore di una “Filosofia della montagna” (Bompiani, Milano 2005) che invita a considerare la pratica alpinistica non solo dal punto di vista "sportivo" ma nella sua totalità materiale e intellettuale.

Tra i rifugi, Tomatis confessa la propria predilezione per il Federici-Marchesini al Pagarì, a 2.627 metri, costruzione in legno e muratura che sorge su un piccolo promontorio roccioso in alta Valle Gesso, nel Parco naturale delle Alpi Marittime, nella località di Entracque in provincia di Cuneo. Di proprietà del Club Alpino Italiano – sezione di Genova, inaugurato nd 1913, attualmente gestito da Andrea Pittavino, il rifugio ha una lunga storia descritta dallo stesso Pittavino in un suo libro molto noto tra gli appassionati, Rifugio Pagarì. Storia e itinerari (Lila, 2004).


Professor Tomatis, come si spiega questa passione crescente per la montagna?
Viviamo un momento di svolta nell'approccio alla montagna. Se negli ultimi due secoli il modello di uomo era il cittadino, frutto della civiltà industrializzata, che andava in montagna o per contemplare la natura selvaggia o per conquistarla, se non per sfruttarne le risorse, oggi il contatto con la montagna diventa sempre più necessario per rigenerare l'esaurita umanità tecnologizzata ma anche per attingere un modello di vita alternativo. La montagna insegna i limiti costitutivi dell'uomo e la possibilità di organizzare culturalmente una vita segnata dai ritmi naturali, grazie alla capacità di ascoltare in esso qualcosa di più grande, trascendente il volere umano.


La montagna insegna i limiti costitutivi dell'uomo e la possibilità di organizzare culturalmente una vita segnata dai ritmi naturali, grazie alla capacità di ascoltare in esso qualcosa di più grande, trascendente il volere umano.

Francesco Tomatis

La montagna può essere vista come rifugio?
Sin dalle epoche preistoriche la montagna è sempre stata tale. Ne sono testimonianza i graffiti rupestri ritrovabili in grotte o su rocce montane, risalenti anche a 40mila anni fa. Le popolazioni fra le montagne hanno trovato rifugio, salvezza e protezione da vessazioni d'imperi o invasori, nemici e dominatori. Le Alpi testimoniano ancora la presenza di genti, lingue, culture di diversa origine, sfuggite a vari tipi di persecuzione: dagli Occitani ai Walser, dai Valdesi ai Ladini… Per questi uomini la montagna è stata rifugio nel doppio senso dell'etimologia: rifugiarsi significa scappare da qualcuno che incute paura e trovare salvezza, riparo, sicurezza. Per la loro natura elevata, di difficile accesso, ma anche presentando tutti gli elementi essenziali che nutrono la vita, le montagne sono ritugio per gli uomini. Oggi possono essere rifugio per persone desiderose di sfuggire alla vita tecnologicizzata cittadina.

Nel suo libro dedicato alla filosofia della montagna dedica un capitolo alla "comunità futura". Esiste una comunità futura – e, di conseguenza, un futuro per le comunità – in montagna?
Negli ultimi anni s'è capito che non c'è futuro per una civiltà che si basi sulla possibilità di sfrunamento infinito delle risorse naturali e umane del pianeta. Pensare che la coltivazione intensiva del suolo, l'estrazione e sfruttamento continuo di risorse, dal petrolio ad aria, terra e acqua, l'omologazione di culture e persone sono uniformi stili di vita e di pensiero possano durare a lungo è frutto di ideologie dogmatiche e incapaci di capire l'uomo. Nelle piccole comunità montane, tane di singole persone, consapevoli dei propri limiti ma anche capaci d'interpretare con questi i grandi significati della vita, unite da una reciprocità che mantiene le differenze pur nella relazione, è presente un laboratorio sperimentale e un possibile modello di vita futura sulla Terra.


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