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Global Peace Index 2016: quanto ci costano le guerre?

Mentre, secondo il Global Peace Index 2016, sono in crescita i conflitti a livello globale e le guerre arrivano a costarci trilioni di dollari, la pace non può essere data per scontata nemmeno in Europa, ecco perché

di Ottavia Spaggiari

Un mondo in cui la pace è sempre più a rischio. È quanto fotografa il Global Peace Index 2016, che ha cercato di misurare il livello di stabilità e pace a livello globale. Se nell’ultimo anno infatti, 81 Paesi hanno migliorato la propria condizione, stabilizzando la propria condizione, 79 sono invece in una situazione più critica rispetto allo scorso anno, con un aumento della militarizzazione.

Panama, Thailandia, Sri Lanka, Sud Africa e Mauritania, i Paesi che hanno più di tutti visto un miglioramento della propria condizione, sono invece Yemen, Ucraina, Turchia, Libia e Bahrain quelli che più di tutti hanno assistito ad un peggioramento nell’ultimo anno.

All’ultimo posto della classifica, non sorprende la Siria, seguita da Sud Sudan, Iraq, Afghanistan, Somalia e Yemen.

Il primato per i Paesi “più pacifici”: Islanda, Danimarca e Austria, l’Italia appena al 39esimo posto, prima di noi, Romania, Costa Rica, Uruguay e Madagascar.

“L’indice viene misurato secondo 23 indicatori, che appartengono a 3 grandi aree: sicurezza, conflitti e militarizzazione”, spiega Silvia Fontana, un passato da operatrice umanitaria in zone di conflitto e ambassador del Global Peace Index in Italia. “In realtà anche se la posizione dell’Italia può sorprendere, ma non stupisce. L’indice ha registrato una percezione molto diffusa della criminalità (4.0 punti su 5), riflessa inoltre da una scarsa fiducia nelle istituzioni. Inoltre anche i dati relativi all’esportazione delle armi sono molto alti (2.8 su 5.)” Eppure l’Italia non sembra essere un’eccezione in Europa, basti pensare che Francia e Regno Unito, si trovano rispettivamente al 46esimo e 47esimo posto, mentre la Grecia è addirittura all’82esima posizione, tra i Paesi segnati in giallo, ovvero dove il livello di pace non è alto.

“L’Europa può apparire come il continente più pacifico, grazie al primato di Islanda, Danimarca e Austria, tuttavia la disparità delle situazioni da un Paese all’altro, nell’ultimo anno è aumentata moltissimo.” Continua Silvia Fontana. “La minaccia terroristica ha avuto un impatto notevole su diversi Paesi, in termini anche di sicurezza percepita.”

Il report ha inoltre stimato il costo globale della violenza, pari a 13,6 trilioni di dollari, pari a circa il 13,3% del PIL globale, mentre le perdite economiche dovuti ai conflitti armati ammontano a circa 742 miliardi di dollari. Significativo il fatto che, nonostante questo, appena 15 miliardi sono investiti in operazioni di pace. “Le due grandi sfide per il futuro saranno le modalità di contrasto del terrorismo e l’accoglienza dei rifugiati arrivati in Europa.” Spiega Silvia Fontana. “Il significato che diamo alla parola pace è legato in maniera intrinseca al concetto di coesione sociale. La crescita dell’intolleranza e la diffusione di spinte populiste non fanno altro che togliere aria all’unità, alla coesione e, quindi, proprio alla pace.”

Foto: MENAHEM KAHANA/AFP/Getty Images


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