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Milano val bene l’authority
Le cifre l'avevano già promossa a capitale del volontariato e dell' economia civile italiana:3 mila enti non profit con25 mila persone impiegate e 18 mila lavoratori a tempo pieno.
Ormai ci siamo. Stavolta pare davvero che sarà fumata bianca. E che Milano l’abbia spuntata sulle sue agguerrite concorrenti, Bologna e Padova. Infatti, dopo ripetuti ed inspiegabili rinvii che si susseguono dal lontano dicembre 1997, termine ultimo fissato dalla legge 662/96 per dar vita all’authority per il Terzo settore, voci sempre più insistenti danno per imminente la firma da parte del Presidente del Consiglio Massimo D’Alema del decreto istitutivo della stessa nella città di Milano.
Sembra così profilarsi la conclusione di una vicenda andata decisamente troppo per le lunghe, in certi frangenti degna del miglior Kafka visti i numerosi tratti di incomprensibilità che l’hanno contraddistinta e che ha tenuto col fiato sospeso, appunto per tre anni, il mondo del non profit il quale auspica da questo atto di nascita finalmente un po’ di chiarezza circa il futuro che lo attende. Se le cose andranno come previsto, perciò, presto Milano ospiterà il cosiddetto “organismo di controllo” del Terzo settore, forte del suo primato di territorio con il maggior concentrato di organizzazioni senza scopo di lucro (110 cooperative sociali, 800 associazioni di volontariato, 75 fondazioni, solo per citare le principali tipologie), ampiamente confermato da una recente ricerca dell’Istituto per la ricerca sociale (“Non profit a Milano”, a cura di P. Barbetta e C. Ranci, ed. Franco Angeli, disponibile, seppur parzialmente, anche su cd rom) svolta per conto della Camera di Commercio ambrosiana. Secondo le stime Irs, infatti, la provincia milanese può oggi contare su 3 mila enti non lucrativi, di cui ben la metà presenti solo nel capoluogo, una ogni mille abitanti, attive prevalentemente nei settori dei servizi di welfare e della qualità della vita, in cui sono impegnate quasi 25 mila persone retribuite ed un numero di volontari corrispondente a oltre 18 mila lavoratori a tempo pieno.
«Una stima davvero significativa» come sottolinea Sandro Lecca, responsabile del centro studi dell’ente camerale, «che risulterà ancor pìù aggiornata a fine anno, quando verrà completata la realizzazione della nostra banca dati sull’economia civile e che saremo ben lieti di mettere a disposizione dell’authority affinché possa svolgere nel miglior modo possibile la sua attività». Già, la sua attività. Ma in concreto essa in cosa consisterà dato che il decreto legislativo 662/96 non è affatto chiaro al riguardo? In attesa di conoscere cosa avrà deciso a breve il legislatore, Giorgio Fiorentini, docente alla Bocconi e all’Università di Lecce, autore su queste stesse colonne (“Vita” n. 13/99) di una dura reprimenda contro le tante chiacchiere inutili che hanno accompagnato dal ‘97 ad oggi la questione authority, lancia una proposta riassumibile, sostanzialmente, in tre punti: «Innanzi tutto l’authority più che esercitare un mero controllo formale sulle organizzazioni non profit dovrebbe provvedere subito ad un loro riordino e classificazione secondo una tassonomia inedita ed innovativa. Inoltre», continua il professore, «la presenza dell’autorità in una città come Milano, indiscussa capitale della finanza e dell’economia, può rappresentare un’occasione irripetibile per mettere nella giusta evidenza la dimensione economico-aziendalistica degli enti non lucrativi, partendo magari proprio dalle fondazioni bancarie che, oltre al consistente patrimonio di cui dispongono, fatto già degno di nota in proposito, annoverano tra i loro scopi di utilità sociale da perseguire anche quello della promozione dello sviluppo economico. Infine», conclude Fiorentini, «l’authority deve rivelarsi capace di accreditarsi come una vera e propria istituzione garante del ruolo e della “dignità” del Terzo settore, avente perciò titolo ad intervenire ai vari tavoli dove si discutono le sorti della società civile organizzata, rappresentandone le istanze più qualificate».
Vola troppo alto il professor Fiorentini? Ci vorrà forse troppo tempo per veder tradotte in pratica proposte simili alle sue? L’authority del terzo settore riuscirà ad eliminare i tanti ostacoli burocratici e finanziari che ancora impediscono alla nostra economia civile una più capillare diffusione nel Paese?
Nella “Milano che fa bene”, ciò non dovrebbe risultare affatto proibitivo. Resta un ultimo ostacolo, il ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, che vorrebbe tanto tenere l’Authority presso i suoi uffici a Roma. Ci riuscirà? •
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