Volontariato

La mia Kidman? Si chiama Caterina

Evento a Venezia Per la prima volta al Festival internazionale un film sui sogni, gli amori e i sentimenti delle coppie Down

di Gabriella Meroni

Le sagome di due ragazzi si sfiorano, lui percorre con un dito il profilo di lei: la fronte, il naso, le labbra. Ridono, si accarezzano il viso, i capelli. Si guardano negli occhi, sussurrano qualcosa, ma la musica copre le loro parole. Comincia così il film “A proposito di sentimenti”, di Daniele Segre, la storia di cinque coppie di ragazzi di Roma che stanno insieme, parlano, ballano, si baciano, fanno progetti per il futuro. Niente di nuovo e niente di strano, se non fosse che i dieci protagonisti sono tutti ragazzi Down. Caterina, Riccardo, Sara, Italo, Letizia, Cristiano, Daniela, Manuele, Marzia, Dino: dieci ventenni che si raccontano e raccontano il loro amore, senza nascondersi, con una levità e una tenerezza che fanno dimenticare quei profili un po’ schiacciati, quegli occhi a mandorla e quella pronuncia un po’ strascicata sulle parole, che sono poi le stesse che tutti dicono e si dicono quando sono innamorati. «Che begli occhi» dice Letizia. «Anche i tuoi» risponde Cristiano. E Riccardo confessa a Caterina: «Non capisco perché, ma sono attratto». «Che cosa ti piace di me?» chiede lei, civetta. «Tutto» è la risposta. O la sintesi di Dino: «Ti amo, ti voglio sposare». “A proposito di sentimenti” affronta in poco più di 30 minuti un tema lungo una vita, l’amore tra persone con handicap. E lo fa alla grande, scegliendo il Festival del cinema di Venezia, dove verrà proiettato fuori concorso il 9 settembre. Un’occasione per conoscere chi sono davvero le persone Down, dopo questa estate in cui – da Coccolino in giù – di loro si è detto molto, forse troppo, e non sempre a ragion veduta. Presentiamo in queste pagine alcuni brani degli straordinari scambi di battute tra i protagonisti, che non parlano solo d’amore, ma anche di che cosa significa accettarsi, essere autonomi, trovare lavoro, voler bene ai genitori ma essere anche pronti, in un futuro non lontano, a vivere senza di loro. I protagonisti del film ci stanno già pensando: la loro storia di fidanzati ha infatti una meta ben precisa, il matrimonio o una convivenza che li strappi alla solitudine e li accompagni a formare una loro famiglia. Perché, come dice Caterina, «il futuro succederà presto», e perciò, come dice Sara, occorre pensare «alla nostra coppia». Il film così lancia innanzitutto uno sguardo sul domani, e per questo è stato realizzato con il contributo della fondazione “Verso il futuro” che si occupa appunto di progettare la vita adulta dei ragazzi Down. Ma sono coinvolti anche RaiTre (che manderà in onda il film) e “I cammelli”, la casa di produzione del regista Daniele Segre. Che spiega di essere stato contattato dai responsabili dell’Associazione italiana persone down (Aipd) dopo aver realizzato un altro “corto” con protagonista un ragazzo schizofrenico, quello “Sto lavorando?” vincitore del premio Fedic sempre a Venezia nel ‘98. «Lavorare con persone Down mi preoccupava», racconta il regista torinese. «Poi ho scelto di avvicinarli con un provino, come avrei fatto con attori qualsiasi. Dovevo fare un film, quindi verificare se erano capaci di esprimersi. A quel punto la mia diffidenza si è sciolta». Soddisfatto del risultato? «Volevo costruire una storia che andasse oltre la diversità parlando di qualcosa che tutti conosciamo: l’amore. È stato un esame importante che non avrei mai superato senza l’aiuto di Michela Colapinto e Anna Contardi dell’Aipd, che hanno scritto con me il soggetto e a cui si deve il lavoro preparatorio con i ragazzi». Se la sente, Segre, di condensare in una parola il “messaggio”? «Forse il succo è: “si può”, è possibile. Queste persone possono, proprio come noi, amare e essere felici. Se non si sa questo, la nascita di un figlio Down può essere solo una tragedia. Spero di avere almeno suggerito che un’altra prospettiva esiste». Duquenne e Lillo, i pionieri del set Se guardiamo al passato il più famoso attore down è senza dubbio Pascal Duquenne, belga balzato agli onori della cronaca nel 1996, con il film “L’ottavo giorno”, diretto dal connazionale Jaco Van Dormael. Duquenne si segnalò al Festival di Cannes 1996 con un’interpretazione eccezionale, che gli valse la Palma d’Oro come miglior attore protagonista. Nel film Duquenne è George, un giovane down che diventa amico di un uomo d’affari in crisi esistenziale: da quell’amicizia, l’uomo normale capirà di aver molto da imparare. Duquenne, in realtà, ha al suo attivo molteplici, piccole partecipazioni, ma certo “L’ottavo giorno” fu un pugno nello stomaco per tanti spettatori e critici. Anche se Duquenne, giustamente, ha sempre precisato di essere un vero attore, e che il suo personaggio – apparentemente allegro, in realtà tragico – non gli assomigliava per niente. Tra i film italiani, Johnny Stecchino ha regalato uno sprazzo di celebrità a Alex De Sanctis ( che tra l’altro compare in un fotogramma di “A proposito di sentimenti”) meglio noto come Lillo, il nome del suo personaggio. Come ricorda chi ha visto il film, Lillo (nella foto con Benigni) era l’amico down del protagonista Dante, suo complice nelle scorribande sullo scuolabus e costantemente interessato alle avventure sentimentali (mancate) dell’amico.


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