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Andrea Vitali: «Wiki-Esino, il futuro è qui»

Al via oggi l’appuntamento mondiale organizzato dalla grande enciclopedia online. La scelta è caduta su un paesino sopra il lago di Como. Lo scrittore spiega perché questa Italia dei borghi ha una marcia in più

di Anna Spena

Uno è il lago d’Iseo, a cavallo tra le province di Bergamo e Brescia. L’altro è un piccolo comune, Esino Lario, 760 metri di altezza, provincia di Lecco. Cosa avranno in comune queste bellezze lombarde che fino a poco tempo fa erano sconosciute? Sono due luoghi che hanno improvvisamente scoperto una dimensione globale. Il lago d’Iseo dal 18 giugno è stato preso d’assalto per “The Floating Piers”, la passerella galleggiante realizzata dall’artista Christo.

Il comune di Esino, invece, da oggi vedrà più che raddoppiato il numero dei suoi “cittadini” con l’inaugurazione di Wikimania, la dodicesima edizione del congresso internazionale organizzato da Wikipedia, che ha scelto il comune di Esino come location d’eccezione: sono attesi oltre mille ospiti da ogni parte del mondo. Siamo davanti ad un fenomeno nuovo. Dove il “piccolo” si rifà spazio e diventa grande.

Andrea Vitali, scrittore di successo, è nato a pochi chilometri da Esino, sulle sponde del Lago di Como. È un autore di best seller che non si mai sottratto dalla sua dimensione “glocal”. Il fenomeno Esino perciò non lo stupisce.


Qual è il valore aggiunto di luoghi come il lago d’Iseo o del comune di Esino Lario?
La bellezza paesaggistica.

E allora perché sono così poco conosciuti?
Hanno scarsa capacità di vendersi e di valorizzare quello che di bello c’è. Mi riferisco in modo particolare ad Esino, un paesino nascosto in fondo alla vallata. Però c’è da ammettere che la loro condizione di piccoli borghi da una parte è una condanna, dall’altra è un vantaggio.

In che senso?
I posti piccoli, più isolati, molto spesso conservano il loro valore primitivo: sono rimasti nel tempo uguali a loro stessi. Non sono omologati. Non c’è modernità eccessiva. C’è una sorta di scoperta al contrario qui. Il fatto di essere rimasti abbastanza fermi negli ultimi 50 anni li fa diventare una novità all’interno di un mondo che invece è molto cambiato.

Che fare per tenere alta l’attenzione anche dopo la fine degli eventi?
La cosa più importante è che l’evento, una volta finito, non determini la morte del ricordo di quello che l’evento stesso ha permesso di scoprire. Tutte le persone devono avere una visione a 360° di quello che stanno visitando. Però è impossibile pensare di organizzare eventi della portata di Wikimania o di Christo in tutti i piccoli borghi o comuni italiani che devono essere riscoperti…

Secondo lei perché si sta ricominciando a guardare ai piccoli borghi?
Io credo che il fattore economico sia fondamentale. Questi luoghi poco alla volta si sono svuotati e l’economia ne ha molto risentito. Ad Esino, ad esempio, io andavo in vacanza da bambino. Il comune era molto turistico. Poi l’offerta si è moltiplicata e questi luoghi hanno smesso di essere attrattivi. Oggi il fenomeno si è esattamente invertito e questi luoghi si stanno auto rilanciando: sono posti dove si può passare del tempo libero.

Questa è una moda o una trasformazione destinata a restare?

Io penso che resterà. Si è esaurito il successo delle mete meramente esotiche e si ritorna a riscoprire il piacere della propria terra.

Quindi è il turismo la possibilità più grande di ripresa di questi luoghi?
Sentieri gastronomici. Gite in montagna o al lago. I borghi, i piccoli comuni, devono essere in grado di organizzare tutte una serie di proposte che per molto tempo sono state ritenute di “non valore”. Si deve ricostituire l’idea che il luogo piccolo è un mondo che vale la pena scoprire ed esplorare. Il turismo è sicuramente la nuova leva economica; è il sangue nuovo di questi luoghi. Laddove viene a mancare il turismo questi luoghi ricominciano a morire.

Photo Credit: Wiki Commons

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