Mondo

L’Afghanistan si è rimesso a scuola

Non c’è luce. E i libri di testo sono uno per classe. Un giorno tra i banchi, a Taliqan (di Daniela Binello)

di Redazione

A Kabul la sveglia è alle 6: dobbiamo partire per raggiungere con una jeep Uaz Taliqan, principale città del Takhar, regione ai confini con il Tajikistan, dove il territorio afghano era controllato dall?Alleanza del Nord anche ai tempi dei talebani. Sono 14 ore di viaggio per seguire una mattinata di lezioni nel liceo Abu Osmani di Taliqan: 2.500 studenti maschi (niente classi miste in Afghanistan). Il liceo è stato interamente ristrutturato, sminato da mine e clusters e riarredato con l?intervento del Cesvi, l?organizzazione non governativa di Bergamo. Paolo Caputo ha abitato a Taliqan per tre mesi durante l?avvio dei lavori, poi è stato sostituito da Davide Zappa, rientrato in Italia, e ora da Giorgio Trombatore, che resterà qui nove mesi. Due ore di luce Per un ?international?, come veniamo chiamati qui, lavorare a Taliqan significa abitare in case riscaldate da stufe a legna, senza luce né tv, telefono o Internet. Le organizzazioni umanitarie affittano delle case-ufficio dove installano generatori di corrente e telefoni satellitari che costano, però, 6 dollari al minuto e il cui uso, perciò, è ridotto al minimo. «Ho trovato un Paese devastato, poverissimo, disseminato di mine», aveva spiegato Stefano Piziali, il cooperante del Cesvi che ha raggiunto da pioniere il Takhar per il primo sopralluogo. «Le tempeste di sabbia sono frequenti. La luce elettrica è distribuita due ore solo al venerdì, giorno festivo per il mondo islamico». Le scuole afghane erano chiuse da due anni, cioè da quando i talebani avevano deciso di trasformarle in caserme. Gli insegnanti, pur di tornare a lavorare, hanno collaborato alla mappatura di tutti gli edifici e alla loro ricostruzione. Riattrezzare una scuola costa circa 10mila dollari: in venti giorni si può sistemare un edificio in modo da renderlo agibile, riabilitare un pozzo per l?acqua potabile, fare costruire banchi e lavagne. Il liceo Osmani ha ripreso a funzionare da fine marzo, l?anno scolastico finirà a dicembre. Permetterà ai pochi fortunati l?accesso all?università, conta 17 aule e un ufficio didattico, e ora accoglie studenti dai 15 ai 19 anni. Le lezioni si svolgono in due turni giornalieri, dal sabato al giovedì. Nella scuola lavorano 80 insegnanti e 5 custodi. Le materie d?insegnamento sono per il 40 per cento scientifiche e per il 20 pre cento letterarie e linguistiche: si insegna il dari, la principale lingua parlata in Afghanistan, il pashtun e l?inglese. L?approfondimento religioso impegna per un altro 20% di lezioni, ma gli insegnanti precisano che le interpretazioni illiberali del Corano imposte dai talebani non sono attendibili. Il restante 10% del tempo viene dedicato a sociologia e a filosofia. I libri proibiti Il vero problema sono i libri, rari e costosissimi. Così è generalmente disponibile un solo testo per ogni classe. Tuttavia i dirigenti del dipartimento dell?Educazione hanno avanzato al Cesvi timide proposte, come quella di potersi dotare di un centro di formazione permanente per insegnanti. Sembra, perciò, che il motore delle idee positive si sia rimesso in moto e proprio dalla scuola potrebbero giungere presto buone notizie da un Paese dove l?orologio del tempo segna l?anno 1381 dopo Maometto. Info: Campagna Cesvi in Afghanistan: numero verde 800.036.036; ccp. 324244 intestato a Cesvi con causale ?profughi afghani?


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