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Incendi in Sicilia, ecco a chi convengono

Parla Gianfranco Zanna, Presidente di Legambiente Sicilia: «Potrebbe esserci dietro un gioco di interessi, la mano di chi vuole speculare sui territori. Sono state colpite aree protette, “inutilizzabili” per il loro valore naturalistico…distruggendole si può immaginare che esse “tornino” ad essere disponibili, magari per interventi di cementificazione»

di Elisa Furnari

È stata l’apocalisse ieri in Sicilia, quasi 500 incendi hanno colpito tutta l’isola, le situazioni più difficili sui Nebrodi e nelle Madonie ma oltre alle province di Messina e Palermo sono state coinvolte anche quelle di Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Ragusa per quello che in tanti hanno definito “il giovedì di fuoco”. Abitazioni lambite dalle fiamme, collegamenti autostradali e ferroviari interrotti, decine di ettari di verde distrutti e oltre una cinquantina i feriti, oggi che lentamente si torna alla normalità con soli (si fa per dire) 32 incendi attivi, si inizia la conta dei danni e la ricerca delle responsabilità. Ne abbiamo con Gianfranco Zanna, Presidente di Legambiente Sicilia.

Una pagina triste per la Sicilia, si fa fatica a credere a una casualità..
Da escludere l’autocombustione, è impossibile credere che casualmente o accidentalmente si siano generati 500 focolai e certamente non può trattarsi di qualche gesto scellerato.

La Magistratura ha iniziato le prime indagini, ma cosa può muoversi dietro ad una serie di gesti ripetuti e così gravi?
Potrebbe esserci dietro un gioco di interessi, la mano di chi vuole speculare sui territori. Sono state colpite aree protette, “inutilizzabili” per il loro valore naturalistico…distruggendole si può immaginare che esse “tornino” ad essere disponibili, magari per interventi di cementificazione. Alla base di tutto c’è comunque un problema di matrice culturale, il mancato rispetto dei beni comuni come patrimonio singolo e collettivo da tutelare.


C’è una co-responsabilità Istituzionale?
Fermo restando che si è trattato di un'ondata di scirocco eccezionale, la Regione Siciliana si è distinta per l'ennesima volta per la sua latitanza. Sono anni, ormai, che, inascoltati, chiediamo che vengano rispettati i tempi per la predisposizione dei servizi antincendio e che le squadre entrino in servizio nei giusti tempi. Ma, evidentemente ettari di boschi in fumo, case evacuate, animali carbonizzati, e i milioni di danni non sono un buon motivo affinché la Regione si dia una mossa. E la storia si ripete puntualmente ogni anno.

Legambiente ha divulgato proprio oggi alcuni dati di Ecomafia 2016, secondo il rapporto stilato dall’organizzazione ambientalista nel 2015 sono cresciuti gli incendi, addirittura con un’impennata rispetto al 2014 che sfiora il 49%. Rispetto a quest’ultimo dato colpiscono soprattutto gli ettari di superficie andati in fumo, più di 37 mila, e la loro collocazione geografica: più del 56% si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso.
Nelle stesse ore Giuseppe Antoci, Presidente del Parco dei Nebrodi scampato un mese fa ad un attentato, dichiara guerra ai piromani. “Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Non daremo tregua a chi incendia le nostre terre, sarà guerra spietata fin quando non verranno assicurati alla giustizia. Il territorio – prosegue Antoci – è stato massacrato. Io sono certo che ci sia dolo e so anche che sarà difficilissimo provarlo, perché usano mille tecniche diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando, poi diffondono le fiamme".

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