Ancora concorsi pubblici in primo piano. Dopo il caso del vincitore di concorso non ancora assunto nell’avellinese a 8 anni di distanza dalla chiusura degli esami, ecco un caso di immotivata esclusione per una questione di equipollenza di titoli richiesti, come ci spiega Anna Maria Nuti, difensore civico di Arezzo. Al centro della vicenda un provvedimento del direttore dell’Ufficio del personale, con cui non veniva ammessa una domanda di partecipazione al concorso pubblico bandito dal Comune per il conferimento di due posti di Istruttore Contabile. Secondo il dirigente aretino, la candidata non era in possesso di un titolo di studio valido. La candidata ha il diploma di maturità professionale di segreteria di amministrazione non equipollente, secondo l’ufficio del personale, ai diplomi richiesti dal bando: ragioniere e perito commerciale, operatore commerciale, perito aziendale e corrispondente in lingue estere e diploma di analista contabile. La normativa che regola la materia è il Dpr n.253 del 1970 dove, all’allegato 8 tabella h lettera b, è prevista l’equipollenza tra il diploma di perito aziendale e corrispondente commerciale e quello di segretario di amministrazione. In base alla normativa il diploma in possesso della candidata è equipollente solo al diploma di perito aziendale e corrispondente commerciale e non a quello di perito aziendale e corrispondente in lingue estere richiesto dal bando. Il difensore civico non ha però trovato alcuna legge che istituisce la scuola per perito aziendale e corrispondente commerciale e, quindi, non esiste alcuna normativa che preveda tale diploma. Tesi che ha trovato conferma dallo stesso Ministero della Pubblica Istruzione, a cui è stato chiesto un parere, che ha precisato che la dicitura del testo del Dpr 253 risulta errata. Un chiarimento che ha indotto l’ufficio del personale del comune aretino a riammettere al concorso sette candidati esclusi perché in possesso di un titolo che in base al decreto non era equipollente a quello richiesto nel bando.
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