Welfare

Ecstasy: genitori detective? Meglio ricostruire il dialogo

Tossicodipendenze: Fronteggiare l'alarme pasticche in discoteca.

di Redazione

Sospetto che mio figlio, che frequenta assiduamente le discoteche soprattutto il sabato sera, faccia uso di “pasticche”. Può dirmi quali sono i sintomi che devo tenere d’occhio? G.L. (Ge) Risponde Riccardo C. Gatti Mi chiedo se, al posto di “tener d’occhio” i sintomi, non valga maggiormente la pena di parlare. Non mi sembra che i ragazzi vedano l’uso di “pasticche” come una gran trasgressione da tenere assolutamente nascosta. Certo che il dialogo con un figlio non può essere inventato per l’occasione, soprattutto in casi simili. Se, però, si parte dal principio che un genitore debba, necessariamente, trasformarsi in detective per smascherare il figlio, sorprendendolo sul fatto, mi sembra che si percorra una strada sbagliata. Le metamfetamine, col loro effetto rendono particolarmente ed esageratamente disponibili a parlare, ridere, a porsi in relazione con gli altri in uno stato di iperattività fisica e beatitudine psichica unita a una caratteristica rigidità della mascella e, talvolta, anche a una certa tensione che può sfociare in aggressività. In casi limite i contatti con la realtà si perdono e la persona può diventare sospettosa di qualunque cosa o iniziare ad avere sensazioni paranoidi come quella di sentirsi spiato o perseguitato. Inoltre, chi abusa di metamfetamine, abbastanza frequentemente tende ad abusare anche di altre sostanze come, per esempio, gli alcolici. È molto difficile che un genitore possa osservare l’effetto diretto della droga: è più probabile che possa notare cosa accade quando la sua azione finisce. Il consumatore di ecstasy o prodotti simili (le metamfetamine, appunto) sarà, spesso, assolutamente spossato da notti spese sotto effetto delle sostanze che, fin che dura l’azione, non fanno sentire la fatica. Potrà manifestare disturbi dell’umore tendenti alla depressione o all’ansia con attacchi di panico (improvvisa, terribile sensazione di catastrofe imminente e di “sentirsi morire” senza alcuna ragione evidente) o, più semplicemente apparirà disinteressato e apatico per tutto salvo che nell’imminenza di una uscita in cui far uso di droga. Si tratta, come si vede, di sintomi aspecifici riferibili anche a tutta una serie di altre situazioni. Detto ciò ritorno al consiglio iniziale: non cerchi di fare l’investigatore o il medico. Di fronte a sintomi che non capisce, prima di trarre conclusioni magari sbagliate o precipitose, entri in contatto diretto con una persona esperta. Svolga bene il ruolo di genitore chiedendo, informandosi, dialogando ma anche ponendo limiti e regole. So che è difficile, ma i giovani apprezzano i genitori che si assumono le loro responsabilità (anche se, difficilmente, lo ammettono).


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