Mondo

Orlando: il momento della solidarietà

Dal gay pride di Roma alle comunità musulmane, è il momento della solidarietà dopo la sparatoria che ha sconvolto gli Stati Uniti. Migliaia le persone accorse per donare sangue a Orlando, eppure le donazioni sono vietate alla maggior parte degli uomini gay e bisessuali della città

di Ottavia Spaggiari

­La sparatoria che ha mietuto più vittime della storia negli Stati Uniti, così è stata definita la tragedia di Orlando, in Florida, quando sabato notte, un uomo armato è entrato al Pulse Club, un locale LGBT, sparando sulla folla, uccidendo 50 persone e ferendone gravemente altre 53. Un attacco per la comunità LGBT degli Stati Uniti e internazionale, a quasi un anno dall’anniversario di uno dei più importanti momenti nella storia della comunità: il riconoscimento del matrimonio come diritto anche tra le coppie dello stesso sesso in tutti gli stati del Paese.

Moltissime le dimostrazioni di solidarietà in tutto il mondo. The Center, centro culturale, di advocacy e supporto per la comunità LGBT di Orlando, oggi più che mai riscopre l’importanza di essere un punto di ritrovo, offrendo assistenza psicologica e logistica ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime, lanciando inoltre una raccolta fondi online, per aiutare chi nell’inferno del Pulse Club è rimasto ferito o ha perso un famigliare. Il Consiglio per le relazioni islamico-americane, ha rilasciato una dichiarazione, condannando l’accaduto e definendolo “un attacco mostruoso”. “Offriamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie e ai cari di chi è rimasto ucciso o ferito. La comunità musulmana si unisce agli altri americani, ripudiando chiunque o qualsiasi gruppo che rivendichi, giustifichi o provi a scusare un atto di violenza così orribile.”

A San Francisco migliaia di persone sono scese in piazza, attraversando il Castro, quartiere protagonista delle manifestazioni per i diritti della comunità LGBT negli anni settanta, sfilando davanti all’Harvey Milk Plaza, ricordando Harvey Milk, politico e attivista gay, arrivando proprio fino al municipio dove, nel 1978 Milk, venne ucciso, insieme al sindaco della città.

Manifestazioni anche in diverse capitali da Tel Aviv a Londra a Parigi fino a Roma, dove proprio domenica si è svolto il gay pride e in serata, migliaia di persone sono scese per una fiaccolata in via San Giovanni in Laterano, la gay street romana.

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Donazioni di Sangue

Dopo la richiesta di donazioni di sangue alla comunità locale di Orlando, si sono formate code lunghissime davanti agli ambulatori per la donazione del sangue, eppure, nonostante l’emergenza e le proteste, non è stato modificato il regolamento federale che vieta la donazione di sangue alla maggior parte degli uomini gay e bisessuali. Secondo le ultime riforme del regolamento del Food and Drug Administration, sono gli uomini gay che non hanno avuto rapporti nell’ultimo anno possono donare sangue, una limitazione che non sembra essere basata su certezza scientifiche. Proprio lo scorso anno avevamo discusso di questo con il presidente nazionale di Fratres, Luigi Cardini, che ci aveva spiegato come “Escludere un segmento intero dalla popolazione più che essere discrimanante è dannoso per la raccolta, perché non prende in considerazione persone che potrebbero essere idonee”.

Controllo delle armi

Mentre quella di Orlando è la sparatoria che ha mietuto più morti nella storia degli Stati Uniti, questa tragedia è l’ultimo tragico episodio in una escalation di violenza di massa che sottolinea ancora una volta il vuoto normativo e legale rispetto al controllo dell’accesso alle armi da fuoco. Basti pensare che nei suoi otto anni alla guida del Paese è la quindicesima volta che il presidente Obama si trova davanti alle telecamere ad esprimere il cordoglio per una sparatoria di massa. “Questo massacro ci ricorda ancora una volta quanto sia facile per qualcuno mettere le mani su un’arma che gli permetta di sparare ad altre persone, in una scuola, in un luogo di culto, in un cinema o in una discoteca. Dobbiamo decidere se è questo il Paese in cui vogliamo vivere e non fare nulla a riguardo, è di per sé una decisione.”

Photo: BRYAN R. SMITH/AFP/Getty Images

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