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Bobba: Odysseus, servizio civile come viatico alla cittadinanza europea

Il sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali presenta l'iniziativa che punta a diventare un nuovo punto di riferimento per i giovani europei a fianco dell'Erasmus. "Ora passiamo dalle buone intenzioni ai fatti: puntiamo a un programma finanziato dalla Commissione europea in modo strutturale. Con una forte impronta legata al tema dell'integrazione, per sradicare il terrorismo"

di Daniele Biella

L’Unione europea non è solo regole, trattati e burocrazia: è la volontà di un’esperienza di vita basata sulla prospettiva comune di tante persone. E’ da questo senso di comunità che parte il progetto Odysseus, un vero e proprio servizio civile europeo che proprio in questo periodo sta muovendo i suoi primi passi”. È risoluto Luigi Bobba, sottosegretario ministeriale a Lavoro e Politiche sociali, nel sottolineare la concretezza di questo nuovo strumento che lui stesso, a fianco del think thank di esperti che ha elaborato l’iniziativa – chiamato Volta e guidato dal saggista Giuliano Da Empoli – presenta questa mattina a Roma alla sala Donat Cattin del ministero.

“Si tratta di fare tesoro dell’apporto che ha dato il programma Erasmus alla collettività: 3milioni di giovani universitari che hanno studiato in un Paese diverso dal proprio sperimentando, attraverso un’esperienza altamente qualificante, un sentimento europeo che supera i confini del proprio Stato di appartenenza”, continua Bobba, “Odysseus vuole essere quel momento in cui una ragazza e o un ragazzo vive nel concreto una cittadinanza europea che lo porterà a trovare un ruolo nella società”. Il significato di Odysseus è in quel solco politico-culturale che vuole rilanciare l’idea di Europa stessa, oggi messa in crisi da vari fattori, in primis economici ma, sempre di più negli ultimi tempi, identitari e legati al tema epocale delle migrazioni: “quanto sta accadendo riguardo alla possibilità paventata di chiudere i confini, annullare Schengen, sconquassa la visione dell’Unione europea come casa comune. Per questo ora più che mai è necessaria un’esperienza civica e volontaria che affronti direttamente il tema dell’integrazione, che lavori per unire anziché dividere, per costruire ponti e non muri”, sottolinea il sottosegretario.

Il campo di riferimento, più che ai confini esterni dell’Europa e al dramma dei profughi che cercano una nuova vita in quella che ritengono essere la patria dei dritti umani – ma che si sta rivelando sempre di più una fortezza chiusa su se stessa – sono i nuovi ghetti, come le banlieue parigine o le zone di Bruxelles da dove hanno preso piede i recenti attentati terroristici, compiuti da cittadini europei di origini extraeuropee, ovvero nati e cresciuti in terra europea. Ma c’è la volontà dei giovani europei di spendersi in questa direzione? “Sì. Recenti studi confermano che il sentimento europeo resiste meglio tra la popolazione giovanile rispetto a quella adulta, e la dimostrazione pratica è l’interesse dimostrato verso le altre esperienze di scambio europeo basato sul modello del servizio civile, come Ivo4all, a cui partecipano 250 persone provenienti da Italia, Francia e Inghilterra”, indica Bobba. Anche il nuovo bando ordinario di Servizio civile nazionale da 42mila posti, di cui si è aperta due giorni fa la fase delle candidature (scadenza il 30 giugno 2016), “rivela la volontà di un approccio diretto in tema integrazione: almeno 4mila posti sono dedicati infatti ad azioni che coinvolgono i richiedenti asilo presenti attualmente in Italia”.

Ora per Odysseus è il momento “di passare dalle buone intenzioni ai fatti, dalla simpatia all’interesse concreto: è questo che chiederemo in sede Ue. In alcuni incontri con omologhi europei ne ho già parlato, puntiamo ad arrivare a un programma finanziato dalla Commissione europea in modo ordinario e strutturale, proprio come avviene per l’Erasmus”, chiosa il sottosegretario.

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