Cultura

Da Francesco a Francesco

800 anni fa lo storico incontro tra il frate di Assisi e il Sultano a Damietta. Oggi l’incontro di Papa Bergoglio con il Grand Imam di al-Azhar e la firma della storica Dichiarazione congiunta. Tra i due momenti ci sono tanti punti di contatti. A partire dall’idea che Dio «non ha bisogno di essere difeso da nessuno»

di Giuseppe Frangi

Si sa quanto Francesco d'Assisi volesse andare a tutti i costi tra i musulmani. Per tre volte aveva fatto un tentativo, senza scoraggiarsi dei fallimenti. Il terzo tentativo fu quello buono per l'incontro con il sultano d’Egitto Malek al- Kamel. Era il settembre 1219. L’incontro avvenne a Damietta, sulle sponde del Nilo, a pochi chilometri di distanza dal Cairo. Francesco non ragionava con i criteri ideologici della cristianità del suo tempo (criteri che erano stati fatti propri a volte anche dai suoi frati minori…) e in quel viaggio per conoscere da vicino i musulmani, si è posto al di là della frontiera chiesa-istituzione, situandosi dentro la sensibilità religiosa del suo interlocutore. Tra pochi mesi saranno esattamente otto secoli da quell’incontro, e la strada aperta a Damietta si è confermata come la sola che garantisca dalle derive del fanatismo.

Lo ha dimostrato il viaggio, già definito storico del Papa (non a caso un altro Francesco…) negli Emirati Arabi. Per la prima volta nella penisola che vide i natali di Maometto è stata tenuta una cerimonia religiosa pubblica che non fosse un rito islamico: la messa del papa nello stadio di Abu Dhabi davanti ad una folla che ha superato numericamente ogni aspettativa.

L’altro momento “storico” del viaggio è stata la partecipazione di Francesco alla “Conferenza globale sulla fratellanza umana” organizzata dal Muslim Council of Elders – un organismo internazionale indipendente con sede nella capitale degli Emirati e che fa capo al Grand Imam di al-Azhar, lo Sceicco Ahmed El-Taye. L’incontro si è tenuto nel Founder’s Memorial di Abu Dhabi, davanti a grandi personalità del mondo islamico, come Sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan e ad Ahmad Al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar. Proprio con quest’ultimo Francesco ha firmato uan Dichiarazione sulla “Fratellanza umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune” (qui il testo)

Questa Dichiarazione è un testo importante perché nato da un’intesa non formale ma profonda. La condanna dovuta di ogni estremismo e fanatismo non è una semplice condanna dovuta di ordine morale. È una condanna che scaturisce da un dato dottrinale condiviso. «Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente», viene scritto senza “se” e senza “ma”. Fanatismo e violenze conseguenti «sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portali a compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione, per realizzare fini politici e economici mondani e miopi».

La Dichiarazione è un’ammissione delle responsabilità che le religioni hanno avuto in tanti conflitti che hanno insanguinato il mondo. «La storia», si legge nella Dichiarazione, «afferma che l’estremismo religioso e nazionale e l’intolleranza hanno prodotto nel mondo, sia in Occidente sia in Oriente, ciò che potrebbe essere chiamato i segnali di una “terza guerra mondiale a pezzi”, segnali che, in varie parti del mondo e in diverse condizioni tragiche, hanno iniziato a mostrare il loro volto crudele; situazioni di cui non si conosce con precisione quante vittime, vedove e orfani abbiano prodotto».

Certamente Il primo frutto di questa Dichiarazione è stato proprio l’atto che ha concluso oggi la visita del papa: la messa nello stadio di Abu Dhabi. «Sono venuto anche a dirvi grazie per come vivete il Vangelo che abbiamo ascoltato (quello delle Beatitudini, ndr)», ha detto ilo Papa. «Si dice che tra il Vangelo scritto e quello vissuto ci sia la stessa differenza che esiste tra la musica scritta e quella suonata. Voi qui conoscete la melodia del Vangelo e vivete l’entusiasmo del suo ritmo».

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