Mondo
Cecilia Strada: Emergency da oggi in mare con il Moas
In queste ore parte da Malta la nuova missione umanitaria dell'ente non profit che nel 2015 ha salvato 11mila persone. La novità è la prima volta in mare dell'ong guidata dalla figlia di Gino Strada: "Operiamo da anni nei luoghi da dove i profughi scappano, è giusto esserci anche nel Mediterraneo"
L’ong Emergency, per la prima volta nella sua storia, sale a bordo di una nave per collaborare al salvataggio dei migranti: l’imbarcazione è quella del Moas, Migrant offshore aid rescue, che parte entro questa sera dal porto di Malta per sei mesi di missione, dopo quella dello scorso anno che ha portato al recupero di almeno11mila persone. “Operiamo dal 2014 nei porti italiani di approdo delle navi, e da anni nei luoghi di partenza di queste persone, come Afghanistan, Iraq, Libia: sappiamo da cosa dove scappano, ora è arrivato il momento di dare una mano anche in mare”, ci spiega Cecilia Strada, presidente di Emergency. “Tra medici, infermieri e mediatori culturali saranno sei le nostre persone a bordo, che si affiancheranno al personale del Moas per turni di tre settimane”.
Emergency avrà lo stesso ruolo che nel 2015 ha impegnato un’altra ong, Medici senza frontiere: “con Regina, Christopher Catrambone (gli imprenditori italo-maltesi fondatori di Moas, ndr) e il loro staff ci siamo conosciuti l’anno scorso nel porto di Augusta, durante le operazioni di sbarco”, specifica Strada, “quando successivamente ci hanno contattato chiedendo la nostra disponibilità a collaborare nella loro nuova missione nel Mar Mediterraneo, non abbiamo esitato”. L’iniziativa umanitaria che partirà nelle prossime ore si aggiunge alle altre esperienze in atto: oltre ai mezzi navali dell'Agenzia europea Frontex, in primo luogo la nave Aquarius dell'ong Sos Mediterranee, quella dell’ong tedesca Sea Watch (a cui appartiene il marinaio ritratto in foto con in braccio la bambina senza vita, uno scatto che ha fatto il giro del mondo nel tentativo di scuotere le coscienze della politica, alla stregua di quanto avvenuto la scorsa estate con la tragica immagine del piccolo Aylan), e anche i mezzi di Msf, tutte protagoniste di migliaia di salvataggi nei giorni terribili di due settimane fa quando hanno perso la vita in differenti naufragi almeno 880 persone.
Che le missioni di salvataggio nel Mediterraneo siano un'azione di tamponamento dell'emergenza dei naufragi è chiaro a qualsiasi operatore umanitario. "Per risolvere alla radice i problemi ed evitare le morti in mare, i decisori politici europei devono rivedere – urgentemente – il sistema di asilo, introducendo per prima cosa i corridoi umanitari", sottolinea la presidente di Emergency. L'impressione è che non si voglia davvero incidere nel cuore del problema: "dove è finito il discusso accordo tra Unione europea e Turchia? il silenzio dal quale è stato avvolto negli ultimi tempi è la testimonianza della sua inadeguatezza".
Foto di apertura: @Moas.eu/J.Florio all rights reserved
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