Welfare

Reddito di Cittadinanza, Becchetti: «Non è tutto da buttare. Ma quanti rischi»

L'economista dell'Università di Roma Tor Vergata difende lo strumento, «sarebbe un errore osteggiarlo ideologicamente». Ma poi sottolinea alcune criticità, «il disincentivo alla ricerca di lavoro da parte di chi lo percepisce, il rischio di cumulo con il lavoro nero, l'aumento della disoccupazione e l'aumento dei salari minimi»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il Reddito di Cittadinanza è pronto a partire. Presentato il funzionamento, presentato il sito dedicato e presentate le tessere. Ieri però il presidente dell'Inps Tito Boeri e l'Istat, auditi in Commissione, hanno comunicato che la platea dei possibili beneficiari potrebbe essere molto inferiore alle stime iniziali del governo. Secondo i calcoli dell'istituto di previdenza infatti la misura coinvolgerebbe “una platea di 1,2 milioni di nuclei e 2,4 milioni di persone”. In più secondo le simulazioni condotte dall'istituto poi il 55% dei percettori del sussidio è costituito da single (47,9% per l'Istat), cui sono destinati, in proporzione, gli importi più alti. A causa della limitatezza delle risorse, ad essere penalizzate sono state soprattutto le famiglie numerose, dove invece si concentrano i livelli più altri di povertà. In generale, è stato rimarcato, il nuovo sussidio punta forte sui single a differenza del Rei, nel cui caso solo un quarto dei beneficiari era costituito da singoli. Per capire meglio abbiamo chiesto a Leonardo Becchetti.




Che bilancio fa di questo nuovo strumento?
Sarebbe un errore criticare a prescindere questa misura. Soprattutto per l'opposizione. Un partito di sinistra non può fare la guerra a una rete di protezione universale come questa. Bisogna più che altro vedere come si può migliorare ed evitare i rischi, che ci sono.

Quali sono i rischi?
Principalmente due. Il disincentivo alla ricerca di lavoro da parte di chi lo percepisce e il rischio di cumulo con il lavoro nero. Su questo la partita dei controlli diventa molto importante. Sicuramente due effetti statistici che potrebbero accadere e che non sono necessariamente positivi sono da una parte l'aumento della disoccupazione e dall'altro l'aumento dei salari minimi.

Perché l'aumento della disoccupazione?
Noi sappiamo che tanta gente in Italia è inattiva. Ma in realtà è disoccupata. Queste persone inattive si trasformeranno in persone in cerca di lavoro perché questa è la condizione per accedere al sussidio. Quindi aumenterà il dato sulla disoccupazione.

Perché non è positivo l'aumento dei salari minimi?
È positivo per il lavoratore ma è un'arma a doppio taglio perché bisogna vedere se per le aziende non aumenti solo il gap del costo di produzione tra l'Italia e l'estero.

Il Reddito di Cittadinanza sostituisce il Rei. Però si tratta di strumenti molto diverse che si rivolgono a platee diverse. Cosa ne pensa?
Il Rei era più attento al reddito familiare. Nel RdC il coefficiente familiare c'è ma è basso. Sicuramente aiuta più i single. Non è necessariamente un male questo cambio di strumento, ma certamente alcune modifiche ci vorrebbero.

Quali?
Oltre ad un coefficiente famigliare più largo che faccia pesare di più il reddito famigliare avrei fatto soglie diverse per nord, centro e sud Italia. Bisogna tenere conto delle differenze importanti del costo della vita tra i vari territori.

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