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Marijuana e legalizzazione: che cosa c’è dietro?

È sempre più attuale il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis. Cosa c’è dietro? Una questione di etica, senza dubbio. Enormi interessi economici. Per questo dobbiamo attrezzarci di buoni strumenti per capire

di Giuseppe Lorenzetti

È sempre più attuale il dibattito sulla liberalizzazione della cannabis. Cosa c’è dietro? Una questione di etica, senza dubbio. Enormi interessi economici. Ci basti pensare che già da alcuni anni negli Stati Uniti Philip Morris e Reynolds & co stanno promuovendo il nuovo mercato della cannabis legale, con un potenziale giro di affari annuo da 36 miliardi di dollari. Dulcis in fundo i rischi derivanti dall’uso di questa sostanza.

Parlare di etica è fondamentale, ma potrebbe rischiare di confondere. Lo stesso vale per le attività di lobbying e gli affari tra politica, finanza, e multinazionali, sebbene già esistano solide inchieste al riguardo. La vera urgenza è l’informazione sulla potenziale pericolosità della cannabis sulla psiche e sul corpo.


Non è passata inosservata la recente uscita del libro inchiesta Tell your children: The Truth About Marijuana, Mental Illness, and Violence, pubblicato dall’autorevole casa editrice Simon & Schuster. Alex Berenson, progressista, ex giornalista investigativo e reporter di guerra del New York Times, denuncia una situazione di grande sottovalutazione del problema.

Gli studi sono numerosi — dall’Ottocento a quelli recentissimi (2017) della National Academy of Sciences americana, passando per ricerche del British Medical Journal e per studi scientifici fatti in Olanda, Svezia e Nuova Zelanda, molti dei quali citati nel libro denuncia di Claudio Risé edito da San Paolo nel 2007 — e tutti convergono nel segnalare i rischi psichiatrici connessi al consumo di marijuana.

Si parla di depressione, ideazioni suicidarie, disturbi d’ansia, attacchi di panico, soprattutto negli adolescenti. Tuttavia forse le due correlazioni più significative sono quelle tra uso di marijuana, episodi psicotici e violenza. Nei quattro stati che, per primi, hanno legalizzato negli U.S.A., il numero di omicidi e comportamenti violenti è cresciuto esponenzialmente dal momento della legalizzazione. Il THC invece, uno dei principi attivi della cannabis, nei decenni passati limitato all’1-2% e oggi presente in percentuali molto più elevate, può essere la causa di episodi psicotici.

La discussione sul legame tra uso di marijuana e psicosi, e più in generale per quanto riguarda tutti i rischi psichiatrici già citati, è attualmente accesa e aperta. Infatti la questione essenziale è se questi rischi vengano corsi solo ed esclusivamente da chi già ha una predisposizione genetica.

Tuttavia spesso si dimentica il fatto che una predisposizione genetica non sfocia necessariamente nel manifestarsi della malattia. Sono infatti, ad esempio, numerosissimi i casi, caldamente denunciati fin dai tempi di Jung, di psicosi latenti, ovvero psicosi che rimangono inespresse a volte per tutta la vita. L’utilizzo di marijuana può quindi rivelarsi, per soggetti predisposti che – attenzione – non sanno di esserlo, il fattore scatenante.

Le correlazioni son pur sempre soggette alla nostra interpretazione e il dibattito rimane aperto e interessante. La liberalizzazione, ad esempio, permetterebbe un maggior controllo su rischi e consumi oppure si rivelerebbe un messaggio fraintendibile e un incentivo all’uso?

La ricerca scientifica ha il dovere di approfondire un tema di importanza cruciale proprio perché, ultimamente più che mai, sottovalutato dai mezzi di comunicazione, dalla politica e quindi da moltissimi giovani di tutto il mondo, che corrono a loro insaputa rischi reali e, a volte, fatali.

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