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SeaWatch3: quell’umanità sospesa che non vogliamo vedere
Viviamo strani giorni. Giorni così convulsi che portano alla mente le parole di David Grossman sul concetto di “nemico”, il nemico come colui che non ha volto, non ha storia, non ha corpo, non ha affetti è solo un nemico. Ci sono 47 persone sospese in mare. Sono davvero loro il "nemico"?
Ieri sera, a Benevento, è iniziato uno sciopero della fame a oltranza per protestare contro la disumanità del Governo sul caso dei migranti a bordo della Sea Watch 3. Pubblichiamo l'intervento di Angelo Moretti, direttore del Consorzio della Terra, tra gli organizzatori della mobilitazione.
In questi giorni così convulsi non possono non venire in mente le parole di David Grossman sul concetto di “nemico”, il nemico come colui che non ha volto, non ha storia, non ha corpo, non ha affetti è solo un nemico. Ci sono 47 persone sospese in mare. Sembrano sospese come in un quadro surreale di Magritte. Non sono né di là né di qua, sono semplicemente sospese.
E come si fa per gli avvistamenti UFO tutti interpretano la venuta dei 47, senza incontrarli ovviamente. Saranno delinquenti, saranno complici degli scafisti, saranno davvero dei disperati o sono semplicemente dei furbi, fuggono, ma da dove? E perché fuggono? I loro 47 nomi sembrano non interessare nessuno.
Alcuni diari delle comunità dei nativi americani potrebbero esserci di aiuto, in essi vengono riportati tutti i dubbi delle diverse tribù alla vista dello sbarco degli europei sulle loro coste, ignavi del destino crudele che stava per scaraventarsi su di loro, si domandavano quanto avessero sofferto per aver affrontato un viaggio così lungo, procuravano coperte, in cambio ricevevano fiumi di alcol e nuove malattie. La differenza tra gli europei e gli indiani la sappiamo tutti: i primi avevano il fucile.
Oggi viviamo ancora tempi di dubbi e di incertezze, ma contrariamente ai nativi sappiamo perfettamente alcune cose: i migranti vengono da campi di concentramento in Libia, i migranti vengono da pesi poveri, i migranti che non aiutiamo ad attraversare il mare una volta imbarcati rischiano di morire annegati. Oltre 32 mila morti lo testimoniano. L’ONU ha testimoniato con il suo ultimo report (20 dicembre 2018) che i migranti ed i rifugiati vivono atrocità inimmaginabili in Libia (unimaginable horrors, qui il link).
Chi sono questi 47 uomini sospesi? Hanno diritto ad essere accolti?
Sta avvenendo una trasformazione nell’immaginario dell’uomo contemporaneo, i nomi ed i corpi scompaiono, resta solo l’ideologia a dire se essi siano buoni o cattivi e se sia cosa giusta o sbagliata farli scendere dalla nave. Qualcuno dice di riportarli in Libia. Potrebbe così accadere che Siracusa si trasformi nel Binario 21, quello famoso della stazione di Milano da dove gli ebrei italiani venivano spediti ad Auschwitz e si confondevano con i passeggeri ordinari che affollano la stessa stazione per ragioni di vita quotidiana. C’è chi dice che questi passeggeri devono essere presi in carico dall’Olanda, che inizia così a riscattarsi del suo passato coloniale di paese schiavista. C’è chi dice che deve essere l’Europa a farsene carico, chi pensa che possa essere l’Italia. Nel frattempo 47 corpi restano sospesi.
In un’altra Repubblica in un’altra epoca un politico, poi condannato per tangenti e morto in latitanza, venne ricordato per aver fatto atterrare aerei di guerra non autorizzati a Sigonella, oggi il nostro Ministro Salvini e tutto il suo governo verrà ricordato per la prova di muscoli contro 47 uomini disarmati su una nave. È un cambiamento importante. Oggi pietà l’è morta, le ragioni ideologiche valgono di più.
A nulla serve far rilevare che nell’Italia dello spopolamento e del continuo calo demografico 47 persone bene accolte possono essere solo una benedizione. A nulla serve far notare che in Italia l’attuale sistema di accoglienza prevede molti più posti di quei 47 in mare. Quei 47 corpi sono lo scudo umano per affermare un principio in Europa e questo principio vale di più della pietà e della ragione.
E mentre quei corpi restano sospesi, la domanda è: cosa insegnerà questa storia ai nostri ragazzi?
Meglio che continuino a giocare giornate intere in quei videogiochi in cui la bravura si conta con il numero delle kill, degli omicidi portati a termine. Prima gli italiani.
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