Politica

#Tassasullabontà, il Senato approva l’emendamento che congela quanto previsto dalla Legge di Bilancio

Approvato all'unanimità il previsto emendamento del Decreto Semplificazioni sull'Ires agli enti non commerciali. L'agevolazione sull'Ires rimane soppressa, ma se ne protraggono gli effetti. Purtroppo però del futuro nuovo sistema agevolativo non si sa né il cosa né il quando né il chi riguarderà. Certamente la norma sarà più restrittiva perché dovrà essere “eurocompatibile". Parola di Alessandro Mazzullo

di Sara De Carli

L’emendamento 1.34, quello che dovrebbe mettere una toppa all’aumento dell’Ires per il non profit stabilito in Legge di Bilancio, è tra i pochi emendamenti approvati dalle Commissioni che ora sono stati ammessi al voto dell'Assemblea del Senato che oggi lo ha approvato all'unanimità. L'emendamento – spiega il dossier del Senato – «ridefinisce i termini dell'entrata in vigore del comma 51 della legge di bilancio 2019, che prevede l'abrogazione delle agevolazioni tributarie definite dall'articolo 6 del D.P.R. n. 601 del 1973». Una buona notizia, che però non è esattamente la cancellazione della “tassa sulla bontà”. Lo aveva subito evidenziato l’avvocato Alessandro Mazzullo, esperto di legislazione e politiche fiscali, nel suo blog. Con lui ricapitoliamo ls rstio dell'emendamento approvato oggi.

«L’art. 6 del DPR 601/73 rimane soppresso, ma ne stanno protraendo gli effetti finché entrerà in vigore un nuovo regime: “future” norme agevolative di cui poco o nulla si dice. Non sappiamo i tempi e non sappiamo di cosa si tratterà. Non è detto che quel che arriverà sarà lo stesso dimezzamento dell’Ires previsto dall’ articolo 6, né che varrà alle stesse condizioni alle quali era concesso oggi», spiega Mazzullo.

Tutto ciò getta incertezza sullo scenario futuro. «Questo è grave perché molto concretamente gli enti, che in questo momento poggiavano molti ragionamenti strategici sull’art 6, non sanno quello che succederà “domani” né quando sarà questo domani». Che le nuove norme agevolative non saranno pari a quelle esistenti, d'altronde «è quasi sicuro», afferma Mazzullo, «per motivi ragionevoli»: quando l’articolo 6 entrò in vigore non c’era il procedimento per verificare che non fossero aiuti di Stato, mentre «il nuovo sistema agevolativo dovrà essere “eurocompatibile”, quindi più restrittivo. È giusto, ma dobbiamo saperlo e dirlo», afferma Mazzullo.


Bisogna far capire a Bruxelles la specificità di questo mondo, chiedendo un pacchetto di norme che derogano la disciplina generale sugli aiuti di Stato per quelle figure soggettive che assolvono a funzioni di interesse generale

Alessandro Mazzullo

Il ragionamento principale da fare, a suo parere «è che bisogna dialogare con Bruxelles e far capire la specificità di questo mondo, chiedendo un pacchetto di norme che derogano la disciplina generale sugli aiuti di Stato per quelle figure soggettive che assolvono a funzioni di interesse generale»: finché questo non ci sarà, «le misure agevolative, comprese quelle previste dal Codice del Terzo Settore, hanno la spada di Damocle sulla testa».

In sintesi quindi, sono tre i punti critici. Non sappiamo che cosa dirà, nei confronti di chi e quando una nuova norma sostituirà quella soppressa. E in più c’è da fare un ragionamento sull’eurocompatibilità. «Ma al netto di questi 4 alert», afferma Mazzullo, «ce n’è uno grandissimo, di carattere sistemico: quale visione il Governo ha del Terzo Settore e dell’impresa sociale. Se guardo agli ultimi provvedimenti, questo Governo conferma l’impianto della riforma del Terzo Settore, poiché i correttivi apportati lasciano in piedi l’impianto. Ad esempio la legge di bilancio ha modificato l’art 79 del Codice del Tezro Settore decommercializzando le attività delle ex Ipab e quindi riconoscendo un’importantissima agevolazione a un ente che svolge attività commerciale e quindi lucrativa anche se non di redistribuzione degli utili. Da un lato il Governo fa questo ragionamento, ma dall’altra parte con quest’altra norma dice che l’agevolazione futura sarà destinata solo a quei soggetti che svolgeranno attività con modalità non commerciali. C’è una non completa comprensione della differenza tra lucro oggettivo e luco soggettivo, che sono aspetti fondamentali e strategici».

Il punto è: «Per cosa – tu Governo – valorizzi questo mondo? Per le finalità che persegue, al di là del fatto di come le finanzia o solo nella misura in cui oltre a perseguire un fine non lucrativo svolge anche attività non commerciale?».

Morale? Potremmo concluderne con Tonino Carotone: “Futuro incerto, felicità a momenti”.

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