Volontariato
Solidarnosc gioca a calcio
La telefonata della first lady polacca, la trasferta a Varsavia, i dibattiti alla Tv di Stato tapezzata con le foto del Papa.
Solidarnòsc, solidarietà. Il concetto politico e rivoluzionario di quindici anni fa cambia obiettivo oggi, in una Varsavia che guarda all’Europa con fiducia e coraggio, con più ricchezza di ieri. E la solidarnòsc di oggi è senso sociale, voglia di associazionismo, di impegno volontario. Come quello di Jolanta Kwasniewska, moglie del presidente della Repubblica, donna di grande fascino che ha creato l’associazione umanitaria “Senza frontiere”. Obiettivo a breve scadenza: la costruzione di una scuola multietnica in Kosovo. Obiettivo da raggiungere con quella che per i polacchi è un’insolita, curiosa iniziativa di sport e spettacolo: una partita di calcio.
Torno indietro per spiegare l’antefatto. Nel maggio scorso, a Firenze, la Nazionale italiana cantanti gioca la “Partita del Cuore”, in diretta Rai, un appuntamento che gli italiani hanno imparato da tempo a seguire e sostenere. La partita viene replicata via satellite da Eurosport. E la moglie del presidente, dalla sua residenza di Varsavia, se la guarda tutta. Poi alza la cornetta del telefono e chiama Wojciech Gassowski, una sorta di Gianni Morandi polacco, un cantante cinquantenne popolarissimo, un uomo dai modi gentili e con un’ottima conoscenza della lingua italiana. «Perché non facciamo anche noi, in Polonia, una squadra di calcio di cantanti e artisti che giochino per obiettivi sociali?», propone la presidentessa. Detto, fatto.
Sabato 25 settembre, nello stadio del Legia, la Nazionale cantanti-artisti polacchi, gioca la sua prima partita ufficiale. E la gioca contro la Nazionale italiana cantanti, presa a modello. Ma il modello della Nazionale italiana cantanti non è legato soltanto alla partita giocata; c’è un lavoro di preparazione che è certo più intenso, più faticoso, ma anche più gratificante. E allora ecco che io in qualità di giocatore e direttore della Gazzetta ufficiale della Nic, il dirigente della Nic Giorgio Archetti e il mister della squadra, Sandro Giacobbe, siamo andati a Varsavia, due settimane prima dell’incontro di calcio, per “esportare” il modello Nazionale cantanti, per incontrare gli organizzatori della partita, per spiegare ai responsabili dell’associazione promotrice dell’evento su quali binari avviare una campagna di sostegno anche sociale all’incontro, per disporre quindi a Varsavia le forme di promozione dell’evento che abitualmente utilizziamo in Italia. Ed ecco allora gli incontri nelle radio, qualche capatina alla Tv di Stato, ma soprattutto dibattiti pubblici, visite nelle scuole, presenza fisica in altri eventi, meglio se partite di calcio di serie A.
Siamo stati a Varsavia tre giorni, abbiamo incontrato decine di persone, forse abbiamo lasciato un segno più profondo di quanto, al momento, possiamo presupporre. Nei grandi palazzi della Tv e della radio di Stato abbiamo incontrato persone sorprese dalla longevità della Nazionale italiana cantanti, incuriosite dai nostri messaggi sempre legati all’impegno sociale, al desiderio di costruire per gli altri, per chi soffre e per i bambini in particolare. In quegli uffici, tappezzati di foto di “Jan Pawel II”, il loro papa (che è anche primo in classifica con un Cd di canti e preghiere), abbiamo trovato una grande voglia di partecipazione, voglia di rendersi utili, di darsi da fare, forse il segno di un popolo che ha sofferto in passato e che non ha dimenticato e che per questo vuole adoperarsi per sollevare dalla sofferenza chi oggi sta peggio. Ma anche un popolo che ha voglia di ridere, di divertirsi: il nostro povero mister, Sandro Giacobbe, è stato tempestato di domande del tipo: “quanti ruzzoloni fate per calciare la palla?”, “chi è il più imbranato?”, ”il pubblico ride?”. Insomma, da un lato il legittimo desiderio di umanizzare gli idoli, dall’altro la speranza di coniugare la solidarietà al divertimento. Sabato 25 settembre saremo tutti lì, con il capitano Eros Ramazzotti a giocare una partita doppiamente importante. Per il progetto scolastico in Kosovo che nella fattispecie si aiuterà, ma anche e soprattutto per inaugurare un nuovo modello solidale che, in quel Paese di profonda tradizione cattolica, noi della Nazionale cantanti abbiamo aiutato a formare.
Bimbi soldato, il giorno del rifiuto
La Coalizione “Stop all’uso dei bambini soldato” (coordinata da Amnesty International ed a cui aderiscono le reti di ong Cocis e Focsiv, Telefono Azzurro, Terre des Hommes, Bice, Unicef) sta preparando una serie di iniziative comuni in vista del Coalition Day, il 9 ottobre, la giornata in cui saranno raccolte le firme in molte piazze d’Italia contro l’impiego diretto dei minori in guerra. Le firme possono essere anche inviate via fax (06.6872373) e via-Internet (focsiv@glauco.it). La stessa coalizione di associazioni non profit sta preparando un appello al capo dello Stato affinché deponga, il 4 novembre, una corona alla memoria dei bambini-soldato vittime delle guerre. Anche le Nazioni unite si sono, proprio recentemente, pronunciate sulla drammatica questione dei bambini-soldati. Infatti, i quindici membri del Consiglio di sicurezza hanno votato una risoluzione che condanna «l’assassinio e la mutilazione, la violenza sessuale, il rapimento e il reclutamento e l’utilizzo di bambini in conflitti armati».Intanto il Bureau international catholique de l’enfance (Bice), ha anche programmato, per il 10 novembre, un seminario di studio sul lavoro minorile in Italia che si svolgerà a Montecatini (info: tel. 0573.401804; mailto:biceit@tin.it
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.