Formazione

Perchè la solidarietà non teme il mercato

I quadri Acli si sono ritrovati per un convegno di studio dal titolo : "Umanizzare l'economia",per mettere a tema i diritti e le nuove povertà globali

di Riccardo Bonacina

M entre i protagonisti del capitalismo e del profitto globale si ritrovavano a Cernobbio all?annuale convegno dello Studio Ambrosetti, in un luogo più appartato ma non meno suggestivo, a Vallombrosa, i quadri Acli si sono ritrovati per un convegno di studio dal titolo tosto, ?Umanizzare l?economia?, per mettere a tema i diritti e le nuove povertà globali. Aldilà della curiosa coincidenza di date il convegno Acli, dopo la serie di incontri e di riflessioni di eccellenza e di altissimo livello registrati al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, segna il definitivo ritorno dei più presenti e attivi movimenti cattolici nell?agone politico ed economico all?insegna di un protagonismo e di una libertà d?azione e di interlocuzione rispetto alla politica e all?economia sicuramente nuovi. E questo è di certo un bene in un epoca in cui il pensiero unico della one best way, facendosi beffa della politica e gettando a mare le regole sociali e i quadri normativi che regolano il rapporto tra i vari soggetti portatori d?interesse, ci propina in maniera martellante la beatitudine del Prodotto interno lordo, del profitto e della competitività globale. A Vallombrosa, a questo proposito, è stato chiesto a insigni economisti, intellettuali e rappresentanti autorevoli degli organismi internazionali se questo nuovo protagonismo della società civile e dell?economia ch?essa sempre più esprime può trasformare dall?interno l?attuale sistema economico senza delegare allo Stato interventi di natura dirigistica. Il dibattito (che c?è parso talmente interessante che abbiamo deciso nel prossimo numero di proporvi un?ampia sintesi su Vita) si è imperniato intorno ad una grande alternativa segnata dagli interventi di Serge Latouche da una parte e di Stefano Zamagni dall?altra. Per Latouche, economista parigino, in un?epoca in cui le fortune delle 32 persone più ricche del mondo supera il Pil di tutta l?Asia del Sud, bisogna abiurare ogni dimensione economica per dar vita ad una strategia localistica alternativa capace di mettere in rete le nicchie informali di produzione ecologiche ed etiche. Che prospettiva grigia, marginale, ha protestato, con noi, la maggioranza della platea. Una platea cui è piaciuta di più la prospettiva del bolognese Stefano Zamagni. Che ha detto: «Invece di operare fuori o contro il mercato, bisogna fare lo sforzo di promuovere pratiche di produzione e di distribuzione della ricchezza che si servano dei meccanismi del mercato per creare uno spazio economico in cui vengano rigenerati valori come la fiducia e la solidarietà, dalla cui esistenza il mercato stesso dipende». ?


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