Sostenibilità

Civitas: l’equosolidale in Fiera c’è un logo comune.

In questa edizione sarà presenza record del commercio equo. Transfair, organizzazione per la certificazione, presenta il nuovo marchio europeo. Parla il presidente

di Giampaolo Cerri

A Civitas, il commercio equo farà la parte del leone, come gli accade da qualche anno. Le Botteghe del mondo, Ctm, i vari importatori. TransFair, l’organizzazione per la certificazione equosolidale, sarà presente per raccontare ai visitatori dove sta andando questo settore. Ne parliamo con il presidente, Adriano Poletti. Vita: Cosa vi aspettate da questa grande vetrina? Adriano Poletti: Saremo presenti anche con un convegno, promosso insieme con Mani Tese, sul problema dello sfruttamento minorile che si ricollega alla Global march internazionale che comincia il 18 maggio con iniziative in 18 città italiane. Come TransFair, insieme con la storica Bottega del mondo padovana, La Tortuga, e l’Ancc-Coop abbiamo invitato a parlare Muhammad Ammar Bajwa, rappresentante della Talon Fair Trade, organismo pakistano per la gestione del Progetto pallone, cioè per la produzione di palloni da calcio senza sfruttamento della manodopera e soprattutto dei bambini. Vita: Palloni che sono l’unica referenza non alimentare dei vostri prodotti… Poletti: Esatto, TransFair è stato un progetto sperimentale al termine del quale l’organizzazione internazionale Flo – Fairtrade Label Organization avvierà la commercializzazione a marchio. Dal 18 maggio noi rilanceremo: il pallone è per gli italiani un simbolo forte, nell’anno dei Mondiali ancora di più. Vita: Per tornare alle aspettative su Civitas, credete che la società civile possa fare di più? Poletti: Molte grandi organizzazioni della società civile sono già nostre società e con alcune di queste stiamo facendo un lavoro importante per far crescere la cultura dell’equo e solidale. Accade con le Acli per i circoli; con l’Arci, con la quale abbiamo recentemente organizzato un corso di formazione a Firenze; con l’Agesci, che organizza progetti educativi con i giovani su questo tema. Vita: Poco prima di Civitas, lanciate il marchio europeo che raggruppa 7 marchi nazionali… Poletti: Il percorso di riconoscimento giuridico complessivo della certificazione equosolidale, sollecitato dalla Unione europeo, arriva a termine. Un marchio unico per tutta Europa: un processo parallelo e speculare a quello dell’unificazione economica. Entro breve, ad esempio un francese che venga in vacanza da noi, potrà riconoscere subito i prodotti del commercio equo. Il marchio dovrebbe esordire all’inizio del 2003, il tempo per smaltire il packaging con quello vecchio. Vita: Il settore è comunque in fibrillazione. Le più grandi catene si fanno la guerra sul commercio equo a colpi di pagine a colori sui più grandi quotidiani… Poletti: Viviamo questo momento con un duplice sentimento. Da un lato, un grande interesse: siamo in presenza della più grande operazione di marketing che il settore abbia registrato. Una diffusione del messaggio e delle parole stesse è sicuramente positiva. Ma ci preoccupa il rischio che passi un messaggio di autocertificazione, da parte di Ctm: può aprire il fianco ad altri soggetti, meno affidabili, che potrebbero utilizzare una procedura analoga. Vita: Ctm ha una storia… Poletti: Che nessuno contesta. Se Ctm si fa garante che qui prodotti arrivano veramente da una cooperativa equosolidale, che viene impacchettato in quelle confezioni, ecc. ecc., … Questa garanzia però non la dà un ente esterno, come era nel caso di TransFair, ma la stessa Ctm. Un’autocertificazione, insomma. E se domani lo facesse un altro operatore? La credibilità complessiva del settore equosolidale passa dal dare credibilità ai sistemi di certificazione, che devono valere per tutti. Vita: Ctm starebbe lavorando per una certificazione di sistema e non di prodotto… Poletti: È un percorso che sta crescendo. Si farà, un giorno. E nel frattempo? Prima di abbandonare un modello di certificazione, sarebbero forse il caso di attendere che quello nuovo sia pronto. È assurdo poi mettere in contrasto due sistemi: in tutta Europa vengono considerati complementari. Una scelta fuori dal coro e rischiosa. Vita: Il presidente di Ctm ha detto su Vita che fra voi e loro «la separazione non è stata affatto consensuale». È vero? Poletti: Ho letto. Un’affermazione sorprendente. Abbiamo manifestato idee diverse, per questo se ne sono andati. Ma se non fosse stata una separazione civile, avremmo applicato le onerose penali previste dal contratto di sublicenza con cui Ctm era legata a noi. Vita: E TransFair come va? Poletti: Fin troppo bene. Il nostro piccolo staff non tiene testa a tutte le richieste di aziende che ci arrivano. Di qui alla fine del mio mandato, fra un anno, vorrei che passasse da associazione a consorzio.


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