Formazione

Civitas: padiglioni new global.

È la settima edizione della fiera del non profit e del volontariato. Saranno in migliaia. In queste pagine il programma.

di Redazione

Civitas decolla per la settima volta e, come ogni anno, negli uffici organizzativi di via Pierobon, a Padova, sono i momenti spasmodici del rush finale. Tra fax, email, conferme dell’ultima ora, tutti sono al massimo dell’operatività perché ogni cosa sia a posto per il 2 maggio quando, finalmente, si apriranno i cancelli fieristici. Non tutti però lavorano alla medesima edizione di Civitas: qualcuno, da circa un mese, non sta pensando al 2002, bensì al 2003. Tra questi il coordinatore di Civitas, Antonio Sambo: «E sì», spiega durante una delle poche pause ritagliate negli ultimi giorni, «ne è passato di tempo da quando Civitas nasceva nei tre mesi precedenti all’inaugurazione. Oggi il lavoro dura tutto l’anno. Così già oggi siamo in clima di progettualità». La prima volta Correva l’anno 1996 quando timidamente ha mosso i primi passi quella che è ormai definita da tutti la Fiera del non profit. Da allora la crescita è stata inarrestabile: «Il 15-20 % ogni anno», precisa Sambo. «Dai primi 60 stand siamo arrivati ai 350 di oggi per circa 600 realtà rappresentate; dalle 3mila presenze alle 27mila del 2002: quest’anno la sfida è superare soglia 30mila. Un risultato che ci potrebbe far entrare nel numero delle fiere più importanti a livello nazionale. Ovviamente in tutti i settori». Il nocciolo duro di Civitas è una squadra ben rodata di sei persone capitanate da Sambo, che diventa di 15 mentre trascorrono i mesi, per poi assestarsi a 60: «In questo però non sono conteggiate tutte quelle persone che per amicizia ti scorrazzano in giro, fanno le dieci telefonate che mai riusciresti a fare, e che quindi mettono a disposizione tempo e qualcosa di più». Lo stesso discorso vale anche per gli aspetti economici: il costo ufficiale di Civitas è di un miliardo e 200 milioni delle vecchie lire, ma è impossibile quantificare il bilancio virtuale, fatto di cambi merce, di collaborazioni assolutamente gratuite, e a proprie spese, di tante persone. Una rete Insomma, Civitas è una rete così efficace da anticipare i grandi temi con tempismo invidiabile: «Questo grazie alle numerose “antenne” che abbiamo in giro. Persone, associazioni, istituzioni che ci segnalano problematiche, argomenti, ospiti particolarmente interessanti». Non ci credete? Ecco un po’ di risultati: 1998, Prodi, presidente del Consiglio, firma a Civitas il Patto di solidarietà con il Forum del Terzo settore; 2000, Civitas ospita il primo World social forum dove vengono poste le basi per il successivo appuntamento di Porto Alegre e lancia la campagna Sdebitarsi; 2001, Anno internazionale del volontariato e lancio delle campagne per la Tobin tax, sulle armi leggere e sui farmaci essenziali. Tutti temi che hanno fatto notizia, ma pensati e organizzati mesi e mesi prima. Quest’anno non si voleva essere da meno e così, ecco i “Percorsi di giustizia sociale per un nuovo equilibrio mondiale”, dove si parlerà del mondo dopo l’11 settembre 2001 e della Palestina. «A dire il vero», dice Sambo, «la centralità di questo tema era stata già decisa in agosto, ben prima della tragedia delle Twin Towers e dell’esplosione della questione palestinese. Questo perché era un tema che già si sentiva nell’aria, anche se non potevano essere assolutamente previsti questi eventi drammatici. Le nostre “antenne” funzionano, dunque». Il ritorno di Prodi Ecco “Le nuove ipotesi di economia per lo sviluppo sociale”, dove si parlerà di cooperazione, di Argentina, di imprese sociali. Ecco “Partire dai diritti della persona. Reti sociali: valori e servizi, tecnologie e prodotti”,dove si parlerà di sfruttamento, di fondi per il volontariato, ma anche di Internet, «una risorsa povera ma che consente ai chi non ha grandi possibilità di farsi sentire». E si parlerà molto di Europa, anche grazie al ritorno di Romano Prodi, stavolta in veste di presidente della Commissione europea, per affrontare un argomento estremamente attuale: il servizio civile. Si parlerà della prossima “Conferenza di Johannesburg per lo sviluppo sostenibile”, ma anche del prossimo World social forum: «l’appuntamento fisso di ogni giorno si chiamerà quest’anno World social agenda, perché l’intenzione è programmare, dare una organizzazione, e non solo parlare». Infine, attenzione particolare per il decennale dell’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino, in collaborazione con l’associazione Libera. Civitas è rimasta fedele alle origini: voleva e vuole rimanere una piazza dove si incontrano istituzioni (in arrivo quest’anno il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini per l’inaugurazione, mentre i parlamentari italiani saranno invitati a fare lobby per lo sviluppo sociale), operatori e associazioni e persone. Ma è una piazza sempre diversa, mai uguale all’anno prima: «Abbiamo voluto evitare il rischio di caratterizzarci: ad esempio, Civitas poteva diventare tranquillamente l’annuale punto di confronto circa la legislazione sull’associazionismo e sulla cooperazione. Ma avevamo un’obiezione: leggi, decreti, ordinanze devono essere uno strumento, non l’obiettivo di una realtà che interviene sul sociale. Così abbiamo deciso di conseguenza». Fare contatto Ecco quindi dipanarsi quella che vuole essere la vera caratteristica di Civitas: usare di uno strumento di comunicazione come la fiera per fare incontrare tutte quelle realtà che concorrono a far vivere meglio le persone. Dice Sambo: «Prendiamo l’handicap: qui trovi il produttore di ausili ad alta tecnologia, ma anche l’associazione che segnala come rendere meno pesante l’handicap, come pure chi si impegna perché tutti i disabili possano ottenere questo strumento. Civitas non è nessuna di queste cose, è tutte queste cose insieme, è un’opportunità di farle incontrare». Alla fine saranno 75 tra convegni, seminari, workshop e concerti in 23mila metri quadri di esposizioni e sale incontri, fino al 5 maggio. Poi, un po’ di meritato riposo? «Macché», conclude Sambo, «per un mese sarò assediato da consigli, critiche, pareri e osservazioni. Contributi preziosissimi, che ci permetteranno di fare ancora meglio l’anno prossimo».


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