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Kurdistan, autoscioglimento del Pkk

Dopo 15 anni di ribellione armata il Partito curdo dei lavoratori (PKK) cambia nome e strategia e diventa il 'Congresso per la liberta' e la democrazia del Kurdistan'

di Redazione

Dopo 15 anni di ribellione armata il Partito curdo dei lavoratori (PKK) cambia nome e strategia e diventa il ‘Congresso per la liberta’ e la democrazia del Kurdistan’ (Kadek). La trasformazione in ”organizzazione politica legale” e’ stata decisa oggi a Bruxelles al termine dell’ottavo congresso del PKK. Alla presidenza del Kadek è stato nominato il leader curdo Abdullah Ocalan, arrestato a Nairobi nel 1999 e detenuto nell’isola-prigione turca di Imrali. ”Il PKK -spiega una documento conclusivo di sei pagine diffuso dagli organizzatori del congresso- ha ormai svolto il proprio ruolo e tutte le sue attivita’ devono essere considerate finite”. La sua eredità viene raccolta dal Kadek, che rispetto all’organizzazione armata separatista attiva soprattutto in Turchia presenta notevoli differenze. La prima è il riconoscimento e l’accettazione delle attuali frontiere degli Stati nei quali vivono popolazioni curde. ”La soluzione della questione curda -ha ribadito un portavoce del movimento- puo’ avvenire solamente nel quadro delle frontiere esistenti e il Kadek non vuole abbattere tali Stati, ma favorire al loro interno una trasformazione democratica nell’ ambito di un’unione democratica medio-orientale”. La seconda e’ l’abbandono della lotta armata -gia’ annunciato dopo la cattura di Ocalan nel 1999-, accompagnato dalla strategia di integrazione nei sistemi politici dei paesi in cui esistono minoranze curde per promuovere ”sistemi di lotta politica pacifica”. In particolare, il movimento fara’ ricorso a sollevazioni popolari non violente (gli ‘sherildans’) per ottenere la soluzione di problemi politici e sociali. I militanti armati del PKK confluiranno in un primo momento in una ”forza di autodifesa” gestita dal Kadek, che -secondo il portavoce non fara’ ricorso alla violenza ”se non in caso di attacchi contro curdi”. Secondo la stessa fonte, i miliziani del Kadek raggiungeranno il movimento civile in una seconda fase, ”a condizione che la Turchia abolisca la pena di morte e riconosca i diritti culturali dei curdi”. ”Grazie all’esperienza accumulata nel corso di quaranta anni di guerra -conclude il documento dell’ex PKK-, il Kadek ha la capacita’ di portare a termine la missione storica che si e’ assegnato: risolvere democraticamente il problema curdo basandosi sul principio della trasformazione e dell’unione democratica del Medio Oriente”


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