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Sono 650 gli arbitri aggrediti quest’anno. Achini: «Metteremo in campo progetti ad hoc»
Il numero uno dell’Associazione italiana arbitri Marcello Nicchi ha snocciolato i numeri horror della stagione: «La media di quasi due vittime al giorno». Il presidente del Centro Sportivo Italiano per questo lancerà per la prossima stagione l’accoglienza del direttore di gara a carico delle società sportive.
Quando è una gironata buona arrivano solo fischi, qualche monetina e i classici insulti a mamme e parenti. Ma se va male allora c'è anche il rischio di dover visitare il Pronto Soccorso. È la dura vita dell'arbitro secondo i numeri delle aggressioni subite dal corpo arbitrale snocciolati in questi giorni da Marcello Nicchi, il presidente dell’Aia, l’Associazione italiana arbitri. «Ogni anno contiamo 650 arbitri picchiati sui campi di calcio, è inaccettabile», sottolinea e aggiunge, «la media di quasi due vittime al giorno
non è da Paese civile». Nicchi vorrebbe risolvere il problema «ma vedo che il problema è sottovalutato da tutti». In realtà qualcuno che non sottovaluta affatto la questione c'è: Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano.
Presidente ha letto le dichiarazioni di Nicchi?
Certo. Devo essere sincero: il numero è molto alto ma non mi stupisce
Nel senso che è un problema che vivete anche voi del Csi?
È un tema e un problema che con numeri molto più ridotti ma che riguarda anche noi, si. Devo dire che Nicchi rileva con molta inteligenza come la stragrande maggiornaza degli arbitri oggetto di aggressioni non abbandona il proprio impegno ma torna in campo. E una cosa molto importante. Mi permetta quindi di esprimere la mia vicinanza e gratitudine nei confronti di queste persone.
Ma come si può cambiare le cose?
Vorrei chiarire una cosa.
Prego…
Per noi del Csi, ma dovrebbe essere così per tutti, l’arbitro è fondamentale due volte. In primo luogo perché è un elemento non negoziabile per lo svolgimento di una partita. Poi al Csi gli arbitri sono in primo luogo educatori. Persone cui noi affidiamo una grande responsabilità che va oltre il semplice gestire la partitia. Chiarito questo posso dire che c'è un altro dramma oltre alla violenza.
Quale?
I vero dramma del sistema sportivo italiano è la crisi di vocazioni arbitrali. Ce ne accorgiamo solo quando si parla di aggressioni. Ma mentre, fortunatamente, aumenta il numero di partite, continua a diminuire drasticamente il numero di arbitri. Ecco perché, così come sotto i riflettori deve finire l’attenzione alla violenza deve finirci anche questa carenza critica. Dove manca un arbitro non si gioca.
E quindi? Cosa si fa concretamente?
Stiamo elaborando per la prossima stagione una grande campagna di accoglienza degli arbitri da parte delle società sportive. Spesso quando si disputa una gara l’arbitro arriva solo sul campo, trovo forse qualcuno che gli indica lo spogliatoio. E basta. Noi vogliamo che invece le società accolgano gli arbitri. SUl come c'è piena libertà. Ma l’arbitro dovrà essere trattato bene e gratificato per il servizio che presta. Dovrà sentirsi stimato. Questa accoglienza noi crediamo sarà il primo deterrente alla violenza.
È anche vero però che il più delle volte non sono i tesserati ad essere violenti, ma i tifosi…
Certo, per questo abbiamo attivi da anni tantissimi progetti per far capire ai gentiori, il vero anello debole nel calcio giovanile, che gli arbitri sono figure fondamentali e preziose.
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