Volontariato
I bambini ci fanno la lezione: “i nostri compagni rom devono tornare a scuola con noi”
Lo sgombero di 400 persone da un campo rom nella capitale ha strappato dalla scuola molti bambini che saranno bocciati e costretti a ripetere l'anno. Con quali conseguenze sociali? Perché? I loro compagni di classe non capiscono e chiedono il rispetto della Costituzione, con un disegno che ci hanno mandato. Ne frattempo, l'onorevole Anzaldi (PD) scrive al Garante per l'Infanzia: "intervenga".
di Marco Dotti
Continua la triste vicenda dello sgombero del campo Roma a Casalbertone, dove a meno di un mese dalla fine della scuola sono stati allontanati anche i bambini che frequentavano con profitto la Randaccio. Oggi i compagni di scuola hanno fatto questo disegno per i loro piccoli amici mandati via all'improvviso, destinati presumibilmente a perdere oltre che gli amici anche l'anno scolastico.
L'onorevole Michele Anzaldi ha ricevuto molte lettere dai genitori dei compagni di classe dei bambini rom e sta cercando di fare chiarezza su una situazione dai risvolto poco nobili. Anzaldi ricorda che "è complesso spiegare a un bambino perché. Ma in questo caso lo è anche per gli adulti: la scuola non è un posto qualunque ma è luogo di educazione, cultura, integrazione. Che senso ha compiere un'azione del genere ora, precludendo occasioni di integrazione ora e di riscatto sociale poi? Ma davvero dobbiamo prendere lezioni dai bambini, che qui citano gli articoli della Costituzione e anche la saggezza di Pericle?"
Con gli onorevoli Burtone e Battaglia, Anzaldi ha scritto una lettera all'Autorità Garante per l’Infanzia, in cui si ricorda che molti dei bambini le cui famiglie sono state cacciate dal campo frequentavano la scuola elementare “Randaccio”, presso il quartiere, a differenza di quanto erroneamente riportato da alcuni organi di informazione. Evidente, dunque, che "quei bambini, accettando di frequentare la scuola, hanno mostrato con le loro famiglie di voler rispettare le regole dello Stato e ora, invece, si trovano ad essere allontanati, senza alcuna alternativa almeno per consentirgli di continuare a frequentare la loro scuola. Ci sono bambini che frequentavano da almeno due anni il ciclo scolastico presso lo stesso plesso e crediamo sia un fatto importante".
La scuola non è un posto qualunque poiché è il luogo principale dove attivare politiche di integrazione, e va detto che è davvero triste che questo sgombero sia avvenuto a meno di un mese dalla chiusura dell’anno scolastico con tutto ciò che ne consegue.
Nessuno contesta la necessità di assicurare sicurezza ma al tempo stesso bisognerebbe non emarginare chi accetta un processo di integrazione, chi frequenta la scuola, anche per un semplice meccanismo emulativo. Ci interroghiamo sui sentimenti di quei bambini che da tre giorni non vanno più a scuola, non incontrano le loro maestre, non giocano e non ridono più con i loro amichetti.
Si annullano sforzi, investimenti e si mortifica anche il lavoro degli insegnanti spingendo anche quei bambini ad una forma di rancore che invece andrebbe evitato".
Nel frattempo, come abbiamo riportato su Vita, è stata presentata una interrogazione parlamentare ai ministri competenti ma, osservano Anzaldi e i suoi colleghi, "riteniamo opportuno anche un Suo intervento per attivarsi affinché siano contattate le istituzioni competenti e si valuti se non sia opportuno rintracciare quelle famiglie che mandavano i figli a scuola.Perché debbono rischiare di perdere un anno scolastico o non poter ricevere la pagella dopo un anno di lavoro scolastico? Perché devono perdere i contatti con le loro insegnanti e i loro compagni di classe? Perché non dobbiamo dargli una opportunità visto che avevano accettato di frequentare la scuola?".
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