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Il successo dei generici. Agli italiani piace questa pillola

Sono bastati sei mesi per rivoluzionare i consumi di medicinali. Lo rivela un sondaggio. (di Emanuela Ambreck)

di Redazione

Gli scettici sono serviti: a sei mesi dall?entrata in scena dei farmaci generici, il bilancio è positivo. Una piccola rivoluzione per i consumatori in Italia, vissuta con calma e maturità. Un?indagine realizzata da Altroconsumo attraverso 2.200 interviste telefoniche, dimostra che il 66,7% degli italiani si dimostra perfettamente informato. E che tra questi, il 41% aveva già comperato un farmaco generico al 31 gennaio scorso.
Certo, all?inizio un certo smarrimento c?è stato. Chi entrava in farmacia si trovava ad affrontare variazioni di prezzi incomprensibili, quasi ogni giorno. Ed era facile avere la sensazione di aver pagato sino ad allora cifre ingiustificate.
Basti pensare all?Aulin, noto farmaco antinfiammatorio, il cui prezzo, tra luglio 2001 e marzo 2002, si è più che dimezzato, passando da 11,67 a 4,91 euro. «C?è stata una capacità di reazione da parte dei cittadini superiore alle previsioni», spiega Stefano Inglese, responsabile nazionale del Tribunale del malato. Grazie al sistema del rimborso di riferimento, il mercato dei generici ha avuto un forte incremento e ha giocato un ruolo stabilizzante nei confronti della spesa farmaceutica. I generici, infatti, costando per legge almeno il 20% in meno dei farmaci di cui sono copia e di cui presentano lo stesso principio attivo e le stesse proprietà terapeutiche, hanno permesso un risparmio per i cittadini e costretto le aziende produttrici dei farmaci originali ad abbassare i prezzi fino a livelli concorrenziali. «Per il 2002», dice Roberto Teruzzi, vicepresidente di Assogenerici, «abbiamo previsto per il sistema sanitario nazionale un risparmio dovuto ai generici di circa 413 milioni di euro».
I problemi, però, in questi primi sei mesi non sono certo mancati; in primo luogo, la difficile comprensione da parte del pubblico, abituato a non pagare niente per i farmaci rimborsati dalla mutua, e ora costretto a pagare un ticket di differenza per avere il farmaco originale. Poi, una volta superato il periodo di adattamento, quando cioè la richiesta dei generici cominciava a esserci, alcuni di questi hanno cominciato a esaurirsi, rischiando di perdere credibilità.
«Soprattutto tra settembre e ottobre», continua Inglese, «abbiamo avuto segnalazioni di cittadini che lamentavano difficoltà nel reperimento di questi farmaci. Ora riceviamo segnalazioni, soprattutto dal Sud, perché certe Regioni hanno ancorato in maniera rigida il meccanismo di rimborso ai farmaci generici, e quindi il cittadino che non trova il farmaco rimborsato è costretto a prendere l?originale e a pagare la differenza».
Entrambe le associazioni ritengono che la difficile reperibilità di questi farmaci sia dovuta all?assestamento della produzione, che si è trovata a rispondere a richieste di mercato decuplicate. È il caso soprattutto di generici commercializzati da tempo (nimesulide, diclofenac, aciclovir) che in breve sono diventati necessari per risparmiare, e quindi insostituibili. Ora ad aggravare la situazione ci sono le Regioni che non sempre hanno liste dei prezzi di riferimento aggiornate e che quindi in alcuni casi continuano a rimborsare il farmaco di marca, più costoso, nonostante in commercio ci sia già il generico corrispondente. Per Assogenerici ci vorrebbe una lista di riferimento valida su tutto il territorio.
Un dubbio però rimane: perché in Italia il mercato dei generici ha impiegato così tanto a decollare? Altri Paesi, come la Germania e la Danimarca, dove i generici coprono una fetta elevata del mercato (60% delle prescrizioni in Danimarca) dispongono di un sistema di rimborso di riferimento dai primi anni 90. In Italia questo non è potuto accadere prima, a causa della copertura brevettuale più lunga; per poter infatti produrre il corrispondente generico di un farmaco di marca è necessario che questo sia fuori brevetto. In Italia tutti i farmaci il cui brevetto è stato depositato prima del 1993 hanno beneficiato del cosiddetto certificato di protezione complementare, ossia di un periodo aggiuntivo di copertura che impedisse la produzione di copie, in alcuni casi anche per 38 anni. Dopo quella data sono state recepite le direttive europee e il periodo di copertura si è ridotto a 20-25 anni. Tra pochi anni, però, scadranno i brevetti di importanti molecole e questo consentirà al mercato dei generici di allargarsi anche in Italia.

Emanuela Ambreck
Siti utili:
www.generici.com
www.federfarma.it
www.sanita.it/farmaci/ generici/home.html

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