Comitato editoriale

Sla, su Lancet ricerca italiana sugli effetti della cannabis terapeutica

Uno studio multicentrico pubblicato su Lancet Neurology mostra per la prima volta l’efficacia di un farmaco cannabinoide nel ridurre la spasticità e altri sintomi correlati nei pazienti con malattie del motoneurone (Mnd). Il neurologo Gabriele Mora dell’Irccs Maugeri di Milano: «Importanti riscontri sulla spasticità». Mario Melazzini: «La lotta alla Sla è un gioco di squadra»

di Redazione

La cannabis terapeutica ha un effetto sulla spasticità, sintomo ricorrente nella Malattie del motoeneurone come la Sclerosi laterale amiotrofica – Sla. A dimostrarlo uno studio pubblicato su Lancet Neurology da un gruppo di ricercatori italiani, fra i quali Gabriele Mora, neurologo, direttore scientifico dell’Irccs Maugeri di Milano e responsabile del Centro Sla di quell’istituto.
La ricerca – finanziata da AriSla, la Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica – si è svolta fra il gennaio del 2013 e il dicembre del 2014, ed è stata pubblicata con il titolo: “Safety and efficacy on spasticity symptoms of nabiximols in patients with motor neuron disease (Canals): a multicentre, double-blind, randomised, placebo-controlled, phase 2 trial”.

Mora (nella foto), che dirige il Centro Sla della Maugeri e segue un centinaio di pazienti, è stato uno dei primi neurologi a occuparsi di Sla in Italia, nell’Irccs Maugeri di Veruno (No) alla fine degli anni ’80. «Si è trattato di uno studio con un campione di 29 pazienti cui veniva somministrato il farmaco derivato dalla Cannabis sativa e 30 che, contemporaneamente, ricevevano, con le stesse modalità, un placebo», spiega il neurologo, «ed essendo in “doppio cieco” medici e pazienti non sapevano chi era in trattamento e chi in placebo». Venti dei pazienti totali erano appunto fra quelli seguiti del Centro milanese della Maugeri.

«Abbiamo somministrato per 6 settimane cannabinoidi in spray che contenevano una stessa parte di tetraidrocannabinolo (THC) e di cannabidiolo (CBD) e i pazienti potevano accedere liberamente, secondo la loro tolleranza, a 12 spruzzi giornalieri». In una seconda fase, a entrambi i gruppi è stato somministrato il farmaco. (La cannabis illegale “fumata” ha un rapporto di 17 a 1 fra THC e CBD mentre quella “light” alla base di alcuni alimenti e integratori autorizzati non contiene affatto THC – ndr).

Lo studio, aggiunge Mora, «ha documentato una riduzione del dolore causato dalla rigidità, dagli spasmi, e una migliore qualità del sonno». Un trattamento che, aggiunge il neurologo, «è stato abbastanza ben tollerato: nessuno l’ha interrotto, non ci sono stati eventi avversi gravi, e gli effetti collaterali sono stati molto modesti in termini di spossatezza, vertigini, sonnolenza. Un farmaco sicuro, secondo tutte le scale adottate, dalla Ashworth, che misura il livello di spasticità, al test del cammino, agli altri indici relativi ad altri parametri vitali».

Per il direttore scientifico dell’Irccs Maugeri Milano, appena reduce dall’International Symposium on MND/ASL, il più grande convegno mondiale sulla Sla che si è tenuto nei giorni scorsi a Glasgow, «si tratta di uno studio importante, visto che, malgrado i progressi della terapia genica, a oggi, dobbiamo occuparci soprattutto della sintomatologia di questa malattia: dalla disfagia, ossia la difficoltà nella deglutizione, alla conseguente scialorrea, emissione di saliva in eccesso, alla ventilazione polmonare, alla labilità emotiva. Per un paziente che, in una certa fase del decorso, diventa immobile in un letto che la qualità del sonno migliori è certamente importante», ha concluso Mora.

«Sempre più la ricerca sulla Sla è focalizzata all’identificazione di meccanismi patogenetici e potenziali bersagli terapeutici», dice il direttore scientifico di Maugeri, Mario Melazzini, ammalato di Sla, «ma nel contempo grazie anche a ricerche come quella oggetto della pubblicazione su Lancet, da parte dei nostri ricercatori, contribuiscono a gestire i sintomi legati alla malattia con miglioramento della qualità della vita. Nel percorso che potrà portare all’identificazione di trattamenti efficaci la chiave risiede sempre nel gioco di squadra: ricercatori, clinici, sviluppatori di medicinali, pazienti e loro associazioni, e istituzioni sono tutti player della stessa partita in cui la risposta ai bisogni di salute è la meta da segnare».

Questo studio multicentrico è frutto di una collaborazione tra più centri di eccellenza per la cura delle malattie del motoneurone: oltre all’Istituto Clinico Scientifico Maugeri di Milano hanno partecipato il Dipartimento di Neurologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele, il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova ed il Centro Clinico Nemo – Ospedale Niguarda di Milano. La ricerca è stata possibile grazie al sostegno di Fondazione Italiana di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (AriSLA) in sinergia con la Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport onlus, di GW Pharmaceuticals e di Almirall.

In apertura photo by Simone van der Koelen on Unsplash