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La città di Parigi premia Antoine Kaburahe, giornalista della rete africana di Vita

Iwacu, media partner della rete africana del gruppo VITA, è l’unico organo di stampa indipendente rimasto attivo in Burundi, paese in preda al caos da oltre un anno. Il suo direttore si chiama Antoine Kaburahe, a cui la città di Parigi ha consegnato una medaglia definendolo “un eroe dell’informazione”.

di Joshua Massarenti

“Eroi dell’informazione”. Così il sindaco di Parigi, Annie Hidalgo, ha definito Antoine Kaburahe e tre altri giornalisti del Sud del mondo durante la consegna della “Medaglia della città di Parigi”, un premio a favore della libertà di stampa. E’ accaduto ieri al Teatro Rond Point di Parigi nel corso di una serata organizzata da Reporters Senza Frontiere (RSF) per celebrare la Giornata mondiale della libertà di stampa.

Quella battaglia Antoine Kaburahe, che si è detto “molto emozionato da questo riconoscimento”, la porta avanti da almeno due decenni in Burundi, un paese ripetutamente devastato dai conflitti armati a sfondo etnico. Le ultime ondate di violenza che si sono abbattute sul Burundi dal maggio 2015 non c’entrano però nulla con il ‘tradizionale’ odio tra Hutu e Tutsi. Ad opporsi questa volta sono il regime del presidente Pierre Nkurunziza e i suoi oppositori, che lo accusano di aver violato la Costituzione presentandosi per la terza volta alle elezioni presidenziali, vincendole nella scorsa estate.


Dedico questo premio a tutta la redazione di Iwacu che continua a lavorare in condizioni molto difficili e a tutti i colleghi burundesi in esilio.

Antoine Kaburahe, Direttore di Iwacu (Burundi)

Dopo la distruzione dei principali media privati burundesi, Iwacu è rimasto l’unico organo di stampa davvero indipendente ancora attivo in Burundi. Nonostante le condizioni economiche difficilissime in cui versa il giornale diretto da Antoine Kaburahe, la sua redazione cerca di raccontare la realtà di un paese dove ogni notizia riportata sulla radio, la TV, i siti web oppure i social media, viene considerata di parte. “Ma il Burundi è soprattutto un paese dove il giornalismo è un mestiere estremamente pericoloso”, sostiene Kaburahe, costretto all’esilio nel novembre 2015 per sfuggire ad un arresto che temeva in seguito alle accuse lanciate dal regime di Nkurunziza all'indomani del colpo di Stato fallito del maggio 2015 contro i media privati, accusati di “complicità” con i golpisti. Da allora il direttore di Iwacu vive in Belgio, dove dirige a distanza la sua redazione.

Non a caso, Kaburahe ha voluto dedicare questa medaglia “a tutta la redazione di Iwacu che continua a lavorare in condizioni molto difficili e a tutti i colleghi burundesi in esilio”. Presente durante la cerimonia, la Segretaria generale della Francofonia, Michaelle Jean, ha salutato “il coraggio di Antoine Kaburahe e di tutta la sua squadra per il loro lavoro esemplare”.

Per voce del suo segretario generale, Christophe Deloire, Reporter senza frontiere riconosce “l’impegno della città di Parigi a favore di questi giornalisti. Queste medaglie non sono soltanto simboliche, rappresentanto un vero sostegno per quei uomini e quelle donne che rischiani a volte la loro vita per la libertà di informare i loro cittadini e che sono diventano un esempio per i loro colleghi”.

Articolo pubblicato nell'ambito di un progetto editoriale che associa Vita/Afronline all'agenzia d'informazione Infos Grands Lacs, che include Iwacu, nell'ambito di un progetto sostenuto dal MAECI/DGMO.

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